
Ho visto per la prima volta l’arte di Carmine Di Giandomenico quando ha disegnato, abbastanza appropriatamente, una storia di Capitan America ambientata nel secolo d’espansione verso ovest degli Stati Uniti per un What if?; anche per Las Vegas, un dramma moderno sui “supercowboy” e i “meta-uomini di legge “ nel Texas di George W. Bush.
Successivamente questo lavoro è stato opportunamente ridimensionato dal lavoro simbolo di Di Giandomenico: Iron Man #500 e la run di Iron Man 2.0. Come per la moralità di Capitan America, il futurismo di Iron Man rappresenta il paese come “dovrebbe” essere; come i pionieri di un tempo, Stark è l’imprenditore simbolo Americano, come in uno di quei famosi detti “Vai ad ovest, giovanotto” (in originale Go West, young man).


Non è altro che il destino quello che porta Di Giandomenico a completare nel suo paese la sua versione dell’Odissea prima della sua traversata creativa nei fumetti americani a coronamento di alcuni anni di riconoscimento nell’industria. La sua arte è radicata e raggiunge nuovi orizzonti nel tessuto stesso della fantasia; nella sua Odissea (i volumi “Oudeis” 1 e 2 -ndr) come nell’ultraterreno è la fondamentale visione umana che hanno portato a Journey into mystery e la serie Exiled, alla portata del suo “comprensivo” occhio che comprende diverse storie, da quelle più intime e ricche di phatos come il melodramma post-immigrazione di Battlin’ Jack Murdock alla grande tragedia di Fantastic Four #600 nella sua dimensione di passaggio dalla sci-fi infernale alla resurrezione di Johnny Storm.
Come il volere dei bianchi Americani, mi piace pensare che quando ho “scoperto” l’arte Di Giandomenico (come la terra che abbiamo conquistato e le persone sagge che ci vivono) Di Giandomenico è stato sempre lì, e le sue doti sono una rivelazione per aprire gli occhi.
