Nicola Peruzzi, aretino classe 1980, è appassionato da sempre di fumetti, videogiochi, cinema e intrattenimento in tutte le sue forme. A inizio anni duemila inizia una collaborazione nella critica online con Comics Code prima, De:Code poi e infine con De:Code 2.0, di cui è cofondatore. Nel frattempo scrive recensioni per Fumo di China. Nel 2009 pubblica, insieme a Giovanni Agozzino e Antonio Solinas, il libro Grant Morrison: All-Star per Double Shot, primo saggio al mondo ad affrontare la carriera dell’acclamato autore scozzese dagli esordi a Batman. Nel 2011 inizia a collaborare con Panini Comics. Dopo una breve esperienza per Panini Deutschland, dal 2012 è coordinatore editoriale della linea comics americani di Panini Comics Italia. Ha curato anche l’editing di Highway to Hell (Dileo, Gischler, Burchielli, Mattina) e Life Zero (Vietti, Checchetto). Lo abbiamo intervistato per parlare dell’esordio dell’All New, All Different Marvel, di Miracleman, di Valiant e di Panini Comics.
Ciao Nicola e grazie per il tuo tempo. Vorrei partire con le ultime notizie in casa Marvel Italia, ovvero l’esordio dell’All-New, All-Different Marvel. Puoi parlarci del piano editoriale, di come saranno raggruppate le serie e se, oltre alle testate con più di una serie, avete in previsione anche albi monografici da edicola?
Ciao Emilio e grazie a te per l’intervista. Siamo elettrizzati in Panini per il lancio della Nuovissima Marvel. È così che l’abbiamo chiamata in Italia. Siamo partiti dall’inglese (Marvel NOW!, Join the ReEvolution, All-New Marvel NOW!) per poi “tornare a casa” con questo rilancio. Il piano editoriale, come sempre, è molto semplice: pubblicheremo tutto o quasi il materiale proveniente dagli Stati Uniti dividendolo equamente tra spillati e brossurati da edicola, speciali da edicola o fumetteria e libri. Non sto a scendere nei dettagli di cosa pubblicheremo dove – quello potete scoprirlo scaricando dal nostro sito Anteprima, catalogo per il quale ogni mese curo una rubrica in cui approfondisco ampiamente tutti questi temi. Ma ti spiego invece il ragionamento che sta alla base della compilazione di quel piano editoriale. Tutte le serie più mainstream vanno in edicola, in mensili o quindicinali.
Noterai che abbiamo aumentato il numero di quindicinali. Ci siamo infatti resi conto che questi vanno sempre benissimo. L’anno scorso abbiamo avuto Wolverines quindicinale per un anno (senza neanche che il protagonista fosse presente nelle storie, faccio notare), e le vendite della serie sono schizzate alle stelle. Credo che dipenda dal fatto che la gente, là fuori, ha bisogno della sua dose di storie seriali in maniera il più ravvicinata possibile. Per cui, oltre ad Amazing Spider-Man, tornato ormai quindicinale da ormai quasi due anni, abbiamo accelerato la periodicità anche di Avengers, la spina dorsale da anni a questa parte dell’Universo Marvel, Deadpool, che ha visto letteralmente un’esplosione di popolarità (è di fatto il nuovo Wolverine) e Guardiani della Galassia fenomeno dell’anno scorso. Ogni albo ha 48 o 80 pagine, a seconda delle serie USA a disposizione. Eccezionalmente, per ragioni di paginazione, si può arrivare a 64 pagine, ma è un formato complicatissimo da gestire. L’aumento dei quindicinali ha coinciso con una riduzione delle serie mensili (sono sospese le due X-Men e Avengers Deluxe presenta, per esempio, e Fantastici Quattro per evidenti motivi – almeno diventeranno ovvi quando avrete letto Secret Wars 9) e uno sfoltimento degli speciali da edicola.
Alcune serie andranno solo ed esclusivamnete in fumetteria, come Il Fichissimo Hulk e S.H.I.E.L.D., in una nuova formula con un volumetto a basso prezzo che raccoglie un intero ciclo di storie, e altre in edicola e fumetteria al tempo stesso, a seconda dell’appeal di pubblico che giudichiamo possa avere la serie. Prima che tu me lo chieda, sì, Hulk ha decisamente sofferto quanto a gradimento di pubblico nel corso degli anni scorsi, e riteniamo che in questo momento sia una serie indirizzata solo agli appassionati hardcore del personaggio. Per questo andrà solo in fumetteria.
Le serie dal taglio più indipendente, invece, come Visione, Moon Knight, Pantera Nera, Howard il Papero e L’Imbattibile Squirrel Girl, inizieranno o continueranno la loro corsa direttamente nel mercato delle fumetterie e delle librerie di varia. L’anno scorso, Moon Knight ci ha regalato emozioni e molteplici ristampe in varia. E siamo assolutamente certi che sarà così anche per le altre serie che ho appena citato.
E non finisce qui. Marvel sforna serie su serie, tutte di qualità medio alta, e per noi c’è un universo da pianificare giorno dopo giorno. Te lo giuro, non c’è niente di più eccitante. Non perdetevene nessuna. C’è il meglio del meglio della produzione supereroistica degli ultimi tempi, qui dentro.
Per lanciare i primi numeri di questa nuova fase dell’Universo Marvel avete deciso di rilasciare un’ampia serie di variant cover (speciali, metallizzate, ecc…). Anche negli States il numero di variant raggiunge spesso un numero spaventoso (ad esempio le oltre 100 variant di Star Wars). Tutto questo ricorda molto gli anni ’90, ma sappiamo tutti che la bolla del fumetto ha causato un periodo di grande difficoltà per l’industria al momento dello scoppio. Non temete un effetto simile nei prossimi anni?
È vero, facciamo spesso variant cover, ma senza dubbio non con la frequenza degli Stati Uniti, che hanno una concentrazione molto più alta di variant cover per albo. È ovvio che per un rilancio servano della variant, è altrettanto ovvio che non servono solo quelle: serve comunicazione, serve di intercettare i gusti dei lettori, serve di riuscire ad arrivare anche a potenziali lettori (che magari ancora non sanno di esserlo). Ma quando hai delle copertine belle, secondo me è giusto sfruttarle come si deve. Prendi per esempio le 9 variant Super FX che abbiamo realizzato per questo rilancio. Hai a disposizione, come autore, un fuoriclasse come Michael Cho, che reinterpreta la Marvel in salsa pop art (chiudendo il cerchio con Roy Lichtenstein, e lo dico senza timore di esagerazione). Decidi di aggiungere, alla quadricromia solita della cover, due pantoni ogni volta differenti che rendano le immagini incredibilmente brillanti. Le lucidi con della vernice UV data nel posto giusto, e sbalzi alcuni elementi grafici con l’emboss per dare un certo effetto di tridimensionalità. Perfezioni il tutto mettendo nello sfondo una pellicola soft touch gommata che ti dà, oltre alla gradevolezza visiva, anche una incredibile sensazione tattile. Io non sono bravo a cucinare, ma quando penso a come potremmo fare le variant mi sento come uno chef. Guardo a quello che è stato già fatto e penso a come posso farlo meglio. Mescolarlo. Renderlo nuovo, unico.
Ovviamente in questo contesto non si può citare il boom dei cinecomics, che ormai da una decina di anni si susseguono con sempre maggiore frequenza. Quanta influenza hanno sulle vendite questi film? L’effetto è localizzato nel tempo solo a ridosso delle uscite o il numero di lettori è effettimante aumentato in maniera stabile in questi anni?
Ti dico solo che il giorno dopo l’uscita nei cinema di Captain America: Civil War, mi è arrivata la richiesta di ristampare l’omnibus di Civil War (uscito solo una settimana prima) e anche il Grandi Eventi Marvel: Civil War, la versione più economica della stessa storia. Per cui sì, inevitabilmente i cinecomics smuovono in maniera sensibile il catalogo immediatamente a ridosso delle uscite. Ma se devo dar retta ai grafici che ci vengono mostrati di tanto in tanto, posso azzardarmi a dire che si portano pure dietro una fetta di lettori che decidono di restare. Alle fiere, per altro, è un continuo ricevere richieste da acquirenti che hanno visto questo o quel film Marvel e che vogliono iniziare anche a leggere i fumetti. Ormai lo sanno anche i sassi: l’universo cinematografico Marvel è in continuity, e la conseguenza è che nei periodi di attesa tra un film e l’altro, devi mantenere la tua dipendenza con qualcos’altro. ABC e Netflix alzano la posta e ti danno la tua dose trimestrale di telefilm, e da lì al fumetto il passo è breve: chi si vede Daredevil su Netflix, poi vuole leggere L’Uomo senza Paura di Miller. E in mezzo a tanti lettori casuali c’è un lettore appassionato, e la storia giusta al momento giusto sedimenta e rende perenne la passione momentanea. È lì che bisogna andare a cercare un nuovo lettorato: nei cinema, in televisione, in rete. Proprio come si faceva una volta con i manga, per esempio, e il palinsesto di Mediaset.
Mi piacerebbe parlare di una serie che mi sta molto a cuore e che ha riscosso un enorme successo di critica e pubblico: sto parlando di Ms. Marvel. Devo ammettere che la pubblicazione di questa serie in Italia mi ha lasciato perplesso: storie in appendice a Incredibili Avengers, spesso tagliate a metà. Come mai non è stato puntato un riflettore maggiore sulla serie, come fatto per Occhio di Falco o per il più “canonico” Iron Fist?
La verità? Perché nessuno pensava che anche qui da noi sarebbe diventata il fenomeno che è diventata in USA. Vedi, Iron Fist di Kaare Andrews e Hawkeye di Fraction e Aja sono diversi. Immediati. Fumetti di mazzate e/o con personaggi noti e autori universalmente riconosciuti. Fumetti che oltretutto hanno una storia, in Italia. Iron Fist è sempre stato pubblicato da noi, e la vecchia serie (guarda caso, di Fraction e Aja) l’abbiamo presentata in una collana di 100% di incredibile successo. Era facile. Ms. Marvel no, lei invece era tutta nuova. Non aveva uno storico. Ed era (ed è) una serie Marvel molto da lettore Marvel. Il protagonista è un everyman proprio come lo era Peter Parker prima di lei, è una geek, le piacciono i supereroi. A essere onesti, io lo sapevo che i numeri per diventare una serie fan favorite ce li aveva. E infatti è stata lanciata in appendice a Incredibili Avengers che – me lo dico da solo – è una delle serie vendicative più belle che abbiamo mai pubblicato, quanto a sommario. Uncanny Avengers di Remender e Cassaday, Ms. Marvel, appunto, di Wilson e Alphona, Avengers Arena di Hopeless e Walker. Una bomba atomica. Era la serie vendicativa che avrei sempre voluto leggere, con una serie di testa fortissima e storie d’appendice tutte da scoprire, senza tralasciare un taglio teen di una certa importanza. Del resto, sia Devil che gli X-Men in era Star Comics sono iniziati in appendice ad altre serie più blasonate, e ci hanno messo un po’ prima di “emanciparsi”.
In ogni caso, come avrai potuto notare proprio in questi giorni, abbiamo finalmente iniziato la pubblicazione in volume. I primi quattro volumi saranno pubblicati a distanza ravvicinata, ad appena 4 mesi di distanza l’uno dall’altro. Avrai il secondo in agosto e il terzo a gennaio. E poi proseguiremo a breve distanza dalla pubblicazione italiana con la serie della Nuovissima Marvel, che non perde un grammo della forza che aveva la serie all’inizio. Anzi, se devo essere onesto, migliora costantemente.
In preparazione a Secret Wars avete ristampato i crossover precedenti, ma non avete pensato a ristampare opere essenziali per la comprensione totale dell’evento (come Fantastici Quattro/FF di Hickman) e rimanendo indietro con la pubblicazione dei volumi degli AVengers di Hickman. Cosa ha guidato queste decisioni?
Non stiamo rimanendo indietro con i volumi di Avengers di Hickman, in realtà. Siamo esattamente dove dovremmo essere. Le riedizioni in volume seguono anch’esse la continuity. Vanno avanti di pari passo, rispettando la timeline di Marvel NOW!.
La pubblicazione dei cartonati Marvel NOW Collection è iniziata come una scommessa. Non eravamo certi di come il pubblico avrebbe reagito alla presentazione di cicli completi in volume a meno di un anno di distanza dalla pubblicati in edicola in edizione cartonata. La politica Panini precedente lasciava passare davvero molto tempo tra la pubblicazione in edicola e quella in fumetteria della stessa storia, e non c’era una vera e propria programmazione: si dava precedenza ai cicli più belli, saltando fill-in o cicli meno importanti. La decisione di pubblicare tutto ci lasciava dubbiosi. Ci saremmo cannibalizzati da soli? Sarebbero stati un successo o un insuccesso? Non lo sapevamo. Tuttavia ci abbiamo creduto. E se il primo anno abbiamo pubblicato 4 volumi, il secondo siamo arrivati a 20, il terzo a 40. E spero – se il mercato ci segue – di pubblicarne anche di più il prossimo anno per ripartire a bomba con le riedizioni in volume dei cicli della Nuovissima Marvel.
Abbiamo capito infatti che il pubblico che acquista i cartonati, coincide in minima parte con chi acquista gli spillati. Credo che la scelta del cartonato soft touch, in rottura con il passato dei brossurati con alette, sia stata percepita come un cambiamento d’aria positivo. E poi, diciamocelo, messi uno a fianco all’altro in libreria fanno una figura spettacolare. Ti viene voglia di averli tutti.
Riguardo ai Fantastici Quattro di Hickman, e da ciò che abbiamo notato non c’era grande richiesta da parte del pubblico quindi abbiamo deciso di posticiparlo un po’ e pubblicare la serie più avanti senza interruzioni e in modo continuativo. Arriverà ma non è ancora il momento.
È la serie dei Fantastici Quattro più bella di sempre dopo quella di Lee-Kirby e quella di Byrne. Non credo sia possibile che rimanga legata alla prima edizione ancora a lungo.
Passando a Panini Comics, avete rafforzato il vostro catalogo con i fumetti della Disney e di Asterix, due pezzi da novanta, ma al tempo stesso mi sembra che abbiate rallentato con l’acquisizione di materiale dagli Stati Uniti, in particolare dalla Image, sulla quale si sono fatti sotto molti altri editori italiani. Avete scelto di puntare su titoli più sicuri e remunerativi in termini di autori, limitando un po’ la “sperimentazione” e l’offerta di titoli interessanti ma con nomi meno di richiamo?
Onestamente, non credo che Jason Aaron, Jason Latour, Alan Moore, Jacen Burrows, Rick Remender, Wes Craig, Greg Rucka, Michael Lark, Brandon Graham, Box Brown, Mark Millar, Frank Quitely, Sean Murphy, Goran Parlov, Grant Morrison, Steve Yeowell (e mi fermo qui, ma potrei andare avanti per altre dieci righe) siano nomi meno di richiamo, meno interessanti o meno sperimentali. Rispetto a cosa poi?
Sempre parlando di materiale statunitense, tu sei stato uno dei principali fautori della pubblicazione di titoli Valiant in Italia. Purtroppo l’operazione non è andata bene e i diritti sono passati a Star Comics. Come spieghi i motivi di questo insuccesso, visto anche il buon battage pubblicitario che avete fatto?
È un bel mistero. Gli ingredienti perché quell’universo diventasse il nostro secondo universo supereroistico c’erano tutti. Storie ben scritte e ottimamente disegnate. Nomi di richiamo. Titoli che avevano una storia in Italia, quindi anche passibili di “effetto nostalgia”. Noi abbiamo aggiunto una bella confezione a un prezzo estremamente concorrenziale. Parliamoci chiaro: dove lo trovavi allora, e dove lo trovi ancora oggi un tradepaperback pari a quello USA venduto ad appena dieci euro?
Purtroppo, nonostante una partenza tiepida ma che faceva ben sperare, è cominciata presto un’erosione quasi inarrestabile. Abbiamo cercato di correre ai ripari andando in edicola: magari un punto prezzo ancora più basso e una diffusione maggiore avrebbero favorito la diffusione, abbiamo pensato. E nel frattempo le storie erano addirittura migliorate. Ma la risposta di pubblico non si è mossa da lì. Per questo motivo, dopo due anni, abbiamo deciso di lasciare la Valiant, sicuri che sarebbe passata presto in mano di altri editori, magari con un catalogo meno ingombrante. Per fortuna è capitata nelle capaci mani della Star Comics, che siamo certissimi farà un ottimo lavoro. Ci siamo parlati prima del lancio perché avevano intenzione di mantenere lo stesso trade dress di Panini, in modo che i lettori potessero proseguire la collezionabilità senza grossi scossoni. Mi sembra che stiano facendo un ottimo lavoro (a Napoli avevano anche come ospite un disegnatore Valiant, Rafa Sandoval) e, messa da parte l’amarezza per un’avventura che non è andata come doveva, alla fine per me è una cosa positiva. In questo modo posso continuare a leggere Valiant da fan e divertirmi con le avventure di X-O e soci. E così anche gli altri lettori.
Sicuramente uno dei titoli di punta è Miracleman, che dopo 20 anni ha visto la pubblicazione sia in albi spillati che in volumi, entrambi molto curati e ricchi di note e interessanti riflessioni. Da un punto di vista commerciale come sono andati gli albi e i volumi pubblicati sinora?
Sono andati molto bene. Hanno trovato un loro pubblico, che era esattamente quello che ci aspettavamo. I volumi sono in edizione extralusso, più grandi rispetto alle controparti americane. Il terzo e ultimo volume della prima serie, Olimpo, è previsto per ottobre e il volume di Gaiman e Buckingham, L’Età dell’Oro, per il 2017. E gli albetti, a differenza delle controparti USA, contengono un apparato critico che ho curato personalmente per i primi 16 numeri e che poi ho passato in mano al valente Aurelio Pasini, che spero che abbia arricchito ulteriormente l’edizione. Abbiamo dato il massimo e spinto al massimo e la risposta è stata oltremodo positiva. Per me è stato un sogno che si avvera. Ritengo che Miracleman sia forse il fumetto più importante della storia dei comics supereroistici. È quello che apre e chiude il discorso sul cosiddetto capitolo revisionista dei super eroi. E al suo interno ha tante di quelle intuizioni che ancora oggi si fa fatica a trovare un fumetto che non gli sia in qualche modo e per certi versi debitore. Ricordo ancora nitidamente il giorno in cui Marco Lupoi mi ha detto che Marvel aveva finalmente sbloccato la disputa legale che rendeva impubblicabile la serie anni 80, e ricordo altrettanto bene il momento in cui con Sara abbiamo scelto l’editor, e mi sono offerto volontario (gettandomi nei due anni più intensi, stancanti ma al tempo stesso remunerativi di tutta la mia carriera). Così come ricordo il momento in cui ho proposto la traduzione a Pier Paolo Ronchetti, assoluta colonna portante della nostra casa editrice, certo che avrebbe fatto un lavoro divino.
Credo che il mondo avesse bisogno di conoscere di nuovo Miracleman. È una delle serie a fumetti più belle e innovative di sempre e raggiunge picchi di lirismo insuperati ancora oggi. Mi stupisce piuttosto che nessuna giuria di nessun premio si sia accorta del valore di questo titolo, perché a giudicare dai commenti che ho ricevuto e che continuo a ricevere tutt’oggi (nonostante abbia terminato il mio ruolo di supervisore e articolista della serie da un anno almeno) il pubblico, della sua importanza se ne è accorto eccome.
Per quanto riguarda la linea 9L, dopo una partenza con un catalogo interessante e ambizioni molto grandi, mi sembra che il progetto si sia un po’ arenato e ridimensionato. Come stanno le cose, dal tuo punto di vista?
Non sono io a gestire 9L e non sono la persona più adatta a rispondere a questo genere di domanda. Se vuoi la mia semplice opinione, una nuova linea ha bisogno di avere all’inizio un catalogo vasto e definito, per poter esistere. 9L era il frutto di anni di lavoro e di licenze acquisite. Adesso 9L sta procedendo molto bene con delle serie capolavoro al suo interno. Tra la Guardia dei Topi, che continuiamo a ristampare a ogni nuova uscita, Hip Hop Family Tree, il fumetto più amato dai rapper italiani e non solo, e tante nuovissime proposte che stanno per arrivare.
Finora abbiamo parlato di prodotti importati. A livello di produzione interna, la Panini ha sempre dimostrato una certa cautela, nonostante le grosse risorse a disposizione. Come si spiega una scelta del genere?
Per iniziare, non posso non fare notare che, dal 2013, Panini è l’editore di Topolino, settimanale di 164 pagine tutto quanto originato da Panini stessa. Per cui, se si parla del presente, non è corretto dire che Panini è cauta a livello di produzione interna. Un’intera divisione votata alla produzione, un settimanale e numerosi speciali completamente originati dicono il contrario e fanno di Panini un editore di contenuti originali a tutti gli effetti. Ma credo di capire quale sia il senso della tua domanda.
Per sua stessa natura, Panini è sempre stata un’azienda più votata alla pubblicazione di fumetti su licenza piuttosto che fumetti originali. Questo non significa che quello che abbiamo prodotto non sia materiale d’eccellenza: il fumetto italiano non Bonelli più longevo d’Italia è pubblicato da Panini e si chiama Rat-Man. Abbiamo spaziato, nel corso dei nostri oltre venti anni di attività, tra generi e autori differenti, realizzando fumetti umoristici, d’avventura, fantasy, supereroistici, horror, fantascienza. E abbiamo coinvolto gente del calibro di Ortolani, Toffolo, Faraci, Cavazzano, Villa, Recchioni, Cremona, Pagani, Caluri, Gischler, Burchielli, Cajelli, Vietti, Checchetto, anche prima della loro affermazione. Insomma, è vero che il cuore della nostra produzione è il fumetto su licenza, ma le pulsazioni della nostra produzione battono fortissime. Abbiamo appena concluso l’esperienza di Highway to Hell (Dileo, Gischelr, Burchielli, Mattina) che ci ha portato soddisfazioni enormi ed è stato già tradotto in cinque lingue, tra poco concluderemo Life Zero (Vietti, Checchetto) che – ne sono sicurissimo, subirà la stessa sorte, e stiamo per iniziare una collaborazione con Mirka Andolfo con Contro Natura, Taddei e Angelini (i pluripremiati autori di Anubi) per il fantascientifico Malloy, e moltissimo altro bolle in pentola. Insomma, non proprio eventi sporadici.
Per quanto riguarda i rapporti con i lettori, da alcuni anni avete sostituito il forum (di cui ho fatto parte anche io per molti anni) con le pagine Facebook. Come è cambiata la comunicazione con i lettori in questo passaggio?
È cambiato nella misura in cui è cambiato il mondo. I forum sono un retaggio del passato, ormai. E quello che sembra passato recente (mi sembra ieri che mi chiesero di moderare il forum di Comicus, e sono passati dieci anni e ho cambiato tre lavori e quattro case da allora) a livello di comunicazione personale o aziendale è un’era geologica. Facebook è un ottimo strumento per la comunicazione con il pubblico: immediato, democratico, a portata di tutti. Permette l’interazione ai massimi livelli (ti piace il film Captain America: Civil War? Inevitabilmente finirai nella nostra pagina Facebook e magari inizierai a interessarti di fumetti Marvel) e al tempo stesso di essere costantemente sul pezzo in caso di troubleshooting o comunicazioni di eventuali ritardi, problematiche più o meno note, eccetera. Devo dire che ai tempi del forum Panini anche io ero un utente (ma lurkavo, per lo più), per cui non saprei davvero dirti, dal punto di vista aziendale, come sia cambiata da allora a oggi la comunicazione. Quello che posso dirti è che con Facebook la comunicazione con il pubblico è ottima e migliora costantemente. Il pubblico chiede e noi rispondiamo, in tempo reale. E viceversa. È una comunicazione alla pari, in tutto e per tutto, e non ne potremmo mai fare a meno.
Negli ultimi mesi ci sono stati grossi cambiamenti nell’organigramma dell’azienda: Simone Airoldi è passato in Bonelli e Alex Bertani a Direttore Mercato Italia. Cosa ha comportato questo avvicendamento di ruoli?
Simone Airoldi è un gigante del mondo del fumetto che tanto ha dato e tanto ha ancora da dare a questo settore. Mi ritengo fortunato e privilegiato ad aver lavorato con lui.
Alex Bertani è un gigante del mondo del fumetto che tanto ha dato e tanto ha ancora da dare a questo settore. Mi ritengo fortunato e privilegiato a poter lavorare con lui.
Questo per dire che è presto per capire se e in che misura c’è stato o ci sarà il cambiamento. Ma una cosa è certa: sarà comunque positivo. Il ricambio, che sia generazionale o aziendale come in questi casi, è sempre e solo un fattore positivo per il settore. Dai ricambi nascono idee nuove e nuove strategie, aumenta la competizione e si cresce tutti. E se l’abbandono di Simone ci ha lasciati tutti quanti un po’ smarriti, la conferma di Alex ci ha rifocalizzati sulla nostra missione: fare degli ottimi fumetti, offrire al nostro pubblico il meglio del fumetto italiano e internazionale, migliorarci e migliorare costantemente tutto il settore.
Grazie Nicola per il tempo che ci hai concesso e a presto!
Intervista realizzata via mail in data 11 maggio 2016