Topolino #3627 – Effetto Omega: L’universo in espansione
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Topolino #3627 – Effetto Omega: L’universo in espansione

Mentre il direttore Alex Bertani annunciava, nel suo editoriale, tra le altre cose, la ristampa de Il fattore gamma (citandomi, peraltro!), la storia d’apertura è il seguito di questa gran bella storia. L’effetto omega, sempre di Alessandro Pastrovicchio, dove ritroviamo il geniale Geekson, ovvero Gamma, pronto a lanciare una nuova sfida a Topolino, Enigm e Atomino Bip-Bip.

E ovviamente eccomi qui a riproporvi, dopo molto tempo, un video della serie Disney Comics&Science dedicato alla scienza dietro a Il raggio scioccante. Trovate il video qui sotto e, subito dopo, l’articolo vero e proprio per chi vuole anche qualche approfondimento in più:

Iniziamo con il prologo della storia. Vediamo che il buon Geekson sta raccontando ad alcuni astronomi dell’università di Topolinia un’idea rivoluzionaria: l’espansione accelerata dell’universo. La scena nel suo complesso è ovviamente costruita per comprendere cosa ha portato Geekson a diventare Gamma, ma la teoria proposta dal futuro supercriminale è, in realtà, reale, come vedremo a breve.

Storia dell’universo in espansione

Topolino3627 espansione accelerata
Gamma spiega l’espansione accelerata dell’universo

La nostra storia inizia con Albert Einstein e la relatività generale. O per essere un po’ più precisi nel 1922 quando Alexander Friedman mostra come l’universo che emerge dalla teoria einsteiniana è in espansione. Einstein, però, era convinto che l’universo dovesse essere statico, per cui inserì nell’equazione di campo della relatività generale una costante cosmologica, \Lambda, che egli interpretò come una energia del vuoto, associabile a massa negativa, e quindi a una gravità repulsiva.

Quando, però, nel 1929 Edwin Hubble dimostrò, dati alla mano, che effettivamente l’universo era in espansione, Einstein si pentì dell’inserimento di quella costante nella sua teoria, definendola come il suo più grande errore.

Permettetemi di fare un salto in avanti di cinquant’anni quando, tra il 1979 e il 1980, Alan Guth, Alexei Starobinsky e Andrei Linde (ma non furono gli unici) proposero un nuovo modello teorico per spiegare l’universo osservato: l’inflazione cosmica.

L’idea più rivoluzionaria di questo modello era la cosiddetta epoca inflazionaria, durante la quale lo spaziotempo si sarebbe espanso a una velocità superiore a quella della luce1. Di conseguenza era prevista l’esistenza di una nuova forma di energia, concettualmente molto simile all’energia dovuta alle masse negative di EInstein.

Anche questa volta facciamo un salto avanti nel tempo, di quasi venti anni, e giungiamo fino al 1998 quando due gruppi di astronomi, uno indipendentemente dall’altro, il primo guidato da Adam Riess, il secondo da Saul Perlmutter, scoprirono quella che è oggi nota come l’espansione accelerata dell’universo2.

La forma di energia che si suppose alla base di questo fenomeno fu battezzata energia oscura dal cosmologo Michael Turner, ispirandosi alla materia oscura di Fritz Zwicky.

Omega e il destino dell’universo

Dai risultati astronomici e dalle idee cosmologiche emerse, alla fine, un modello cosmologico standard, detto \Lambda-CDM, l’attuale modello cosmologico standard, che integrava sia la materia, sia l’energia oscure.

Il punto essenziale del modello è la presenza di una costante, anzi di varie costanti dette \Omega, ovvero dei parametri di densità della materia e dell’energia presenti nell’universo. In particolare l’entità dell’\Omega associata all’energia oscura può determinare il destino ultimo dell’universo. Oltre all’incertezza sul suo valore, dovuta all’incertezza sulle stime dell’energia oscura, c’è anche un’ulteriore incertezza sul fatto che questa costante potrebbe non essere così costante, e anzi variare, anche di molto, nel corso del tempo.

E qui arriviamo, velocemente, all’oggi: in effetti ci sono molti dati che suggerirebbero che quello che è oggi il modello cosmologico standard andrebbe ripensato, per esempio rivalutando non solo l’entità dell’energia oscura presente nell’universo, ma anche la sua effettiva necessità per spiegare le osservazioni astronomiche.

E’, in definitiva, un racconto ancora tutto da scrivere e che, possiamo esserne certi, regalerà ancora molte sorprese che, perché no, finiranno ancora una volta in un racconto fantascientifico come L’effetto Omega!


  1. La cosa non è in violazione con la relatività speciale, poiché il limite della velocità della luce è insuperabile per particelle e segnali, ma non per lo spaziotempo 

  2. Per questa scoperta i due astronomi, insieme con Brian Schmidt, vinsero il Premio Nobel per la fisica nel 2011. 

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