
Topolino #3603: I segreti di un pianeta inosservabile
Su Topolino #3603 è iniziato Mirror Christmas, il nuovo crossover natalizio ideato da Marco Nucci. Come già La lampada bisestile, anche Mirror Christmas si sviluppa in una storia principale e una serie di tie in, anche se la definizione non è proprio esatta visto che tutto viene pubblicato sullo stesso magazine, Topolino.
La storia principale, disegnata da Giuseppe Facciotto, ha una trama già utilizzata, e nemmeno tanto tempo fa: un pianeta che dallo spazio profondo si avvicina alla Terra. Mentre ne Il pianeta ramingo Francesco Vacca aveva avuto un approccio scientificamente ineccepibile (o quasi: ovvie le licenze necessarie al genere fantascientifico, in particolare legate ai viaggi nello spazio), in questo caso gli aspetti astronomici sono piuttosto labili e tutti concentrati in una manciata di vignette, assegnate alla sapiente guida di Pico De Paperis. E la cosa che colpisce di più è la presunta bizzarria del pianeta in avvicinamento, ribattezzato Claus-24, visto che il punto di minima distanza è il 24 dicembre:
In effetti la cosa più bizzarra della presunta bizzarria è che un pianeta di questo genere ce lo abbiamo a (relativamente) pochi passi astronomici da noi: Venere.
Il pianeta insondabile
Venere, il secondo pianeta del sistema solare, è infatti caratterizzato da un’atmosfera particolarmente spessa e densa che impedisce l’osservazione diretta della sua superficie da Terra. Inoltre le sue condizioni estreme di pressione e temperatura rendono problematico l’atterraggio su Venere: in pratica tutti i lander che sono stati mandati sulla sua superficie sono andati distrutti!
Per avere una visione completa della sua superficie, quindi, era necessario progettare una missione particolare, dotata di radar sufficientemente sofisticati da poter arrivare fino alla superficie di Venere e tornare indietro per fornire al satellite una mappa radar della sua superficie. La missione a cui mi riferisco è quella della sonda Magellano, lanciata nel 1989 e operativa tra il 1990 e il 1994.
E’ grazie ai suoi dati che sappiamo che faccia ha Venere:

“Si potrebbe quindi affermare che, per certi versi (…)” siamo riusciti a osservare ciò che sembrava inosservabile.