Topolino #3310: Pippo e la scoperta dell’Australia
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Topolino #3310: Pippo e la scoperta dell’Australia

Più che la festa di metà settimana, ciò che ha reso questa settimana un po’ languida, con conseguente pubblicazione della consueta recensione settimanale tratta da Topolino è sostanzialmente il lento riprendere del ritmo dopo la settimana di pausa concessa alle “stanche membra”. Così, mentre la recensione del resto del numero è già disponibile su DropSea, passo in questa occasione in rassegna la nuova storia della serie Paperopoli Film Festival di Giulio D’Antona che in questa occasione fa un recupero d’eccezione per una serie storica:

Il ritorno dei Mercoledì di Pippo

La serie, ideata da Rudy Salvagnini nel 1993, parte ufficialmente su Topolino #1982 con Il segreto di Shazan, disegnata da Lino Gorlero, dopo un episodio sperimentale, Il giallo a premi, uscito quello stesso anno su Topolino #1947 e sempre realizzato dalla stessa coppia di autori.
A caratterizzare ciascuna delle avventure è l’esperimento di scrittura che ogni volta Pippo sottopone all’attenzione dell’amico Topolino, caratterizzato da una struttura standard: Pippo veste i panni dell’eroe, mentre Topolino quelli dell’assistente oltre che della spalla comica. La serie di Salvagnini, dunque, riprende in parte il modello di Ser Lock, dove Topolino è spalla del detective, ma lo utilizza per rendere più interessante la dinamica tra Pippo e il suo migliore amico e soprattutto per rendere Topolino, in maniera non artificiosa (visto che l’artificio è introdotto da Pippo), protagonista alla Paperino di gag divertenti ed esilaranti.

D’Antona, con I mercoledì di Pippo: Il kolossal, riprende quella struttura narrativa e ripropone la serie, in questo caso sostituendo il romanzo con la sceneggiatura di un kolossal. Lo sceneggiatore riprende in maniera intelligente altri elementi tipici della serie, come la trasformazione del genere in corso d’opera o la riscrittura del testo di fronte ai dubbi di Topolino, introducendo però un nuovo elemento di “disturbo”: i due amici interpretano sul serio, con cambi di costume e un set improvvisato, il film scritto da Pippo.
La storia, a parte alcuni piccoli difetti dovuti alla ripetizione delle battute sia nelle didascalie sia nei balloon, risulta alla fine divertente e in grado di recuperare perfettamente lo spirito de I mercoledì di Pippo, mentre Ottavio Panaro, disegnatore il cui tratto mi lascia per lo più indifferente, in questo caso risulta particolarmente abile nella rappresentazione delle movenze e delle espressioni dei personaggi, oltre che bravo nella gestione dei soventi cambi di ambientazione, andando ora dal salotto di Pippo ora a come la scena si sarebbe dovuta girare.

In viaggio verso l’Australia

James Cook – via commons
A differenza della serie originale, dove Salvagnini sostanzialmente ride con il lettore di un particolare genere della letteratura, D’Antona si concentra sul macrogenere cinematografico dei kolossal, avendo però come punto di partenza un evento storico reale: la scoperta europea dell’Australia ad opera di James Cook. L’ispirazione storica è evidente sin da quando Topolino entra nella casa di Pippo: quest’ultimo è abbigliato come Pippendale Cook, esploratore e scopritore di continenti.
Cook, nato il 27 ottobre del 1728, ha passato la vita in viaggio per conto di Sua Maestà: fu il primo a cartografare l’isola di Terranova, quindi intraprese tre viaggi nell’Oceano Pacifico nel corso dei quali arrivò fino alle coste di Australia e Hawaii e compì anche la prima circumnavigazione della Nuova Zelanda.
In particolare durante il suo secondo viaggio verso l’Australia, dal 1772 al 1775, testò il cronometro che Larcum Kendall aveva costruito a partire dai progetti del terzo cronometro di John Harrison: questi strumenti erano stati concepiti per la determinazione della longitudine e dunque comprenderne e testarne il funzionamento era fondamentale per rendere più precisa e sicura la navigazione.
Il primo viaggio verso l’Australia venne compiuto da Cook tra il 1768 e il 1771: nel 1766, la Royal Society incaricò Cook di effettuare un viaggio nell’Oceano Pacifico per osservare il transito di Venere del 1769 davanti al Sole (3-4 giugno dello stesso anno). Giunse a Tahiti il 13 aprile del 1769 dove costruì Fort Venus, un osservatorio astronomico fortificato per raccogliere dati sul transito di Venere: i risultati, però, non furono divulgati a causa della loro scarsa qualità.

Mappa delle rotte dei tre viaggi di Cook: in rosso il primo, in verde il secondo, in blu il terzo – via commons

L’osservazione del transito di Venere era, però, solo la prima parte della missione di Cook: la seconda era, come venne a sapere aprendo la busta con gli ordini segreti a lui indirizzati dall’Ammiragliato di Sua Maestà, l’esplorazione del Pacifico del Sud e la ricerca della mitica Terra Australis. Cook, pur non credendo alla sua esistenza, diresse la sua nave, l’HMS Endeavour, verso la destinazione indicatagli, raggiungendo, secondo europeo dopo Abel Tasman nel 1642, le coste della Nuova Zelanda: durante la sua circumnavigazione, Cook realizzò una mappa molto accurata a parte alcuni piccoli errori. Quindi, dopo aver navigato verso ovest, approdò sulla costa sud orientale dell’Australia il 19 aprile del 1770. Qualche giorno dopo, il 23 aprile, prese i primi contatti con gli aborigeni australiani:

E sono arrivato così vicino alla riva da distinguere diverse persone sulla spiaggia del mare che appaiono essere di un colore molto scuro o nero, ma se questo sia il vero colore della loro pelle o dei vestiti che indossano non so.

Vi rimando alla wiki per leggere tutti i dettagli su questo primo viaggio, anche se in questa sede vorrei sottolineare un dettaglio non trascurabile: fu uno dei primi viaggi, se non il primo, durante il quale nessun membro dell’equipaggio venne colpito dallo scorbuto. Cook, infatti, seguendo le indicazioni di James Lind, aveva costretto i suoi uomini a nutrirsi di agrumi e crauti: il 25 maggio del 1747 il medico scozzese condusse un esperimento a bordo della Salisbury, nave su cui prestava servizio, che succo d’arancia o limone erano un trattamento specifico contro lo scorbuto. C’è, comunque, da ricordare che alla fine l’equipaggio venne decimato dalla malaria, che colpì la nave durante la tappa a Giakarta durante il percorso di ritorno, che si concluse il 10 luglio del 1771. I suoi diari, che mostravano come l’Endeavour avesse circumnavigato il globo, erano ricchi di osservazioni naturalistiche che li resero particolarmente preziosi per la comunità scientifica dopo la loro pubblicazione nel 1773.

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