
Topolino #3302: L’elemento qualsivoglia
Atomino Bip-Bip faceva il suo esordio 60 anni fa, il 10 marzo del 1959 sulle pagine di Topolino #206 ne La dimensione delta di Romano Scarpa. Casty, per il numero in uscita a ridosso di Cartoomics 2019, realizza una storia celebrativa per il personaggio, L’elemento qualsivoglia, che presenta alcuni spunti scientifici che vale la pena provare ad approfondire.
Ovviamente per i poteri mostrati da Atomino nella sua storia d’esordio, in particolare al suo flusso mesonico (che, ripeto anche qui, non è una completa invenzione di Scarpa), vi rimando all’articolo che ho scritto sulla Dimensione delta.
Detto ciò, immergiamoci nell’Atomino secondo Casty.
Celebrare la tavola periodica
Il titolo della storia, L’elemento qualsivoglia, non può essere ritenuto casuale, vista la ricorrenza dei 150 anni dalla pubblicazione della tavola periodica degli elementi di Dmitrij Mendeleev. D’altra parte il misterioso meteorite cosmico protagonista della storia a un attento esame risulta costituito da un elemento sconosciuto che si rifiuta di essere classificato, cambiando in continuazione la sua struttura: qualcosa di ancora più complesso dei lantanidi, elementi che sfuggivano alla classificazione e comprensione dello stesso Mendeleev. Buona parte degli elementi di questa classe sono in effetti o prodotti di sintesi in laboratorio, ovvero non presenti sulla Terra, o prodotti all’interno di quelle immense fornaci cosmiche chiamate stelle e scoperti grazie allo studio dei loro spettri di emissione, o per meglio dire degli spettri di emissione delle esplosioni stellari che ne decretano la fine del ciclo vitale.
L’elemento qualsivoglia, però, viene collegato in maniera sottile ma chiara per il lettore più informato alla teoria della panspermia. I pezzi del meteorite, infatti, costituiscono una volta riuniti una vera e propria cometa. Il loro compito, però, non è quello di portare la vita ma…
Lasciando al lettore il piacere della scoperta del compito cosmico dell’elemento qualsivoglia, due parole sulla panspermia.
Questa è, in sintesi, l’idea che la vita sulla Terra sia di origine extraterrestre. I primi riferimenti risalgano al quinto secolo prima di Cristo e al filosofo Anassagora, ma la panspermia inizia ad avere un aspetto più scientifico con Jöns Jacob Berzelius. A Berzelius si associano anche Hermann Richter, Lord Kelvin, Hermann von Helmholtz e soprattutto Svante Arrhenius che, forte anche della sua preparazione da fisico, propose nel 1903 una sorta di storia evolutiva dell’universo. La panspermia moderna, però, si basa soprattutto su Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe: nel 1974 i due astronomi proposero l’idea che alcune polveri nello spazio interstellare fossero per gran parte composte da molecole di tipo organico. Fu lo stesso Wickramasinghe, in una serie di articoli usciti all’inizio degli anni Ottanta del XX secolo, a fornire le prove della fondatezza di tale affermazione.
Successivamente, in particolare nel corso del primo decennio del III millennio, vennero condotti una serie di esperimenti mirati, sia sulla Stazione Spaziale Internazionale (e sull’esterno della Stazione stessa) sia all’insegumento delle comete. Particolarmente famoso è quello compiuto dalla sonda Stardust alla coda della cometa Wild 2: dopo aver percorso qualcosa come 4,6 miliardi di chilometri, la Stardust è riuscita, il 2 gennaio del 2004, a catturare alcuni grani provenienti dalla coda della cometa. Dopo l’esame dei dati raccolti, un gruppo di ricerca internazionale ha annunciato, nel 2006, la presenza tra i grani di alcune molecole organiche, le ammine per la precisione. Tale risultato è stato salutato, non solo dai ricercatori che si sono occupati della faccenda ma anche dai sostenitori della panspermia, come la prova definitiva a favore della teoria e dal ruolo fondamentale delle comete nel processo di diffusione della vita nell’universo.
Tra l’altro le comete potrebbero trasportare non solo molecole, ma anche micro-organismi più complessi in grado di sopravvivere ad ambienti estremi, detti appunto estremofili.
Uno degli estremofili più noti è il tardigrado, in grado di restare in animazione sospesa per lunghi periodi, quindi adatto a compiere viaggi interstellari a bordo di una navicella spaziale molto particolare come una cometa. D’altra parte vale la pena ricordare che proprio la cometa è stata indicata da Freeman Dyson come un possibile mezzo per abbandonare la superficie della Terra da parte di un’ardita colonia umana, sebbene il primo che ha immaginato qualcosa del genere è Jules Verne, anche se l’evento è frutto di una casuale collisione di una cometa con il nostro pianeta1.
Allo zero assoluto!
Casty aveva già utilizzato il personaggio in una precedente occasione, L’impero sotto zero. In quella storia l’autore aveva aggiunto due nuove caratteristiche al già ricco armamentario del personaggio: un potere di tipo “psichico” e un difetto legato alla fisica.
Il potere psichico, giustificato dal fatto che Atomino ne La collana Chirikawa si rivela in grado di risvegliare la memoria d’infanzia di Topolino, è la capacità di rilevare l’aura menzognera dei personaggi. Il difetto è invece legato al fatto che, con l’abbassarsi delle temperature, anche le particelle rallentano, in particolare gli elettroni che gli girano intorno alla testa e i mesonico che emette dalla bocca, che diventano così inefficaci fino ad annullarsi al raggiungimento dello zero assoluto, ovvero poco sotto i -273°C.
L’idea di Casty è indubbiamente intelligente, ma non completamente corretta, almeno non in tutte le occasioni. Basti, infatti, pensare ai superconduttori. Questi sono dei metalli che, portati a temperature prossime allo zero assoluto, espellono il campo magnetico dal loro interno mentre la loro resistenza elettrica si annulla, permettendo agli elettroni di viaggiare alla velocità più alta possibile in relazione alla quantità di energia utilizzata.
Inoltre nel 2015, giusto un paio di mesi dopo la pubblicazione de L’impero sottozero, un gruppo di ricercatori del MIT sono riusciti a raggiungere la temperatura più bassa in assoluto, 500 nanokelvin, ovvero una temperatura di pochissimo superiore allo zero assoluto (qualcosa come un 5 posto alla settima cifra decimale). In questo caso, però, i ricercatori erano interessati a raffreddare gli atomi e capire quali reazioni potrebbero essere energeticamente favorite in tali condizioni. Questo perché raffreddare intere molecole è piuttosto complicato, mentre raffreddare i singoli atomi e poi farli reagire uno con l’altro risulta più semplice. La speranza, ovviamente, è quella di riuscire a costruire in futuro un gas ultrafreddo2.
Se, però, ci concentriamo sul solo Atomino, possiamo osservare che intorno alla sua testa girano due elettroni, quindi potrebbe tranquillamente essere un atomo di elio, il primo dei gas nobili nella tavola periodica e il secondo atomo più abbondante nell’universo dopo l’idrogeno. Generalmente viene utilizzato per raffreddare i superconduttori e nelle ricerche sul comportamento della materia allo zero assoluto. Inoltre a quelle temperature l’elio si presenta allo stato liquido e per solidificarlo bisogna anche aumentare la pressione.
Non so se Scarpa quando lo ideò e Casty quando lo ha ripreso pensarono all’elio come “identità segreta” di Atomino, ma ciò che conta è la simpatia del personaggio, la sua onestà, la sua empatia e, non ultima, la sua capacità di riuscire a tirare fuori dagli autori più intelligenti spunti scientifici mai banali: un piccolo successo che ai rinnova da sessant’anni.
La recensione completa del numero verrà pubblicata domenica su DropSea
Parte di questa sezione è tratta da A cavallo della cometa. ↩
At near absolute zero, molecules may start to exhibit exotic states of matter. Leggi anche l’articolo scientifico:
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