
Il rapporto di Topolino con il fondamentalismo
I personaggi disneyani non hanno mai avuto un rapporto o una posizione esplicita nei confronti della religione. Tra le rare eccezioni troviamo, però, Don Rosa, che ha proposto ai lettori una breve ma toccante scena di un giovane Paperone di fronte alla tomba della madre. D’altra parte già Carl Barks aveva raccontato dell’esistenza del cimitero di famiglia ne Il segreto del vecchio castello.
Esistono, però, anche altri esempi, per quanto, come detto, rari, di autori che hanno affrontato un tema religioso nelle loro storie. Un paio di questi portano la firma di Gian Giacomo Dalmasso: La pianta prodigiosa (Topolino #1327, 1981), disegnata da Giulio Chierchini, e Il drago rosso (Topolino #866, 1972), disegnata da Massimo De Vita.
Le storie hanno la tipica struttura dei classici disneyani: ne La pianta prodigiosa Minni, affascinata dalla moda del momento, spedisce Topolino e Pippo a raccogliere una pianta dalle prodigiose qualità dimagranti nella riserva indiana dei Chicabamba; nella seconda un telegramma di Enigm catapulta Topolino in una storia internazionale di genere bondiano.
Nel corso di entrambe le avventure Topolino si confronterà con elementi che fanno immediatamente pensare, al meno al lettore adulto, alla religione. Se, però, nel caso de Il drago rosso tale elemento diventa esplicito solo nell’ultima decina di pagine, ne La pianta prodigiosa è invece un elemento cardine della trama sin dall’inizio. Il capo degli indiani Chicabamba, infatti, ha deciso di vendicarsi di Lupo Allegro che, abbandonato il villaggio indiano, è andato a lavorare presso una fabbrica di giocattoli, usando il sacro totem della tribù come base per realizzare un giocattolo. Tale azione è definita “sacrilega” e l’arrivo di Topolino e Pippo un “volere di Manitù“: i due, infatti, vengono costretti a lanciare una bomba contro la fabbrica di Lupo Allegro.
Topolino, come ovvio, riesce a evitare il lancio della bomba, ma sono evidenti due aspetti. Da un lato Dalmasso sembra accostare, in maniera molto sottile, gli idoli e i simboli religiosi (e per estensione la stessa religione) a dei semplici balocchi, dall’altro attraverso Mente Acuta descrive, e in qualche modo mette alla berlina tramite Topolino, la posizione di molti fondamentalismi religiosi. D’altra parte persino il pasto che viene offerto a Topolino e Pippo dopo che sono stati liberati dal palo delle torture prima di portare a compimento il loro incarico sembra avere lo stesso senso dell’ultimo pasto che viene dato ai kamikaze prima di farsi saltare.
E’, però, altrettanto interessante osservare come Topolino non critichi tanto la religione (almeno non in maniera esplicita), ma gli atti ingiusti e illegali da essa giustificati:
Basta con Manitù! E’ un’azione malvagia!
Ne Il drago rosso, invece, la motivazione della spia che Topolino insegue per recuperare l’ennesima formula segretissima e pericolosissima scoperta da Enigm arriva nel finale, quando si scopre che il gruppo che ha rubato l’opera dell’ingegno del famoso scienziato è in realtà una setta religiosa intenzionata a realizzare un’arma potentissima grazie alla quale
Imporremo all’umanità il culto del “drago”!
In questo caso Topolino è molto più esplicito nella condanna, tacciando i componenti della setta, incredibilmente ridotti in numero (appena 3 incluso il sacerdote) come “fanatici“.
Con Il drago rosso, però, visto il respiro internazionale della trama, la similitudine con il terrorismo islamico è molto evidente. D’altra parte erano anni di tensione in cui persino il terrorismo religioso era utilizzato come arma nel corso della Guerra Fredda.
Alcune osservazioni conclusive, puramente legate alle storie: mentre La pianta prodigiosa ha uno stile narrativo più duro, quasi un hard boiled, Il drago rosso è, invece, più brillante e leggera, non solo in forza del finale comico, ma anche per il ritmo decisamente più incalzante. Tra le curiosità della storia, poi, la presenza di un archeologo, tale Timoteo Tonton, che De Vita tratteggia in maniera molto simile al gottfredsoniano collega Ossivecchi.