Lupo Nolberto
Scrivere di Luciano Bottaro fu piuttosto complesso, visto che crebbi con le sue storie, disneyane e non. Con Bruno Concina fu giusto un po’ più semplice: in fondo gli sceneggiatori sono quelli che entrano nei lettori con maggiore difficoltà: solo crescendo si inizia realmente ad apprezzare il loro lavoro. Non a caso la scomparsa di Carlo Chendi fu più difficile da digerire, ma c’era anche la questione del suo legame con Bottaro. Fin qui, però, sono persone che in qualche modo restano a distanza, mi hanno influenzato con quel che scrivevano, ma fino a un certo punto.
Già con Giulio Giorello le cose andavano in una direzione ben diversa: avevo avuto l’onore di incrociare la mia strada in un paio di occasioni con Giorello. E poi ciò che aveva scritto, le sue idee, erano lì, in qualche modo avevano avuto un’influenza molto più forte di quella che potevano avere degli autori di fumetti.
Non era l’unico. E restando nel campo ristretto del fumetto il primo tra tutti è stato sicuramente Luca Boschi, scomparso recentemente e all’improvviso.
Come ha scritto Andrea Bramini, anche per me vale il concetto che quasi tutto quello che so del mondo disneyano deriva dai suoi articoli di approfondimento, sparsi per una gran marea di riviste e pubblicati in un’era in cui c’era il coraggio di voler dare qualcosa di più al lettore. E Boschi, come scoprii più avanti con gli anni man mano che aggiungevo letture extra-disneyane, era un grande conoscitore del fumetto nel suo complesso. A casa ho, ad esempio, alcune copie di Star Comix, un albo a strisce nello stile di Lupo Alberto, che non solo era curato proprio da Boschi, ma presentava anche le avventure di un suo personaggio, che scriveva e disegnava, Lupo Nolberto. Non posso poi non citare l’albo con i fumetti dei Simpson oppure la collana sul Popeye di Elzie Seagar o la più recente ristampa del Braccio di Ferro italiano.
Boschi, però, non era perfetto: per contro ho imparato molto di più dalle sue cose che non mi piacevano, che non da quelle che mi piacevano. Come tutti gli adulti, in fondo mi ha semplicemente indicato una strada, che per quanto storta e contorta, o magari dritta e precisa mi potesse apparire, mi ha portato fino a qui, e capire cosa mi interessava veramente, e cosa no, era, ed è, in ultima analisi compito mio. E in fondo è per questo che ha senso ricordare come tutto ciò iniziò, in un giorno d’estate quando acquistai una copia dell’allora Paperino Mese, trovando, a sorpresa, una storia particolare, introdotta da un articolo scritto appositamente. Scritto proprio da Luca Boschi.
Storie da incorniciare
Come scritto, tutto ebbe inizio su Paperino Mese, in particolare con il numero 169(1) del luglio 1994, dove alcune delle storie venivano presentate ai lettori con degli articoli scritti da Boschi, ma anche con il contributi di Marco Iafrate e Santo Scarcella. In particolare nel sommario venivano proposte le così dette Storie da incorniciare, avventure scelte soprattutto per una difficoltà nel reperirne le edizioni precedenti, ristampe incluse.
Nel frattempo I Grandi Classici Disney, che aveva esordito nel giugno 1980 con periodicità all’inizio variabile, si era stabilizzato a novembre 1990 su una periodicità mensile e con una foliazione ricca rispetto alle altre riviste di ristampe disneyane dell’epoca.
Il recupero di ottime storie italiane e straniere, per la maggior parte di minore reperibilità, permise alla rivista di proseguire con un buon successo, fino a che in poco più di un anno il mensile non venne parzialmente ripensato grazie alla collaborazione proprio di Luca Boschi.
Con il numero 209 dell’aprile 2004 fanno il loro esordio le Storie preziose, oggi chiamate Storie SuperStar, che riprendono le Storie da incorniciare del Paperino Mese di dieci anni prima. In questo modo i lettori hanno una sorta di rivista dentro la rivista con il non marginale pregio di riprodurre l’idea tematica dietro la prima serie de I Classici Disney.
Le storie, infatti, vengono scelte non solo per la difficoltà nel reperire l’ultima ristampa o una sua specifica edizione, ma anche per essere accomunate da uno stesso tema di fondo, sviluppato proprio all’interno dell’articolo di presentazione di Boschi.(2)
L’eredità
Quella che ho raccontato qui sopra in maggior dettaglio è solo una delle tante idee editoriali portate avanti da Boschi nel corso della sua carriera. Come Andrea, ci si può chiedere chi mai potrà prendere il posto di Boschi, ma la risposta non è certo semplice, e questo soprattutto per la frammentazione che la critica disneyana ha in questi tempi moderni. E’ difficile, per esempio, trovare un degno erede all’interno del campo della saggistica, quella che finisce nelle librerie in testi che poi possono diventare la base per la costruzione della passione di altri. Diverso il campo della critica amatoriale, dove mi verrebbero in mente, con un pizzico di arroganza, un paio di nomi che, in qualche modo, hanno contribuito a questi primi vent’anni de Lo Spazio Bianco. Il campo che, forse, preoccupa di più è, invece, quello delle riviste disneyane. Al momento ancora in orbita disneyana ci sono i già citati Iafrate e Scarcella, anche se con ruoli marginali, ma si leggono ogni tanto anche articoli di Vito Notarnicola e poi non mi sembra il caso di dimenticare che su Paperino sono tornate le storie in evidenza, chiamate Special, introdotte ancora una volta da un articolo, a firma, stando ai crediti in fondo alla rivista, di Valentina Camerini.
E visto che la bella rivoluzione che portò alla fine a punte di diamante come Zio Paperone e I Maestri Disney iniziò proprio su Paperino Mese, chissà, forse l’eredità di Boschi è decisamente in buone mani.
- Un primo esperimento era già avvenuto sul numero precedente, il #168, celebrativo del 60.mo compleanno di Paperino e meritevole non solo per le ottime ristampe, ma anche per segnare l’esordio in Italia di Don Rosa con la pubblicazione de Il genio del compleanno. ↩︎
- Estratto e riadattato dall’articolo I Grandi Classici Disney: ministoria di una testata. ↩︎