L’incredibile dimensione mesonica
Mentre su Topolino #3276 esce la terza storia celebrativa dei 90 anni di Topolino, sui Grandi Classici Disney (seconda serie) #32 ecco ristampata “La dimensione Delta”, storia affascinante che mescola la scienza avanzata dell’epoca con l’azione e il divertimento delle storie di Romano Scarpa.
Quando Topolino incontra il dottor Enigm nella terz’ultima pagina della prima puntata de La dimensione Delta, non incrocia le sue strade con il personaggio ideato da Floyd Gottfredson dal lontano 1937. La sua storia d’esordio, Il mistero dell’uomo nuvola, serializzata sui giornali statunitensi dal 30 novembre 1936 fino al 3 parile 1937, si era conclusa con la partenza per un posto lontano da parte dello scienziato. D’altra parte Romano Scarpa nel suo capolavoro del 1959 mette in bocca a Topolino il seguente complimento:
Il pioniere dell’era atomica
Il personaggi di Enigm era stato ispirato a Gottfredson in parte dalla figura di Albert Einstein, in parte dalle ricerche nel campo della fisica atomica. In poco più di trent’anni non solo vennero scoperti elettrone, protone, neutrone e neutrino, ma anche la possibilità di estrarre energia dalle reazioni nucleari.
Scarpa, allora, prendendo spunto dalle più avanzate ricerche nel campo della fisica, assegna ancora una volta un ruolo pionieristico al personaggio gottfredsoniano, portando Topolino, e con lui i lettori del settimanale, nella misteriosa dimensione delta grazie al potere dei mesoni surriscaldati.
Il mesone filosofale
Il flusso mesonico utilizzato da Enigm permette, se opportunamente sollecitato, di spostare atomi, ma anche interi oggetti, in una nuova dimensione parallela, ma anche di poter trasmutare un elemento della tavola periodica in un altro, rendendo reale il sogno degli alchimisti della pietra filosofale.
Il sogno, in effetti, era già stato raggiunto proprio dalla scoperta delle reazioni nucleari da parte di Enrico Fermi nel 19341, ma cosa sono i mesoni? E sono veramente collegati con il nucleo atomico, come suggerito da Scarpa?
Dopo la scoperta del nucleo atomico e di come questo fosse costituito da particelle di carica positiva e neutra, ci si chiese che genere di interazione riusciva a tenere insieme particelle che altrimenti si sarebbero elettromagneticamente respinte, come nel caso dei protoni, o che sarebbero dovute circolare a zonzo libere da qualunque influsso esterno, come nel caso dei neutroni. Il primo a fornire una risposta che si dimostrò soddisfacente fu, nel 1935, il fisico teorico giapponese Hideki Yukawa.
Nel suo articolo2, Yukawa introdusse un nuovo potenziale che, a differenza di quello elettromagnetico, conteneva una funzione esponenziale. Inoltre ipotizzava l’esistenza di una nuova particella in grado di trasportare i numeri quantici caratteristici dell’interazione forte3. Grazie ai progressi dei primi trent’anni del XX secolo si era giunti alla conclusione che l’interazione tra le particelle avveniva tramite lo scambio di numeri quantici, trasportati da particelle messaggero dette bosoni, il primo dei quali era il fotone, mediatore dell’interazione elettromagnetica.
Allo stesso modo, allora, Yukawa ipotizzò l’esistenza della particella mediatrice della forza nucleare forte, calcolandone anche la massa. Questa risultò circa 290 volte quella dell’elettrone e, poiché era al tempo stesso inferiore a quella di protone e neutrone, suggerì di dare a questa nuova particella il nome di mesone.
Quella dei mesoni è una famiglia piuttosto vasta di particelle neutre o cariche. Il primo della lista venne scoperto nel 1947 all’interno dei raggi cosmici e si poté fornire una spiegazione di questa proliferazione dei mesoni solo dal 1964 in poi quando Murray Gell-Mann e George Zweig, indipendentemente l’uno dall’altro, proposero un modello teorico secondo cui i nucleoni, e più in generale barioni e mesoni, erano a loro volta costituiti da particelle elementari poi note come quark.
Questo vuol dire che nel 1959 era il mesone di Yukawa a essere il responsabile del cambio del protone in neutrone nel decadimento beta e quindi era questa particella a possedere la capacità di trasmutare un elemento in un altro: quindi era plausibile che il flusso mesonico di Atomino Bip-Bip fosse in grado di modificare la pioggia per farla diventare zucchero filato o di tramutare una pistola in cioccolata!
Una dimensione… “parallela”
L’ideazione del concetto di universi paralleli viene attribuita allo scrittore statunitense Murray Leinster che nel 1934 vide pubblicato sulle pagine di Astounding Stories il racconto Sidewise in Time che ne faceva largo uso.
Prima del racconto di Leinster, però, l’idea di un mondo parallelo era stata in qualche modo già utilizzata in alcuni romanzi, di cui i più famosi sono indubbiamente Alice nel paese delle meraviglie (e il suo seguito Attraverso lo specchio) di Lewis Carroll e Flatlandia di Edwin Abbott. In particolare quest’ultimo, insieme con il racconto I sogni della casa stregata (1933) di Howard Phillips Lovecraft e La casa nuova (1940) di Robert Heinlein giocano con la geometria l’incastro di spazi di dimensioni differenti uno nell’altro.
Come ha rilevato la teoria della relatività di Albert Einstein, il nostro universo è costituito da quattro dimensioni, le tre spaziali più il tempo. Mentre per Lovecraft questa diventa una sorta di fonte di orrori, a causa dell’innaturalezza della geometria quadridimensionale, Heinlein gioca con il concetto dell’ipercubo o tesseratto.
Un tesseratto è l’equivalente quadridimensionale di un cubo4. Le sue facce sono 8 cubi tridimensionali, ovvero le 8 stanze della Casa nuova di Heinlein.
Allo stesso modo, allora, il nostro universo tridimensionale potrebbe essere una faccia di un universo ipercubico5 di 4 dimensioni e quindi la dimensione delta è uno degli altri universi tridimensionali che lo costituiscono e può essere raggiunto inducendo una sfasatura nella materia, ottenuta nella storia di Scarpa surriscaldando i mesoni che la compongono!
Il fatto interessante è che tale idea potrebbe essere la stessa che ha mosso Scarpa nell’ideazione della dimensione delta, visto che, come afferma Enigm, in tale mondo il tempo non esiste. E tale affermazione è tecnicamente corretta visto che la nostra dimensione temporale è diventata nella dimensione delta una delle tre dimensioni spaziali.
Due parole sulla storia
Di impianto squisitamente gottfredsoniano, La dimensione Delta è un mix sapiente tra giallo investigativo, hard boiled e fantascienza. In particolare la prima parte è incentrata sulla fase investigativa mentre la seconda, più d’azione, trae ispirazione a due classici come Le meraviglie del domani, con il parallellismo tra l’esercito di atomini ingigantiti dal bambatrone e l’esercito dei robot della storia di Gottfredson, e L’orfanello riformato, con il parallellismo tra la sfida con le armi giocattolo e i giocattoli criminali della seconda.
La storia presenta anche alcuni momenti di ironia pungente, come la scena in cui Topolino produce una meravigliosa sezione ritmica cadendo maldestramente sugli strumenti di un gruppo musicale che sta suonando alla radio6 o quando Flint, l’esperto meteorologo della polizia, esamina i venti durante i fenomeni atmosferici anomali all’inizio della storia, laddove alcune pagine prima i meteorologi veri e propri erano entrati nel panico alla scoperta che quegli stessi fenomeni non erano trovate pubblicitarie.
Gli atomi di Scarpa, poi, ingranditi due birilliardi di volte, hanno fattezze antropomorfe e gli elettroni che ruotano come piccoli satelliti intorno alla testa. Scarpa, in questo caso, adotta la visione planetaria, ma errata, dell’atomo e non quella diffusa, ma corretta. Infine chiude la storia più o meno nello stesso modo con cui si chiude L’uomo nuovola. Topolino, congedandosi da Atomino, afferma:
Salutami il dottor Enigm! E digli di custodire bene i suoi segreti! Gli uomini non ne farebbero buon uso!
- Enrico Fermi, 1934, Radioattività prodotta da bombardamento di neutroni, Il Nuovo Cimento, vol.11, n.7, pp. 429 doi:10.1007/BF02959915↩
- Hideki Yukawa, 1935, On the interaction of elementary particles. I., Proceedings of the Physico-Mathematical Society of Japan. 3rd Series, n.17, pp. 48-57 doi:10.11429/ppmsj1919.17.0_48↩
Così chiamata poiché più forte dell’interazione elettromagnetica repulsiva tra i protoni ↩
Più in generale si parla di ipercubo, ovvero l’equivalente n-dimensionale di un cubo ↩
Utilizzo il parallelismo con l’ipercubo poiché, per quel che ne sappiamo, il nostro universo è piatto ↩
Chiaro riferimento a uno scarso gradimento del genere rock ↩