La mano che generò l’universo
Scoperta nel 1982, la pulsar PSR B1509−58 è circondata da una nebulosa che si disperde per 150 anni luce posta nella regione identificata come RCW 89. A causa della sua forma caratteristica, viene chiamata Hand of God ed effettivamente ricorda una mano che sorregge l’universo, un po’ come la mano che osserva Krona sul suo fantascientifico visore che gli permette di osservare gli istanti iniziali dell’universo: il momento stesso del Big Bang.
Questa drammatica scena, che si conclude con l’esplosione stessa del macchinario, viene mostrata per la prima volta sulla seconda serie di Green Lantern, sul #40 dell’ottobre del 1965, per la precisione, in una storia scritta da John Broome per i disegni di Gil Kane, e che vede persino il primo incontro tra Hal Jordan e Alan Scott, la Lanterna Verde della golden age.
Questa stessa scena, e fu anche la prima volta che la lessi, venne successivamente riproposta in un albo in qualche modo ancora più drammatico, Ganthet’s Tale del 1992 di John Byrne e co-scritto da Larry Niven. Lessi, ovviamente, un’edizione più tarda, pubblicata dalla Play Press, e in un certo senso se leggete questo blog lo dovete anche a essa e in particolare alla copertina di un vecchio numero de Le Scienze che riprendeva la copertina di uno Scientific American del 2007 che approfondiva l’importanza della materia oscura nella nascita e nell’evoluzione dell’universo. L’articolo principale di quel numero, scritto da Christopher Conselice aveva un titolo significativo: The Universe’s Invisible Hand.
Censura cosmica
E’ da quell’incidente nel laboratorio di Krona che ha origine il taboo dei Guardiani dell’Universo relativamente alle origini dell’universo. La leggenda, infatti, narra che guardare l’inizio genererebbe la distruzione totale, cosa che, come sappiamo, non impedì a Krona di tentare comunque l’esperimento.
Il taboo fumettistico, però, ha una qualche base scientifica, come vedremo, ma non nel senso che riuscire a osservare l’istante del Big Bang genererebbe la distruzione totale, ma semplicemente che ci è impossibile osservarlo.
A partire dall’istante zero, quello in cui tutto l’universo è concentrato in un "atomo di materia", si succedono varie ere. Ogni era è caratterizzata da un abbassamento della temperatura dell’universo, permettendo di volta in volta di far emergere una qualche interazione oppure di creare le particelle. Dopo la nascita di elettroni, protoni e neutroni, in particolare queste ultime due particelle iniziano a mettersi insieme, dando vita ai primi nuclei di elio-4: siamo nell’era della nucleosintesi, all’incirca 100 secondi dopo il Big Bang, 8.a era nella giovane vita dell’universo.
L’era successiva, detta dell’opacità, della durata di circa 100 secondi, è caratterizzata da un’ulteriore abbassamento della temperatura e dalla formazione dei primi atomi: per esempio quasi tutto l’idrogeno presente nell’universo è stato creato proprio durante quei 100 secondi.
Finita l’era dell’opacità, inizia il dominio della gravità: gli atomi si aggregano in molecole, che a loro volta si aggregano una all’altra. Nascono le stelle, le galassie, i pianeti, l’universo prende vita diventando via via sempre più simile a come noi oggi lo conosciamo. E’, però, attraversato da quello che può essere inteso come il resto fossile dell’era dell’opacità, o come il primo vagito dell’universo: la radiazione cosmica di fondo.
Questa è una radiazione diffusa, proveniente da tutte le direzioni, e costituisce un vero e proprio muro di fuoco per chiunque cerchi segnali provenienti da un tempo precedente ai 200 secondi dopo il Big Bang. O se preferite è il segnale che ci conferma dell’esistenza di questa era dell’opacità, durante la quale nessun fotone visibile è riuscito a sfuggire ai processi di aggregazione degli atomi.
Nel segno di Stephen Hawking
Sono uno scienziato. Un cercatore di conoscenza. Cerco il segreto della creazione, e la verità di ciò che esisteva prima.
Più o meno una decina di anni prima dell’uscita del fumetto di Byrne e Niven, nel 1981, Stephen Hawking faceva visita al papa, all’epoca Giovanni Paolo II. In un libro il cui titolo non sono mai riuscito a ritrovare, e che avevo acquistato per sbaglio (volevo acquistare Dal Big Bang ai buchi neri), Hawking raccontò di come, nel corso dell’incontro, il papa ammonì gli scienziati lì presenti sull’indagare le origini dell’universo. E nel frattempo, quasi riecheggiando le parole di Krona che vi ho tradotto poco sopra, tratte da JLA/Avengers #2 del 2003 di Kurt Busiek e George Perez, si sentiva un po’ strano visto che era proprio quello che stava cercando di fare: capire l’inizio dell’universo!
Concludo il post con il video dedicato ad Halloween, al cui interno c’è anche la foto da cui siamo partiti: