
Einstein per tutti
Se la relatività si dimostrerà corretta, i tedeschi mi considereranno tedesco, gli svizzeri diranno che sono cittadino elvetico e i francesi mi definiranno un grande scienziato. Se si dimostrerà errata, i francesi diranno che sono svizzero, gli svizzeri che sono tedesco e i tedeschi che sono ebreo.
In un certo senso questa citazione, con la quale si apre Einstein di Joseph Schwartz, professore di fisica presso l’Università di New York, e Michael McGuinness, pittore, illustratore, disegnatore, sintetizza l’atmosfera sociale e politica nella quale nacque e visse Albert Einstein. Nel decennio che precedette la nascita del fisico tedesco ci furono, in sintesi, la guerra franco-prussiana (1870), la comune di Parigi (1871), un crac finanziario con conseguenti 17 anni di crisi (1873), quindi Otto von Bismarck vara leggi atte a soffocare le rivendicazioni dei lavoratori1 (1878), Wilhelm Marr fonda la Lega degli Antisemiti (1879)2.
E’ in questo clima particolarmente violento e nazista che il 14 marzo del 1879 nasce il piccolo Albert, da Hermann Einstein, piccolo imprenditore ebreo nel campo dell’elettromagnetismo, e Pauline Koch. In questa situazione di crisi, anche economica, la Germania riesce a tenere i piedi ben saldati grazie all’industria elettrica, che però grazie a una serie di fusioni, acquisizioni e fallimenti si sta di fatto monopolizzando. Ad ogni modo a guidare l’avanzata tecnologica germanica nel campo dell’elettricità ci sono Johann Georg Halske e Werner von Siemens, che fondano insieme la loro industria nel 1847, che ha come principale obiettivo quello di installare collegamenti telegrafici.
Nel momento in cui iniziano a posarsi i primi cavi telegrafici (il primo in assoluto tra il 1857 e il 1868), l’elettricità diventa un vero e proprio affare sul quale molti imprenditori e inventori si gettano a capofitto, a iniziare da Thomas Edison, che costruì la prima centrale elettrica nel 1882. Nel frattempo in Germania Siemens e il governo tedesco investono nella ricerca applicata, di cui ne beneficerà anche Hermann von Helmholtz, amico di Siemens.
Albert, intanto, cresce curioso come qualunque bambino, carpendo informazioni da chiunque, iniziando proprio dal padre, che lo avvia verso i segreti del magnetismo e dell’elettricità, e dallo zio, che gli farà da primo mentore nel campo della matematica. La madre, invece, si dedicherà alla sua istruzione letteraria e musicale.
Come ciliegina sulla torta c’è la frequentazione di casa Einstein da parte di Max Talmey, giovane studente di medicina, che porterà con se sovente vari testi scientifici che attireranno l’attenzione di Albert, primo fra tutti il testo di Spieker sulla geometria piana.
Tramite la lettura di testi scientifici divulgativi, ben presto mi convinsi che molte delle storie della Bibbia non potevano essere vere. Di conseguenza divenni una specie di fanatico libero pensatore, convinto che la gioventù venisse intenzionalmente tenuta nell’ignoranza dalle menzogne dello stato. Fu una sensazione sconvolgente, da cui nacquero diffidenza verso ogni genere di autorità e scetticismo verso le convinzioni diffuse in tutti gli ambienti sociali; atteggiamento che non mi abbandonò più anche se in seguito, grazie a una miglior comprensione dei nessi casuali, perse un po’ della sua iniziale virulenza.
Dopo il fallimento dell’azienda paterna nel 1894, la famiglia Einstein si trasferisce in Italia, prima a Milano e quindi, dopo un nuovo fallimento, a Pavia. Questa serie di traslochi venne vista da Albert come un’opportunità per cambiare aria, allontanarsi da un’atmosfera eccessivamente autoritaria e militaresca: così il giovane Einstein fece di tutto per farsi cacciare dalla scuola e seguire la famiglia nel Bel Paese. Successivamente prova a entrare nell’ETH (Eidgenossische Technische Hchschule) di Zurigo, impresa riuscita alla fine del 1895, mentre all’inizio del 1896, il 28 gennaio, riesce a diventare un apolide. E’ comunque nel corso di questo anno che Albert inizierà a interessarsi sempre di più alla fisica, che trova molto più soddisfacente della matematica proprio grazie alle possibilità sperimentali della prima sulla seconda.
Punti di riferimento
L’Italia ebbe un ruolo fondamentale anche nello sviluppo della sua teoria fisica più famosa, la relatività: furono infatti due matematici italiani a fornirgli più volte supporto: Michelangelo Besso e, soprattutto, Tullio Levi-Civita.
Tra le altre figure di un certo peso che influenzarono Einstein, non si può non citare Ernst Mach, i cui lavori, in un certo senso controcorrente rispetto alla fisica del suo tempo, influenzarono fortemente il pensiero scientifico di Einstein.
Altrettanto importanti furono le amicizie con Friedrich Adler, lettore di fisica, che gli fece conoscere il socialismo rivoluzionario e Lorentz, che scoprì le trasformazioni dello spazio-tempo, così importanti per dimostrare matematicamente le idee di Einstein; e Marcel Grossman, che lo farà assumere presso l’ufficio brevetti.
Molto bello e profondo fu poi il rapporto di Einstein con David Hilbert: per lo più sviluppatosi per via epistolare, fu un rapporto improntato sul rispetto reciproco.
E ultima, ma non per questo ultima, Mileva Maric, matematica, che sposò nel 1903. Il loro rapporto fu piuttosto complicato, per usare un eufemismo, e destinato al fallimento, evidentemente per un tasso di intelligenza e personalità da parte di entrambi incompatibile con un rapporto di coppia.
Il Nobel del 1921, per la spiegazione dell’effetto fotoelettrico e non per la relatività, e la diatriba con Niels Bohr sulla meccanica quantistica e sulla sua interpretazione probabilistica sono solo le ultime due notiziole che mi interessava citare per chiudere questa veloce carrellata biografica dedicata al grande fisico teorico.
Due parole sul fumetto
E chiudiamo con alcune parole sul fumetto che ha fornito lo spunto iniziale per questo excursus biografico.
In sintesi, Einstein si rivela divertente, appassionante e di semplice lettura, nonostante una struttura forse ormai superata dal moderno fumetto scientifico (tipo quello di Jim Ottaviani). Pubblicato in Italia da Feltrinelli nella sua Universale Economica, è sostanzialmente un libro illustrato, più che un fumetto, anche se McGuinness adotta comunque un approccio fumettistico alle illustrazioni, alternando disegni umoristici e caricaturali con altri molto più tecnici e scientifici.
La vita di Einstein, poi, è contestualizzata e calata all’interno degli avvenimenti storici dell’Europa a cavallo tra due secoli, attraversata da una delle tante crisi di cui è costellato il sistema industriale e capitalistico nato dalla Rivoluzione Industriale: in questo senso significativo il passaggio sulle monopolizzazioni in Germania, che di fatto fecero passare il padre di Einstein di fallimento in fallimento.
In definitiva Schwartz e McGuinness raccontano il fisico teorico tedesco e il suo lavoro all’interno della storia del suo tempo: in fondo il lavoro e la formazione di uno scienziato non sono altro che la somma di tutto ciò che lo hanno preceduto e saranno una piccola pietra per tutto ciò che seguirà.
La vita di Einstein e le sue teorie possono essere appassionanti, divertenti e semplici al tempo stesso, senza mai scadere nel semplicistico, diventando d’esempio e ispirazione in questi tempi nuovamente difficili.
A tal proposito il cancelliere affermerà che I grandi problemi attuali non verranno risolti con decreti e voti di maggioranza, ma col ferro e col sangue. ↩
Parte del testo di questo articolo è tratto dalla mia recensione Einstein: un mistero chiamato bellezza ↩