
Darkenblot: il futuro sta arrivando
Su Topolino #3248, ancora in edicola, c’è un bel servizio sul Consumer electronic show di Las Vegas, una sorta di piccolo sguardo sul futuro non molto differente dalla convention dove si ritrova a partecipare Topolino all’inizio di Nemesis, terzo capitolo della saga ideata da Casty e Lorenzo Pastrovicchio. Colgo quindi l’occasione per recuperare quanto avevo scritto all’epoca della prima pubblicazione della storia e che non ero riuscito a pubblicare nemmeno in occasione della ristampa sulla Definitive Collection.
Nemesis
La terza saga di Darkenblot, anticipata da Darkenblot 2.1 e dal fill-in Darkenblot 2: Il ritorno – Conflitto smodato (un simpatico omaggio/parodia al cinema d’azione esagerato), è ricca di spunti interessanti, oltre a confermare l’abilità di Casty anche nell’affrontare e sviluppare avventure dal respiro supereroistico molto vicine ai classici blockbuster hollywoodiani.
In questo caso lo sceneggiatore, sempre affiancato da Lorenzo Pastrovicchio ai disegni, alza l’asticella del confronto, sia complicando la vicenda con nuovi personaggi, come i giovani componenti del team di guidatori di esoscheletri di Robopolis, sia proponendo un intricato incastro di complotti. Senza entrare nei dettagli sulla narrazione e sullo sviluppo dei personaggi (tra i nuovi indubbiamente spicca il simpatico Zippo), andrò a esaminare alcuni elementi interessanti, sia scientifici sia politici di questa terza saga. Inizio da questi ultimi con…
L’utopia libertaria di Robotorama
Nel mondo di Darkenblot, prima di Robopolis era Robotorama l’avanguardia della ricerca robotica. Fondata dal professor Nobuo, venne sommersa da un maremoto causato dall’esplosione di un vulcano ritenuto inattivo al centro dell’isola su cui Robotorama era costruita.
Il discorso iniziale di Nobuo, però, che descrive una vera e propria utopia, ha un gusto libertario, nonostante sia centrato sulla ricerca robotica: la costruzione di un mondo ideale lontano da qualunque influenza e ingerenza delle istituzioni così dette democratiche, in perfetta ispirazione con le vagheggiate e mai realmente realizzate isole libertarie.
In questo senso gli stessi volta faccia dei cittadini di Robopolis non solo in Darkenblot 2.1, ma anche nelle due saghe precedenti, con l’intervento di uomini forti in grado di prendere in mano la situazione con piglio sicuro, sono anche un invito al lettore a prestare attenzione ai venditori di finta sicurezza dietro cui si nascondo sempre desideri di potere e acquisizione di sempre maggiori ricchezze. Che poi non è così lontano dalla stessa attenzione anarchica nei confronti del potere.
Come costruire un esoscheletro

Il primo esoscheletro di Macchia Nera – da Darkenblot 1
Al di là dei nuovi poteri che specificatamente Casty ha aggiunto al Darkenblot (e che si riveleranno anche decisivi per la sconfitta stessa di Macchia Nera), la possibilità di costruire degli esoscheletri come l’armatura di Iron Man o lo stesso Darkenblot ha spinto il MIT a proporre alcuni anni fa un progetto sull’argomento, che ha peraltro procurato un po’ di problemi all’illustre istituto accademico.
Curiosando nell’archivio di Science ho trovato una curiosità, per quanto piuttosto vecchia, che vale la pena recuperare in questa occasione. La news risale a fine agosto 2002 e racconta di un finanziamento che l’esercito statunitense ha fornito al college per la realizzazione di un istituto per la nanotecnologia militare (Institute for Soldier Nanotechnology). Nei progetti presentati per ottenere i finanziamenti, era anche inclusa l’idea di sviluppare una soldatessa vestita con una tuta tecnologicamente avanzatissima. Quando alcuni lettori notarono la somiglianza tra Valerie Fiores, protagonista del fumetto Radix1, e l’immagine promozionale realizzata per il progetto, comunicarono la cosa all’autore, Ray Lai, che mandò una diffida al MIT con la motivazione che il progetto avrebbe potuto danneggiare Radix poiché mostrava come il suo mondo fantastico fosse veramente reale!2
Al di là di questa motivazione, Ned Thomas, all’epoca a capo della struttura, dichiarò di aver chiesto alla figlia di realizzare un’illustrazione in base alle sue istruzioni3. Ad ogni buon conto, pur considerando una eventuale violazione da parte della ragazza, la legge del fair use statunitense consente l’utilizzo di immagini coperte da copyright per usi educativi, come è da considerarsi il progetto dell’ISN.
Alla ricerca dell’intelligenza artificiale
Il tema portante di Nemesis è, come diventa evidente man mano che la vicenda procede (ma lo si comprende già con l’introduzione di Zippo), l’intelligenza artificiale. Se dal punto di vista fumettistico è abbastanza evidente l’influenza di Astro Boy e di Pluto con le elucubrazioni filosofiche sull’argomento, dal punto di vista scientifico il pioniere è stato indubbiamente Alan Turing, in particolare grazie al gioco dell’imitazione.
La ricerca dell’intelligenza artificiale si interseca in maniera inscindibile con la definizione stessa dell’intelligenza: nel corso dell’ultimo mezzo secolo o poco più queste ricerche sono diventate sempre più multidisciplinari di quanto non si ritenga usualmente. Spesso siamo, infatti, abituati a immaginare uno studio sull’intelligenza artificiale concentrato solo sul lato tecnico-informatico. In realtà bisogna tenere conto di molte variabili, biologiche e neurologiche innanzitutto, ma anche culturali, oltre a comprendere cosa distingue un essere umano, cosa ci fa dire che qualcuno è un essere umano.
La storia di queste ricerche è allora costellata di moltissimi bot, programmi in grado di chattare con esseri umani in maniera semplice o complicata in funzione delle conoscenze dei programmatori, o dei famosi programmi in grado di sfidare e arrivare anche a sconfiggere campioni di scacchi (vedi ad esempio la sfida tra Deep Blue e Garry Kasparov, anche se esaminando dettagliatamente il confronto si resta col dubbio che l’IBM abbia un po’ barato, sfruttando la fase iniziale di una trasformazione del gioco che ha permesso negli ultimi anni un appiattimento della qualità dei giocatori). L’elemento essenziale nella ricerca dell’intelligenza artificiale è, però, la rete neurale, un particolare concetto neurologico e matematico che permette di programmare un’intelligenza in grado di imparare dagli stimoli esterni.
Un’intelligenza di questo genere è in grado di evolvere, migliorare, imparare non solo il buono, ma anche il cattivo. E così nasce una delle linee narrative fantascientifiche più feconde nel campo: l’arrivo nel mondo di un’intelligenza artificiale megalomane il cui unico obiettivo è quello di dominare e distruggere il genere umano.
Alla prova dei fatti è un’idea buona per la fantascienza, ma molto probabilmente priva di fondamento, come osserva Brian Christian in Essere umani: un’intelligenza così sofisticata, ma comunque non umana, corre un unico vero rischio, non impazzire, ma annoiarsi!
Robot al servizio dell’uomo
Se programmare un’intelligenza artificiale in grado di risultare indistinguibile da una umana è piuttosto complesso e si scontra con alcuni limiti legati essenzialmente alle nostre conoscenze, programmare dei bot in grado di rispondere a domande specifiche o di operare in contesti specifici è indubbiamente più semplice. Più o meno la stessa cosa la si riesce a fare già con i robot, progettati e costruiti in varie forme, anche umanoidi, in grado di aiutare gli esseri umani in compiti che risulterebbero improbi.
Gli esempi più noti sono indubbiamente i rover marziani, fino a ora guidati da Terra, ma già la nuova generazione dovrebbe essere in grado di realizzare compiti semplici in maniera autonoma. A questi si possono aggiungere i robot nelle catene di montaggio o quelli utilizzati per esplorare zone irraggiungibili, come ad esempio quelle ricche di radiazioni letali all’interno degli impianti di Fukushima dopo il disastro del 2011.
Sarà interessante ed eccitante assistere all’evolversi delle ricerche robotiche e sull’intelligenza artificiale, che inevitabilmente si uniranno per realizzare strumenti sempre più sofisticati. Nel frattempo che tale era arrivi, non ci resta che goderci le belle storie di fantascienza, come il Darkenblot 3: Nemesis di Casty e Lorenzo Pastrovicchio!
All’epoca l’albo era pubblicato dalla Horizon, che salì alle cronache più o meno nello stesso periodo per un’accusa di plagio rivolta ai creatori del poster di Iron-Man 3 ↩
The company’s lawyers sent MIT a “cease-and-desist letter,” arguing that the institute is damaging Radix by implying their fantasy world is real. – Science 06 Sep 2002, Vol. 297, Issue 5587, pp. 1643c ↩
“She did it in a couple of days, and was just trying to illustrate what I had been describing to her.” da Comic Infringement in Nanotech Warfare ↩