
Le sue tavole si esaltano nel formato enorme di Sabato tregua, un albo di dimensioni inconsuete per un fumetto; la scelta di questa veste che può essere letta come un manifesto d’intenti, un segno tangibile della volontà di accostarlo a un libro d’arte, a un catalogo di una mostra di pittura.
E proprio di arte si può parlare per Andrea Bruno, un’arte fatta di sottrazione e di sovrapposizione in senso fisico: i suoi disegni sono i resti di una guerra tra inchiostro e bianchetto, chiazze bianche che emergono dal nero attraverso un processo apparentemente disordinato. Il segno diventa ricerca, esplorazione. Personaggi, oggetti e luoghi emergono pallidi dalla pagina scura, come strappati con forza e disperazione dalla china; nelle tavole di Bruno pero’ il nero macchia inesorabilmente il bianco, incapace di liberarsene in maniera netta, l’oscurità invade la luce, creando una doppia illusione: che le pagine non siano mai finite, ma siano state pubblicate senza l’ultimo ripasso, senza essere ripulite dalle imperfezione; e che il segno sia ancora vivo d’inchiostro, liquido, in leggero movimento sotto i nostri occhi.Il risultato è straniante, spiazzante, eppure avvolgente. Le sue storie sembrano collocarsi in un’indefinitezza spaziale e temporale che le rende eterne, universali. I protagonisti dei suoi racconti mancano di un contorno che li definisca in pieno, di una definitezza che li renda immediatamente riconoscibili; gli occhi bianchi, vuoti, lontani, riflettono la vacuità di un presente di resistenza e di un futuro senza apparente speranza.
Questo senso di indefinitezza si riflette spesso nelle storie, come in questo Sabato tregua, nel quale il narrato non rappresenta una storia finita, compiuta, quanto un’estrapolazione di un momento, una parentesi nell’esistenza dei protagonisti, intrappolati in una vita di sopravvivenza, di sotterfugi; un paese che si sta svuotando, il lavoro che manca, la necessità di vivere un giorno per volta senza prospettiva. La loro è una disperazione sempre sul confine del diventare cattiveria, eppure priva di emozioni, sentimenti, di sussulti tali da far intuire un barlume di vita in questa umanità senza direzione. La periferia industriale nella quale si muovono li ha soverchiati, appiattiti, annullati, ha portato via loro la prospettiva del domani: periferia come luogo urbano, ma soprattutto come condizione esistenziale.

Quella di Bruno è una voce unica nel fumetto italiano, non solo dal punto di vista grafico, quello più evidente e caratterizzante, ma anche per quello che scrive, per come lo scrive, e soprattutto per come questi due aspetti siano integrati e dipendenti l’uno dall’altro, e contribuiscano a immergere il lettore nel senso più profondo della storia, avvolgendolo nel nero inchiostro della pagina.
Riferimenti:
Andrea Bruno, il sito: www.blackindianink.com
Canicola: www.canicola.net
