Sabato tregua, la guerra tra inchiostro e bianchetto di Andrea Bruno

Sabato tregua, la guerra tra inchiostro e bianchetto di Andrea Bruno

Andrea Bruno Canicola, 2009 – 32 pagg. b/n spil. – 15,00 euro

Copertina è uno dei punti fermi del progetto , e negli anni ha ricevuto molti riconoscimenti e premi per il suo stile personale e riconoscibilissimo.
Le sue tavole si esaltano nel formato enorme di Sabato tregua, un albo di dimensioni inconsuete per un fumetto; la scelta di questa veste che può essere letta come un manifesto d'intenti, un segno tangibile della volontà di accostarlo a un libro d'arte, a un catalogo di una mostra di pittura.
E proprio di arte si può parlare per Andrea Bruno, un'arte fatta di sottrazione e di sovrapposizione in senso fisico: i suoi disegni sono i resti di una guerra tra inchiostro e bianchetto, chiazze bianche che emergono dal nero attraverso un processo apparentemente disordinato. Il segno diventa ricerca, esplorazione. Personaggi, oggetti e luoghi emergono pallidi dalla pagina scura, come strappati con forza e disperazione dalla china; nelle tavole di Bruno pero' il nero macchia inesorabilmente il bianco, incapace di liberarsene in maniera netta, l'oscurità invade la luce, creando una doppia illusione: che le pagine non siano mai finite, ma siano state pubblicate senza l'ultimo ripasso, senza essere ripulite dalle imperfezione; e che il segno sia ancora vivo d'inchiostro, liquido, in leggero movimento sotto i nostri occhi.Il risultato è straniante, spiazzante, eppure avvolgente. Le sue storie sembrano collocarsi in un'indefinitezza spaziale e temporale che le rende eterne, universali. I protagonisti dei suoi racconti mancano di un contorno che li definisca in pieno, di una definitezza che li renda immediatamente riconoscibili; gli occhi bianchi, vuoti, lontani, riflettono la vacuità di un presente di resistenza e di un futuro senza apparente speranza.

Questo senso di indefinitezza si riflette spesso nelle storie, come in questo Sabato tregua, nel quale il narrato non rappresenta una storia finita, compiuta, quanto un'estrapolazione di un momento, una parentesi nell'esistenza dei protagonisti, intrappolati in una vita di sopravvivenza, di sotterfugi; un paese che si sta svuotando, il lavoro che manca, la necessità di vivere un giorno per volta senza prospettiva. La loro è una disperazione sempre sul confine del diventare cattiveria, eppure priva di emozioni, sentimenti, di sussulti tali da far intuire un barlume di vita in questa umanità senza direzione. La periferia industriale nella quale si muovono li ha soverchiati, appiattiti, annullati, ha portato via loro la prospettiva del domani: periferia come luogo urbano, ma soprattutto come condizione esistenziale.

DettaglioAllora cominciamo” ci apostrofa nella prima tavola Marco con il suo vestito da Arlecchino, che pure non riesce a suggerire il colore tanto forte è il contrasto tra bianco e nero; una sorta di Caronte grottesco all'interno di una breve storia dove, sembra suggerire, è inutile cercare riferimenti, punti fermi, un senso superiore alla semplice cronaca degli eventi. Questo racconto giunge al lettore come parzialmente oscurato dalla nebbia, testo e disegni volutamente evitano di fornire chiavi di letture definite, chiare, rassicuranti, e tempo, luoghi, personaggi sfumano e sfuggono; questa tecnica tende la realizzazione sia grafica sia narrativa verso uno degli elementi chiave del fumetto, l'iconicità, la rappresentazione non fotorealistica ma simbolica di fatti, sensazioni, significati. Una tecnica, propria come detto del fumetto, che nelle storie di Bruno è elemento portante, e che rende le sue storie allo stesso tempo distanti dal lettore, sospese in un altro-quando senza riferimenti, e vicine, esprimendo una visione sulla società propria dell'autore e applicabile a molteplici realtà e tempi; ecco che il lettore può ritrovare nella periferia di “Sabato tregua” quella in cui è immerso, o quella che lo stringe e dalla quale cerca di allontanarsi.

Quella di Bruno è una voce unica nel fumetto italiano, non solo dal punto di vista grafico, quello più evidente e caratterizzante, ma anche per quello che scrive, per come lo scrive, e soprattutto per come questi due aspetti siano integrati e dipendenti l'uno dall'altro, e contribuiscano a immergere il lettore nel senso più profondo della storia, avvolgendolo nel nero inchiostro della pagina.

Riferimenti:
Andrea Bruno, il sito: www.blackindianink.com
Canicola: www.canicola.net

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