Un ragazzo gentile: il gekiga dell’estemporaneità di Abe

Un ragazzo gentile: il gekiga dell’estemporaneità di Abe

Canicola Edizioni porta in Italia la prima raccolta di racconti di Shin'ichi Abe, mangaka che, sulle orme dei maestri del gekiga, ha messo a nudo la propria vita e la propria arte con assoluta onestà.

Un ragazzo gentile è un’antologia di racconti scritti e disegnati da Shin’ichi Abe e pubblicata da Canicola Edizioni. Le storie si muovono sul percorso, sia grafico-stilistico che contenutistico, tracciato dai maestri del gekiga, in particolare sulle orme dei fratelli Tsuge, compiendo però un passo ulteriore verso una nuova estetica legata ad atmosfere più rarefatte e metaforiche.

Data la densità tematica delle diverse storie, è necessario analizzarle singolarmente per comprendere meglio la poetica espressa dall’autore.
Un ragazzo gentile, che dà il titolo alla raccolta, è il manifesto programmatico dell’intero lavoro, mettendo in scena l’incontro tra un artista demoralizzato e un suo amico, all’interno di un ambiente ricco di oggetti, ma dimesso e rovinato. L’atmosfera malinconica viene enfatizzata dalla narrazione e la neve e gli occhiali diventano potenti metafore dell’immobilità lavorativa ed esistenziale e dell’impossibilità di vedere un futuro sereno.

Miyoko, l’atmosfera di Asagaya è un dramma sottile, tutto giocato sulla sua protagonista e le sue paranoie, amorose e non, mentre rimugina chiusa in casa. È un dramma intimo dal ritmo diluito, fatto di eventi estemporanei, ellissi temporali e inconcludenza volontaria, veri e propri marchi di fabbrica dell’autore, per il quale anche la musica diventa manifestazione del male di vivere.

A un passo dalla solitudine, alternando narratore esterno e interno, racconta la tragedia del sentirsi soli, illustrando momenti di vita di uno studente, Ikeda, tra tendenze suicide inespresse, alcolismo, citazioni letterarie e amori conclusi, con un occhio sempre rivolto al luogo dove si svolge la vicenda, una stanza dall’aria vissuta in un quartiere isolato, e a quel rinnovato senso di malessere fisico che poi è sostanzialmente esistenziale.
Il gatto è una storia muta di pochissime pagine che ruota intorno al confronto tra due personaggi, un ragazzo e una ragazza, nella quale il non detto, la gestualità e la recitazione sommessa veicolano i sentimenti contrastanti che animano i loro cuori, mentre un gatto, con i suoi movimenti distaccati, sembra rappresentare l’impotenza del lettore nello sbrogliare la matassa emotiva che lega i due.

L’autore, in Acconciatura, nel raccontare di una relazione finita inserisce spunti sulla vita, sull’arte e sull’amicizia, parlando di temi universali in maniera sobria e quotidiana, concludendo poi la vicenda con un’epifania legata ai capelli, che lascia sorpresi per la sua vibrante intensità.
Spalle leggere si concentra sulla quotidianità di una coppia squattrinata, descrivendo il tutto però con tono sensibile e indugiando sulla sessualità irruente e ingenua dei due, rintanati in una casa sciatta e rigonfia di suppellettili e utensili, come ci ha già abituati Abe.

Ritratto di un disperato è il racconto di un’amicizia fatta di piccoli gesti, di attimi vissuti pienamente, di litigi brevi e riappacificazioni altrettanto rapide. Oltre al possibile influsso che può aver avuto nei confronti di Tsuge e al suo L’uomo senza talento, in questo caso il lavoro dell’autore stupisce soprattutto per la capacità di catturare conversazioni molto realistiche, che non hanno necessariamente un filo logico e bàlzano da un argomento all’altro, impregnandosi così di naturalezza e spontaneità.

Nel cuore di Asagaya, parlando di un triangolo amoroso, dell’alcolismo e dell’apparente insensatezza della vita, mescola situazioni oniriche, feticismo, sensazioni vivide, il tutto condito da influenze in stile Nouvelle Vague. Interessante notare come il tono della storia sia prevalentemente drammatico, smorzato però in alcuni frangenti da un grottesco che trasmette uno strano senso di disillusione.
Amore mescola stili e influenze per confezionare una storia d’amore travagliata, dove il turbamento interiore si riflette nel tempo metereologico e dove, nelle dinamiche di coppia, conta più l’implicito che l’esplicito. Inoltre tocca alcune vette di surrealismo e accentua l’importanza della partenza e del ritorno a casa, per quanto dolorosi essi siano.

In Vita privata Abe esplora nuovamente le insidie di una relazione amorosa, le sue difficoltà, le sue incertezze e anche l’insensatezza dei sentimenti che si provano per una persona, spesso tutt’altro che razionali. Rilevante quindi il confronto che si viene a instaurare tra l’uomo malato e la donna in piene forze che lo assiste e lo sostiene, in particolar modo per il realismo con il quale emergono tutti i sentimenti grazie al modo in cui si muovono e recitano i corpi.
Miyoko, l’aria di Tagawa vede la protagonista narrare direttamente al lettore la sua vita con un uomo difficile, alcolizzato e indolente, ma che al contempo, nonostante tutto, ama. Tornano così gli ambienti trascurati e malconci, la quotidianità, il realismo dei corpi e l’aria malinconica, in una reiterazione sempre efficace di temi già sondati abilmente nei precedenti racconti.

I disegni di Abe mostrano un’evoluzione nel corso degli anni (è bene ricordare che questa antologia propone racconti che vanno dal 1970 al 1994), dettata anche dalle sue condizioni di salute. Il tratto è elegante ed evocativo: non cerca la perfezione, ma l’incanalazione del sentimento da trasmettere attraverso il foglio bianco. Il nero è infatti oppressivo e le campiture sono dense, esprimendo così la pesantezza e la tensione di certe atmosfere descritte.

L’alternanza tra tratteggio fitto e sintesi grafica dimostra l’abilità estrema dell’autore, capace di padroneggiare i mezzi anche in situazioni non ottimali. A causa di ciò mutano le pagine, attraversando momenti di incredibile inventiva: Amore presenta influenze visive mutuate da Van Gogh e uno stile che ispirerà la corrente heta-uma, in cui gli inchiostri pesantissimi veicolano molto a livello emotivo, e Vita privata sfocia quasi nel fotorealismo, tra tratteggio fitto e contorni delle figure sottili.

In relazione a questo è importante notare l’impattante stile pittorico, tra espressionismo e surrealismo, in alcune parti di Un ragazzo gentile e Miyoko, l’atmosfera di Asagaya, che indica le evidenti suggestioni occidentali. Inoltre i retini manuali e le sporcature di inchiostro sono utilizzati in maniera consapevole, soprattutto nella definizione degli interni delle case e degli esterni, tra vicoli e strade poco trafficate, fotografando un Giappone quasi invisibile e semi sconosciuto, lontano dai cliché e dai luoghi comuni.

Un ragazzo gentile si rivela quindi una raccolta fondamentale per diversi motivi: per essere la prima pubblicazione relativa a Shin’ichi Abe in Italia, per le sue qualità tematiche e grafiche e infine per come l’autore si mette a nudo e si espone verso i lettori, non lesinando le meschinità della vita, ma anzi trattandole con sconvolgente sensibilità.

Abbiamo parlato di:
Un ragazzo gentile
Shin’ichi Abe
Traduzione di Vincenzo Filosa
Canicola Edizioni, 2019
184 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00 €
ISBN: 9788899524111

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