Una bizzarra casa di forma ottagonale su un’isola disabitata, un gruppo di studenti che ha assunto il nome di un grande giallista del passato e fanno parte del club scolastico del giallo, un omicidio misterioso. Queste sono le premesse della miniserie The Decagon House Murders, una storia che prende e rielabora insieme stilemi e caratteristiche dei classici del giallo europeo, omaggiandolo e citandolo una pagina dopo l’altra.
Ellery (Queen), (John Dickson) Carr, Gaston (Leroux), (Edgar Allan) Poe, Agatha (Christie), (S.S.) Van (Dine) e (La Baronessa) Orcy: questi sono gli pseudonimi dei protagonisti del manga, che decidono di trascorrere alcuni giorni nella misteriosa casa del titolo dopo un bizzarro invito, per dare vita a quello che fin da subito appare come un gioco di enigmi a orologeria e pericoli in agguato. Nel frattempo, in città, la giovane Kawaminami, che ha fatto parte dello stesso club scolastico, inizia a indagare sulla strana lettera che ha ricevuto, che pare essere un vero e proprio atto d’accusa da parte di un morto.
Quello del fumetto è un meccanismo intrigante che semina un notevole numero di curiosi quesiti, ma inciampa su uno sviluppo estremamente verboso. L’intera narrazione è infatti un susseguirsi di dialoghi tra i vari personaggi, la cui scorrevolezza e fluidità è penalizzata da un continuo effetto “spiegone”. Non si tratta di vere conversazioni, ma di una sequenza di persone che si trova, appunto, a spiegare qualcosa: un fatto, un’emozione, un comportamento. E, soprattutto, un meccanismo. Il gioco dei richiami e delle ispirazioni al giallo classico è oltre il palesato: tutti i riferimenti, tutti i cliché e i meccanismi prelevati dalle varie modalità del racconto investigativo scelti per essere utilizzati, vengono esplicitati e spiegati dagli stessi personaggi, quasi ci fosse da parte degli autori la paura che i lettori non siano in grado di coglierli. O, forse, si tratta di una certa ansia di dimostrare le proprie conoscenze, quasi a volerne fare una sorta di vero e proprio “manuale del giallo classico”. Non è chiaro quanto di questo arrivi dall’autore del romanzo originale, Yukito Ayatsuji, e quanto dal lavoro di adattamento in forma di manga da parte di Hiro Kiyohara.
Dato che i dialoghi sono la componente maggiore dell’opera, le figure umane e i primi piani sono preponderanti per tutto il fumetto, che mantiene una gabbia e una regia comunque piuttosto dinamica. Kiyohara è estremamente dettagliato nel disegnare oggetti e sfondi, con un uso massiccio di numerose tipologie di retino. Le sue figure umane tendono a essere molto longilinee, con uno stile che si avvicina ai canoni dello shōjo manga, soprattutto in quelle femminili.
Al termine di ogni capitolo ci sono ulteriori schede di approfondimento e sketch dei personaggi, oltre a una galleria conclusiva di breve strisce comiche dedicate a ognuno dei protagonisti.
The Decagon House Murders è un giallo intrigante ma verboso che, in questo primo numero, espone eccessivamente i propri meccanismi: non è chiaro se, nel prosieguo della narrazione, gli autori abbiano ragioni che ne faranno un ulteriore strumento di costruzione o se si tratti solo di una scelta stilistica. Per ora è un elemento che somma alla curiosità una certa dose di perplessità.
Abbiamo parlato di:
The Decagon House Murders #1
Yukito Ayatsuji, Hiro Kiyohara
Traduzione di Luigi Boccasile
Star Comics, giugno 2022
196 pagine, brossurato, bianco e nero – 6,90€
ISBN: 9788822632890