A una prima occhiata, ciò che colpisce di The Cyan’s Anthem, l’ultimo fumetto di Lucia Biagi, è certamente la mole: 480 pagine a colori, un testo lungo, di ampio respiro, una graphic novel. Per quanto questa sia un’espressione problematica, in questo caso risulta calzante, vedremo per quali aspetti.
La storia si sviluppa su due piani temporali: nel presente viene raccontata la riapertura di un caso di terrorismo ormai archiviato che coinvolge i protagonisti, un gruppo di amici che non si vedono da anni proprio a causa dei traumi legati all’evento su cui vertono le indagini; leggiamo parallelamente le vicende svoltesi venti anni prima, quando si sono conosciuti, e si chiarirà progressivamente il loro legame con quel caso e il trauma che li ha sconvolti: quella stessa notte, infatti, un loro amico si è tolto la vita, un ragazzo che partecipava alle attività del gruppo poi ritenuto responsabile dell’azione terroristica. La narrazione si arricchisce e si complica grazie a questi flashback, che man mano danno informazioni in più sui personaggi e su cosa può essere successo quella fatidica notte.
L’autrice intreccia molto bene una narrazione di genere giallo-sociale a un racconto di formazione, gestendo un vasto numero di personaggi. Si tratta quindi di una storia corale, che cambia focalizzazione a ogni capitolo.
Questi sono elementi narrativi che avvicinano The Cyan’s Anthem alla forma del romanzo, ma sono comunque comuni a moltissimi fumetti. L’oggetto-libro, d’altra parte, gioca con alcuni elementi riconducibili al romanzo, particolarmente frequenti nel genere fantasy: troviamo due mappe del luogo in cui si svolge la storia, una per il passato e una per il presente, rispettivamente in apertura e in chiusura del volume; inoltre le alette riportano i ritratti e i nomi dei personaggi principali, uno strumento molto utile per orientarsi nella storia (a questo proposito non aiuta invece l’assenza dei numeri di pagina che, diciamolo, in un’opera di queste dimensioni sarebbero necessari).
Il mondo disegnato dall’autrice sfrutta inoltre un espediente di fantasia che dà forma alla società: ogni essere umano è “colorato” con uno dei tre colori primari, il giallo, il rosso o il ciano, che corrispondono a classi sociali discendenti (i gialli sono i più privilegiati mentre i blu vengono discriminati ed emarginati), cui si aggiungono altre sfumature, come l’arancione e il verde, viste come rare eccezioni da ammirare o stranezze da evitare (a seconda che sia o meno coinvolto il blu). Ci sono tutte le premesse per quell’attenzione ai temi sociali cui abbiamo accennato: la lotta per maggiori diritti dei blu, in particolare relativamente alla questione abitativa, è centrale nel fumetto, che non risparmia rimandi espliciti a discriminazioni e dinamiche del nostro presente rispetto alle quali c’è ancora molto bisogno di discutere, raccontare, riflettere e lottare. La trama, piuttosto prevedibile, è soprattutto un pretesto per affrontare questi temi, per inserirli nel quotidiano di protagonisti diversi per colore, carattere e vissuto personale; una tecnica che non è nuova, ma che funziona all’interno di un racconto complesso e ben gestito, in parte anche grazie all’espediente dei colori.
Tuttavia, se è possibile chiamare The Cyan’s Anthem un romanzo a fumetti, è anche perché tutto nell’opera è concentrato sulla narrazione. A fronte della storia che racconta, Lucia Biagi opta per un’estrema stabilità grafica, personaggi e ambienti descritti da pochi tratti, un layout variabile decisamente retorico, con vignette di forma, dimensioni e posizione che dipendono dal loro contenuto, confini rigidi e ben definiti. Si ha come l’impressione che in The Cyan’s Anthem il linguaggio del fumetto venga utilizzato per raccontare la storia e che, di conseguenza, sia soprattutto quest’ultima a muovere lettori e lettrici di pagina in pagina. Il disegno passa in secondo piano e alcuni passaggi risultano affrettati, subordinati alla grande architettura dello storyworld e della trama: personaggi che arrivano a conclusioni profonde sulla situazione o sul loro vissuto in due vignette (o meglio, in uno spazio bianco), oppure considerazioni poco realistiche che si rifanno più alla consapevolezza dell’autrice che a quella del personaggio.
L’utilizzo dei balloon vede due forme possibili, la classica nuvoletta rotonda per i dialoghi e quella più rigida e squadrata per un tono di voce che va dal sostenuto al grido, le cui variazioni rispetto alla situazione e allo stato d’animo dei personaggi non sono sempre chiare per chi legge. A fronte di grandi temi all’interno di una storia di ampio respiro, in The Cyan’s Anthem non c’è molta cura del dettaglio (che non ha nulla a che vedere con lo stile grafico in sé, perfettamente funzionale al racconto), resa evidente dal generale realismo con cui si cerca di creare lo storyworld, specchio del nostro mondo in tutto e per tutto, se si escludono i colori.
In The Cyan’s Anthem, quindi, tutto appare teso verso una storia di cui si intuisce il finale, ma questo non significa che manchino i contenuti, anzi. Vediamo infatti il quotidiano di personaggi costretti a fare i conti con una situazione di crisi, che aggiunge precarietà e incertezze a una vita già colpita dal trauma della perdita di un amico. L’autrice riesce a rendere molto bene il panico e l’ansia di Becca, la frustrazione lavorativa di Emil, il disperato tentativo di Roman di andare avanti nonostante tutto, la difficile decisione di Mina di proteggere sé stessa e il senso di colpa di Liv. Sono tutte reazioni diverse allo stesso trauma, dipinte con pochi ed efficaci tratti, che lasciano a lettori e lettrici la possibilità di empatizzare con i personaggi.
Un secondo tema, più sotterraneo, è il vero pugno allo stomaco, ed emerge proprio dal dialogo tra il passato dell’adolescenza animato dall’entusiasmo, dalla lotta politica, dal desiderio di voler cambiare le cose, e un presente piatto, apatico, dominato da paure, ansie e fantasmi. I volti dei personaggi di Lucia Biagi sono spesso spenti, lo spettro delle loro emozioni appare limitato, sembrano muoversi per inerzia. Qualcosa è cambiato, ed è sintetizzato dalle riflessioni di due protagoniste in particolare: “Sembra impossibile rimettersi adesso nelle condizioni mentali di venti anni fa”, si lamenta Liv davanti alla necessità di rivangare episodi di quel periodo, mentre Mina scrive “Non ci sono più fascinazioni adolescenziali che mi permetteranno di nascondere l’orrore”. L’orrore è quello di constatare dove ti portano l’estrema coerenza e quella sensazione di onnipotenza, insieme alla speranza che tutto possa cambiare; oppure, ancora peggio, accorgersi che chi non è andato fino in fondo perdendo tutto rischia di arrendersi come hanno fatto alcuni di loro. The Cyan’s Anthem è consapevolmente un fumetto con polarizzazioni molto chiare, con buoni e cattivi, caratteri definiti, come i colori dei personaggi. Questa tipizzazione, che coinvolge anche l’opposizione adolescenza – età adulta, d’altra parte permette l’emergere di sfumature. Davanti all’orrore (che è quello della perdita di un amico, ma anche di tutto quell’entusiasmo e quella speranza che con lui venivano condivisi) non c’è giusto o sbagliato: si può tentare un riscatto, come fa Liv, oppure si può decidere di proteggersi, come Mina, la quale prende una decisione che non mi sento di condannare.
The Cyan’s Anthem vuole essere fin dalle prime pagine un grande romanzo a fumetti sul presente, su alcune sue contraddizioni e ingiustizie che non smettono di mietere vittime. La sua debolezza sta proprio nell’aver subordinato ogni aspetto del testo a questo scopo, non evitando del tutto il rischio di risultare troppo didascalico in alcuni passaggi e poco curato su certi aspetti. Dall’altra parte riesce a dire molto non solo sulle condizioni sociali e politiche del nostro tempo, ma anche su noi stessi, sul nostro cinismo, sulla possibilità che, per mille motivi diversi, abbiamo finito per accettare situazioni contro cui anni fa avremmo lottato duramente. Viene da chiedersi: se l’adolescente che eravamo potesse vederci ora, sarebbe deluso? Forse è una domanda crudele da porsi, anche un po’ disonesta, ma che può portarci a fare i conti con parti di noi stessi che non ascoltiamo da tempo.
Abbiamo parlato di:
The Cyan’s Anthem
Lucia Biagi
Eris Edizioni, 2022
480 pagine, brossurato, colori – 38,00 €
ISBN: 9791280495143