Come nei suoi precedenti lavori Gipi conferma tutta la sua abilità nel ritrarre uno spaccato di un’Italia indefinita, periferica e nascosta, eppure viva e pulsante quanto marginale, ma non per questo minoritaria. Così è stato per Esterno Notte e Baci dalla provincia e anche per l’acclamato Appunti per una storia di guerra.
Una voglia di scavare nelle pieghe nascoste della contemporaneità nazionale senza per forza dare i nomi e i cognomi alle città e alle persone.
Ciò vale ancora di più per il suo Questa è la stanza, in cui tratteggia con sapienza uno dei tanti percorsi che ognuno di noi avrebbe potuto fare imbracciando una chitarra o le bacchette della batteria. Dagli anni sessanta in poi, a varie ondate, la pacifica guerra alla generazione dei propri padri e il rifiuto di crescere secondo meccanismi codificati e imposti, o perlomeno il modo differente di trovare un proprio posto nel mondo degli adulti, passa anche attraverso la formazione di un gruppo musicale; a volte per pura passione o per divertimento, o più o meno consciamente per delimitare un recinto verso l’esterno. È così che i protagonisti di questo libro fanno banda, non per rapinare banche ma per elevare la propria esistenza attraverso la musica hardcore, l’espressione artistica più immediata che essi conoscano.
Quattro ragazzi, tutti più o meno con problemi alle spalle o una famiglia difficile, un po’ come le abbiamo avute tutti, cercano quindi nella band il riscatto per un futuro già apparentemente compromesso e sconfitto. Senza la consapevolezza di aver in un certo qual modo già vinto, avendo scelto la propria strada (quasi un atto politico, si potrebbe dire), fanno di una semplice rimessa il luogo da cui partire per il proprio viaggio nella vita, più aperto alla speranza, più “positivista”.
La loro volontà, ribadita nel finale del romanzo, è un gesto forte in faccia alle brutture del mondo, a giornate fatte di alzatacce per andare in fabbrica, di regole e necessità aliene alla convivenza serena e naturale. La città mi impone un ritmo, uno stile, un adeguarmi al suo passo? E allora io la fotto e rifiuto i suoi divertimenti, le sue consuetudini, la stupidità; mi alleo con altri sfigati, più o meno come me, e mi costruisco un trampolino per essere libero, almeno nei miei sogni.
Al di là delle prevedibili cadute, le tensioni tra di loro e le ovvie cazzate sulle quali i quattro protagonisti inciampano, Questa è la stanza alla fine lancia segnali di speranza al mondo e agli adolescenti. Niente buonismo, attenzione, perché Gipi è abituato a chiamare le cose col proprio nome e a non aver mezzi termini, ma indica, senza essere moralista, che si può a volte essere arbitri del proprio destino.
Incuriosisce la volontà dell’autore di scegliere come personaggi per il proprio libro ancora degli adolescenti, praticamente presenti in tutte le sue opere finora pubblicate. Si potrebbe quasi azzardare, tenendo conto dei velati riferimenti alla propria biografia rilasciati in diverse interviste, come questo decisivo momento della vita sia per Gipi uno spartiacque determinante, essenziale per raccontare vicende già scritte tante volte nella storia del mondo, ma proprio per questo, a loro modo, universali e condivisibili. Così comuni che lo stesso autore possa rintracciarle nella propria esperienza ed esorcizzare i passi falsi, abbracciare gli amici che non ce l’hanno fatta o chi è stato sconfitto dalla vita.
Inutile sottolineare ancora una volta la capacità di Gipi nel gestire i suoi personaggi, farli recitare con poche battute e rendere verosimile ogni situazione descritta, sia per mezzo del suo disegno semplice ed espressivo che di un’efficacia narrativa fuori dal comune.
Non ci stancheremo mai di ripetere che siamo probabilmente di fronte ad un autore che fa della narrazione l’elemento principale delle sue opere. Certo, è un abilissimo illustratore e il suo approccio alla tavola in ogni sua opera varia mantenendo pero’ un riconoscibile marchio di fabbrica, segno della completa padronanza dei propri mezzi. Ma è altrettanto vero che i suoi disegni narrano più di mille parole; sono il mezzo con cui Gianni Pacinotti parla al mondo e racconta storie, semplicemente, come ogni romanziere farebbe.
Non è un caso che la rivista francese Lire abbia inserito ‘Appunti…’ tra i venti migliori libri di quest’anno; libri, non fumetti, tanto a ribadire quello che sappiamo già (ma che qui in Italia si fatica a capire), che a questo livello artistico non ci può essere subalternità tra un libro a fumetti e un’opera letteraria. Appunto questo ennesimo riconoscimento, oltre a farci piacere, dimostra come Gipi sia prima di tutto un narratore, molto attento alla costruzione delle sue storie, all’intreccio, alla definizione dei personaggi.
Spiace che i colori in Questa è la stanza paiano un po’ troppo carichi e in alcune pagine eccessivamente forti, differentemente da quanto si era visto in anteprima sul sito dell’autore. Ciò non inficia ovviamente sul giudizio positivo del volume, ma certo un po’ ce ne dispiace anche perché l’uso che Gipi fa degli acquarelli è veramente interessante. Se si pensa che è il terzo libro che pubblica in un anno (circa 250 pagine complessive) si può comprendere come la scelta di un disegno veloce e di pennellate istintive sia probabilmente anche una necessità produttiva, supportata da mezzi tecnici ovviamente considerevoli. Ciò non deve essere intesa come una critica, assolutamente, ma mi preme far capire come la sperimentazione e la varietà stilistica dell’autore contempli pure la ricerca di metodi per lavorare veloce, anche per rincorrere un’urgenza comunicativa evidente.
Messo a confronto con le sue precedenti prove sembra che la tensione narrativa si sia un po’ allentata, cosa che già si era notata ne Gli Innocenti. Ma è solo un’impressione mutuata dagli episodi di violenza esplicita, o sempre pronta ad esplodere, che si trovavano nei libri precedenti. Qui, invece, la violenza è solo nella condizione di una vita proletaria, precaria, messa ai margini dai centri economici del mondo. Una rabbia che fluisce tutta nelle note di una chitarra o suoi colpi di una batteria. E anche se i personaggi sono inquieti e insicuri, si percepisce sin dall’inizio che non faranno la scelta sbagliata, che non si lasceranno vincere dalla cattiveria della desolazione circostante, ma assieme acquisteranno la forza per ripartire dagli errori commessi.
Insomma, forse non colpisce in basso come Esterno notte o Appunti per una storia di guerra, ma non per questo il nuovo lavoro di Gipi è da considerarsi meno riuscito dei precedenti. Al contrario, è la conferma della piena maturità di un autore che, giustamente, si sente più sicuro dei propri mezzi e che avrà ancora molto da dire nei prossimi anni.
Ne siamo certi.
Abbiamo parlato di:
Questa è la stanza
Gipi
Coconino press, 2005
120 pagine, brossurato, colore – 17,00€
Riferimenti:
Il sito della Coconico: www.coconinopress.com
Il sito di Gipi: www.bacidallaprovincia.com
Leggi la recensione di Esterno Notte e l’intervista all’autore effettuata subito a ruota.
Leggi la recensione di Appunti per una storia di guerra e la relativa intervista.
Leggi la recensione de Gli innocenti.