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    Dossier: Milano Criminale

    Milano, Ottobre del 1975. Interno del distretto di polizia. Una scrivania. Sopra un dossier. Zoommata sulle mani che, quasi con timore, si allungano per prenderlo.

    Milano Criminale: La Banda del MutoLa cartelletta riporta a mano la scritta “Milano Criminale: La Banda del Muto”. Su un angolo si nota evidente una chiazza di caffé ingiallita. Immagino quasi con un sorriso l’ispettore Esposito cercare con improbabili giri di ingiurie di non bestemmiare. La apro, quasi intomorito. Mi ritrovo davanti tutto il lavoro dell’ispettore e dei suoi uomini: pagine di giornale strappate chissà dove, foto d’archivio, registrazioni di interrogatori a due pregiudicati. Ed ancora altri documenti di dubbia provenienza, testi di canzoni popolari della Ligera, un breve dizionario dei termini della mala (che Esposito si sia infiltrato nell’ambiente?), storie oramai desuete di vecchi criminali. Molto materiale. Troppo materiale. Per l’ispettore doveva essere diventata una ossessione. Mi seggo, e ricomincio a sfogliare tutte le pagine di questo dossier, a cercare come incastrare tra loro i pezzi spaiati di questo puzzle. Per ora conosco solo il nome di chi dovrà pagare se è successo qualcosa all’ispettore: Diego Cajelli, Marco Guerrieri, Marco Schiavone. Sono loro i pesci grossi. Saranno miei.

     

     

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