I robot di Nathan Never! Cronaca dell’incontro con Ivan Calcaterra, Max Bertolini e Mirko Perniola

I robot di Nathan Never! Cronaca dell’incontro con Ivan Calcaterra, Max Bertolini e Mirko Perniola

Il 17 Novembre, in concomitanza con la mostra del Wow Museo del Fumetto dedicata ai robot, si è tenuto l’incontro “Nathan Never e i robot” con i disegnatori Ivan Calcaterra e Max Bertolini e lo sceneggiatore Mirko Perniola.

1452174_702688119743732_7684515_nIl 17 Novembre si è tenuto al Wow – Museo del Fumetto di Milano, l’incontro “Nathan Never e i robot” che ha visto i disegnatori Ivan Calcaterra (disegnatore del numero 33 della serie regolare) e Max Bertolini (dal numero 60) e lo sceneggiatore Mirko Perniola (attivo dal 2005) confrontarsi sull’universo fantascientifico che domina le storie del detective futuristico della Sergio Bonelli Editore.

Mirko Perniola prende la parola descrivendo l’attuale situazione della serie che, dopo il nuovo starting point pensato da Antonio Serra e Davide Rigamonti, svoltosi dal numero 250 al 254, sta portando avanti un nuovo ciclo di storie in concomitanza al passaggio del titolo di curatore da Antonio Serra a Glauco Guardigli. Lo sceneggiatore si sofferma poi sulla tipologia di robot presenti nell’universo di Nathan Never.

“Vi sono una decina di tipi di personaggi importanti e sono molto numerosi, basti solo pensare ai robot C3 che sono stati creati in 5000 esemplari. In Nathan Never c’è di tutto, Nathan Never è un cross-over di fantascienza. Dentro ci sono tutti i generi di fantascienza, tutti i tipi e di conseguenza con tutti i generi, tutti i tipi di robot possibili e inimmaginabili piuttosto che alieni, tecnologia e narrativa vista all’interno della fantascienza. Questo porta Nathan Never ad avere il vantaggio e lo svantaggio di non avere un immaginario specifico relativo al robot, cioè si può andare ad attingere a tutto ciò che è l’immaginario collettivo di tutti noi. I robot, intesi come personaggi di storie, esistono da sempre, sin dai tempi delle leggende greche con Cadmo che creò i soldati robotici seppellendo i denti di drago o Efesto e il suo esercito di umanoidi. Oggi nell’immaginario umano il robot è l’umanoide di metallo o plastica alla Terminator. E in Nathan Never è ben presente, ma vi sono anche altri robot di diverso genere.”

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Ciò si converte nell’obbligo di attenersi a una serie di riferimenti ben precisi e, con essi, anche alle regole prefissate dagli autori fantascientifici. In primo luogo si fa riferimento quindi alle tre leggi della robotica di Asimov che diventano strumento narrativo già dal primo numero di Nathan Never, dove un robot testimone di un omicidio non aiuta il protagonista durante un’aggressione perché non può danneggiare nessun essere umano.

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La parola passa poi a Max Bertolini che parla al pubblico di India, volume da lui disegnato e che ha come protagonista una robot ginoide che svolge il ruolo di dama di compagnia di un ricco magnate.

“Il punto di forza della storia è che quando il proprietario di India muore, essendo magnate ricchissimo lascia in eredità tutto il patrimonio al robot e questo genera tutta una serie di problemi legali, etici e sociali. È una storia molto apprezzata dai lettori.”

S’inizia poi a parlare di mecha-design e della necessità in NN di creare robot che si discostano da quelli tradizionali, mancando di funzionalità oggettiva, ma che mantengono la loro utilità nel racconto o quanto meno durante la lettura, rendendo la tecnologia più affascinante al fruitore. A tal proposito Ivan Calcaterra spiega da quali riferimenti si era partiti all’inizio dell’avventura.

“Dieci anni fa non c’erano poi così tanti riferimenti sui robot, sulle astronavi e sugli shuttle. Penso che il riferimento generale di noi tutti sia stato Masamune Shiro; erano, infatti, proprio gli anni di Ghost in the Shell che veniva pubblicato su Kappa Magazine. Io mi accostai a questo design giapponese molto realistico come riferimento principale. La cosa che ho capito subito è che i miei robot e la mia tecnologia non avrebbero mai funzionato, cioè i disegni funzionavano ma era impossibile nella realtà costruirli e farli funzionare. Per dare l’idea della complessità del robot, una volta stabilita la forma generale, si riempie di eccessi che non servono a niente. Per la stragrande maggioranza sono contorni scenografici per darci l’idea del mondo in cui siamo. Il fumetto si distacca molto dalla realtà rappresentando una realtà fittizia molto diversa dalla nostra. Noi rimarremmo ancorati a un certo superfluo che nella realtà non esisterebbe ma che noi siamo obbligati a rappresentare. Un esempio banale è quello degli schermi del computer, di molte cose che nella realtà sono diventate piccole e invisibili, ma che, se disegnate in quel modo, diventerebbero del tutto irrappresentabili.”

1425682_10201811019190771_2143610345_nE Max Bertolini sottolinea il fatto che hai lettori piace così.

“Anche se non è credibile e se non è narrativamente indispensabile non interessa anche perché alla fine il fumetto è narrazione per immagini e uno si vuol divertire guardando il disegno per cui non chiede che ci sia coerenza. Alla fine accetta che non sia realistico, fa parte della finzione.”

Ivan Calcaterra si sofferma poi sull’importanza tecnica di mantenere in Nathan Never una certa tecnologia obsoleta: risulta infatti impossibile rappresentare certi passaggi senza la presenza di telefoni ingombranti e microfoni visibili, in contrapposizione alle tecnologie miniaturizzate che stanno spopolando nel mondo reale.

Le battute conclusive sono inerenti al futuro di Nathan Never tra Universo Alpha, storie legate a particolari ambientazioni e al team-up con Dylan Dog, disegnato per l’appunto da Ivan Calcaterra.

“Nel prossimo Dylan Dog Color Fest ci sarà l’incontro di Nathan con Dylan, il primo incontro tra i due. Io per primo ero incuriosito da quali fossero i modi d’incontro e diciamo che ne vedremo delle belle. È la cosa più divertente alla quale abbia mai lavorato, c’è tutto quello che un disegnatore può desiderare e spero che sia altrettanto divertente per i lettori.”

1475890_10201811019030767_395129531_nNel futuro meno immediato, tra il 2014 e il 2015 è stato accennato invece ad nuovo prodotto in cui Nathan non sarà nel suo solito ambiente e che verrà disegnato da autori che non lavorano solitamente sull’universo di Nathan, che provengono sia all’interno della casa editrice Bonelli che da fuori.

Insomma, anche Nathan Never, dopo Universo Alpha, promette nuove sorprese: non resta che aspettare le novità e nel frattempo godersi le tecnologiche e robotiche avventure del detective del futuro.

2 Commenti

1 Commento

  1. davide

    26 Gennaio 2014 a 10:59

    Nakamura Shiro? Ghost in the Shell? Intendevate forse Masamune Shirow?

    • David Padovani

      27 Gennaio 2014 a 08:57

      Grazie per la segnalazione, Davide. Abbiamo provveduto a correggere il refuso.

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