Rare flavours thumb

Rare flavours: un viaggio tra mitologia e arte culinaria indiane

Ram V e Filipe Andrade raccontano l’incontro tra un demone millenario e un giovane regista, in un viaggio tra i segreti della cucina indiana.
26 Settembre 2025
Leggi in 7 minuti

Ram V è una delle voci narrative più fresche, talentuose e interessanti dell’attuale generazione di autori del panorama a fumetti statunitensi. Una delle caratteristiche che lo contraddistinguono è di saper amalgamare le influenze culturali e religiose della propria nazione di origine, l’India, con gli elementi più canonici della tradizione del fumetto occidentale di matrice americana, tanto nel mainstream supereroico quanto nella produzione più indipendente.
La sua interpretazione di Swamp Thing, assieme al disegnatore Mike Perkins, ha portato all’introduzione di un nuovo Avatar delle Piante, Levi Kamei, un giovane scienziato indiano che raccoglie il testimone di guardiano del verde da Alec Holland proprio per una serie di eventi che accadono nella sua terra natale.
In The Vigil, sempre per la DC Comics, ha creato un supergruppo di origini sudasiatiche, disegnato da Kumar Sharma e Devmalya Pramanik, due fumettisti entrambi indiani.
Nell’attuale run tuttora in corso dei New Gods, sono infine moltissime le influenze della mitologia indù sulla storia.

L’India e la sua cultura sono dunque elementi fondamentali nella poetica di Ram V, e Rare Flavours – Gusti inconsueti, portato in Italia da Edizioni BD e originariamente pubblicato in USA da BOOM! Studios in sei parti, è l’ennesima conferma di questa caratteristica.
La miniserie riunisce la coppia artistica creatrice de Le molte morti di Layla Starr, altro fumetto di ambientazione indiana che ha riscosso vari successi a livello americano e internazionale. Al fianco di Ram V torna dunque il portoghese Filipe Andrade a dar vita a una storia che si dipana tra cucina e mitologia indiane.

Rubin Baksh è un enorme cuoco che sotto la sua mole nasconde la reale identità di un famelico Rakshasa, demone millenario della religione indiana, innamorato tanto dei sapori dei cibi tradizionali quanto degli esseri umani che li cucinano.
Dopo decenni in cui ha vissuto nascosto, cercando di sopire la propria fame, Baksh, appreso della morte di Anthony Bourdain – cuoco di fama internazionale suicidatosi nel 2018 – decide di volere esserne l’erede. Per far ciò commissiona a Mo, un giovane aspirante regista in crisi di identità e di aspirazioni, la realizzazione di un documentario che racconti il viaggio del cuoco tra alcuni dei piatti più amati e famosi della cucina indiana.
Mo non conosce la vera, terribile natura di Baksh e, pur riluttante, decide di accompagnarlo e filmarlo in questo viaggio per il continente indiano che, inaspettatamente, non cambierà solo il giovane in cerca di una propria identità, ma anche il demone.

L’arte culinaria e il cibo sono elementi fondamentali in tanta letteratura, basti pensare al filone del realismo magico di stampo sudamericano, ma anche a certa narrativa spagnola e italiana di genere: per la prima si pensi a Manuel Vàzquez  Montàlban, rinomato scrittore e anche gastronomo catalano, per la seconda la passione culinaria del commissario Montalbano di Andrea Camilleri).
La cucina poi è ormai, da oltre un decennio, una delle mode televisive più diffuse e pervasive dei vari canali, declinata in reality, sfide tra ristoranti, programmi di cuochi che insegnano a cucinare i piatti più raffinati.
Nel fumetto, invece, l’argomento culinario è meno diffuso, ma non del tutto assente: per esempio, nel formato delle graphic novel, una delle opere più riuscite che ruota attorno all’arte del cucinare è Basilicò di Giulio Macaione (Bao), nelle quale le ricette di una famiglia siciliana, descritte minuziosamente, intervallano i capitoli del fumetto, dando la possibilità di essere copiate e preparate.

Qualcosa di simile avviene anche in Rare Flavours. Ciascuno delle sei parti di cui si compone la storia ha come fulcro narrativo un piatto della tradizione indiana – il quale dà il titolo al capitolo – che viene dettagliatamente riportato tanto da un punto di vista descrittivo quanto grafico nei suoi ingredienti e nella sua preparazione, inserendolo all’interno della sequenzialità del racconto e delle vignette.
Ciascuna delle ricette ha a che fare con la storia di un personaggio (o di più personaggi) in cui i due protagonisti si imbattono, ed essa ha svolto un ruolo significativo all’interno dell’esistenza di questi comprimari. Attraverso questo fil rouge culinario, Ram V narra al lettore varie storie di riscatto, affermazione o rinascita, vite di persone assolutamente concrete e realistiche.
Sono questa autenticità e questo realismo che attraggono e fanno innamorare degli esseri umani Rubin Baksh da millenni, una passione pari a quella per il cibo e che, come il buon cibo, scatena nel demone un appetito mostruoso.

Il rapporto tra i due protagonisti e il loro approfondimento psicologico vengono sviluppati e srotolati sul tappeto di storie e ricette che dall’inizio della storia conduce alla fine. Una conclusione che Ram V in un certo senso anticipa al termine di ogni capitolo, senza però rivelare le emozioni commoventi della parte finale, l’unica tra l’altro narrata dal punto di vista di Mo e non di Rubin.
Entrambi, il demone e il ragazzo, sono figure fragili e profonde; se per Mo, giovane che si affaccia alla vita e che la vita ha già messo di fronte alla tragedia, questi due aggettivi possono suonare appropriati, essi paiono invece inadatti per una creatura divina.

Ram V parlando di The new Gods, l’ultima sua serie in corso di pubblicazione per DC Comics, in una intervista ha detto che “gli dei indù con cui sono cresciuto sono più sfumati e complessi (delle loro controparti greche e romane, n.d.r.); spesso commettono errori sciocchi perché sono potenti, non perché sono perfetti. Il loro minimo capriccio ha conseguenze drammatiche.
Questa descrizione si attaglia precisamente anche a Rubin che, per quanto possa essere una creatura terribile e spaventosa nei suoi appetiti e nei suoi comportamenti, è capace anche di un amore paterno e di un sentimento di amicizia sconfinati. Il primo è quello che prova una piccola bambina orfana di padre che decenni prima ha deciso di “adottare” e per la quale ha scelto di nascondersi al mondo (e ai suoi appetiti) diventando il cuoco della taverna della famiglia della piccola. Il secondo è quello che ha nei confronti del giovane regista, di cui vede le enormi potenzialità e il talento e che sprona ad avere la volontà di perseguirli nella vita.
Rubin è, di fatto, una forza della natura con delle sue caratteristiche difficili da cambiare, una creatura forse al di là delle categorie del bene e del male umanamente intese. Tuttavia proprio in base a queste categorie lui stesso si inquadra, si biasima e si talvolta si giustifica. E altrettanto umanamente prova a cambiare, proprio per amore verso quelle creature mortali che lo attraggono così tanto.
Mo, nonostante mille dubbi e perplessità, tanti passi indietro e alcuni avanti, tanta rabbia e tanta depressione che lo investono in più di un momento, compie il proprio percorso di crescita, imperfetto e pieno di errori, proprio come Rubin, e per questo ancora più significativo. Il suo rapporto con il demone, anche nel momento in cui il ragazzo ne scopre la vera natura, è un piccolo gioiello di caratterizzazione e scrittura da parte di Ram V, perché realistico, fastidioso, a tratti snervante, ma anche commovente e sincero.

Filipe Andrade accompagna visivamente tutta la narrazione, arricchendo e completando la scrittura dello sceneggiatore, in un rapporto di simbiosi creativa che conferma quanto già fatto vedere dalla coppia nella loro opera precedente.
Il visual artist portoghese ha un controllo assoluto del linguaggio del fumetto e lo esplica in tavole dalla struttura variegata, ma sempre precisamente contenute all’interno di vignette geometricamente precise e definite. Lo storytelling visivo accompagna il racconto scegliendo i punti di vista più adatti all’esplicazione della trama, soprattutto nelle molte scene di dialogo, nelle quali l’uso di campi e controcampi e di tagli di inquadratura dinamici arricchiscono gli scambi tra i personaggi, tutti dotati di una recitazione efficace e capace di coprire e restituire l’intera gamma delle emozioni umane.

Il character design è l’ulteriore fiore all’occhiello di Andrade, a cominciare dalle enormi fattezze di Rubin, da quei suoi occhi “particolari” sempre nascosti da un paio di minuscoli occhialini, per arrivare al suo abbigliamento, ricercato ed elegante anche in mezzo a una striscia d’asfalto bollente nel nulla. Per poi passare a Mo, ragazzo esile, magro e trasandato nell’abbigliamento, ma che nel corso delle pagine cresce anche da un punto di vista visivo, trasformandosi senza tradire però la sua essenza grafica iniziale, che resta riconoscibile.
Infine anche i comprimari restano impressi nella mente del lettore per l’attenzione alla loro caratterizzazione fisica, al dettaglio di un volto, di una acconciatura di capelli, di un capo di abbigliamento.
L’uso del colore (in cui al disegnatore si affiancano Ines Amaro e Joao Lemos) è l’apice del gioiello grafico di Andrade. L’uso di tinte accese, luminose e calde, di azzurri in contrasto con rossi che si confrontano con verdi e gialli, danno alla colorazione una valenza narrativa e psicologica che si somma al lavoro fatto dalle parole e dai disegni.
Guardando le tavole, anche nella loro cromia, è difficile che non venga in mente la lezione di Moebius, filtrata e digerita (appunto) dallo stile di Andrade che è comunque una linea chiara, ma più nervosa ed essenziale di quella del maestro del fumetto francese. Quello che li avvicina è la fluidità del segno, che passa dall’attenzione per un dettaglio di sfondo al particolare di un corpo o di un volto in primo piano amalgamandoli e armonizzando l’insieme.

In Rare Flavours c’è però tanto di più di quanto provato a esplicare ed analizzare in questa recensione. È uno di quei fumetti che invita a una seconda e forse anche a una terza lettura, per scoprirne nuovi aspetti, concentrandosi su elementi prima tralasciati, più o meno volutamente, dalla nostra volontà di lettori. Per assaporarne nuovi gusti, insieme alle ricette culinarie che racconta, che vale pena di provare a preparare.

Abbiamo parlato di:
Rare Flavours – Gusti inconsueti
Ram V, Filipe Andrade, Ines Amaro, Joao Lemos
Traduzione di Simone Roberto
Edizioni BD, 2025
128 pagine, cartonato, colori – 20,00 €
ISBN: 9788834930182

Lascia un commento

Your email address will not be published.


Social Network

Resta aggiornato: