L’adattamento di Rosso Malpelo pubblicato di recente da Kleiner Flug nasce dal concorso Primo volo indetto dalla stessa casa editrice. I vincitori sono due esordienti del mondo del fumetto: Roberto Melis ha frequentato la Scuola Internazionale di Comics di Roma per il disegno, diplomandosi nel 2014; Maurizio Palarchi invece ha seguito il corso di sceneggiatura alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, da cui esce nel dicembre 2014. La vittoria al concorso è stata per entrambi la prima pubblicazione assoluta. Lo Spazio Bianco ha voluto intervistarli, per permettere agli autori stessi di presentare questa loro prima importante opera al pubblico.
Maurizio e Roberto, benvenuti su Lo Spazio Bianco. Rosso Malpelo ha avuto un’origine particolare, in quanto legato alla vittoria nel concorso Primo volo indetto dalla Kleiner Flug, il cui premio era appunto la pubblicazione del volume. Che cosa ha significato per voi quel concorso e come è avvenuta la genesi del volume?
Maurizio Palarchi (MP): La vittoria del concorso Primo volo ha significato la nostra prima pubblicazione, è stato esaltante. Per la “nascita” del volume siamo stati seguiti da Alessio D’uva e Filippo Rossi.
Roberto Melis (RM): Entrare in un mondo come quello del fumetto con un racconto di 44 pagine a colori è stata un’esperienza non da poco, che mi ha permesso di gettare le basi per il mio percorso come disegnatore e narratore. La creazione del volume è stata laboriosa, in quanto si trattava di un racconto storico, ma soprattutto stimolante nell’apprendere sfumature di una realtà che ormai ci appartiene ben poco. Maurizio ed io abbiamo lavorato bene e si è creata un’ottima affinità nel risolvere problematiche più o meno importanti.
Lo stile dei disegni di questo adattamento ricorda, nel tratto, qualcosa dei manga. C’è un motivo specifico per questa scelta?
MP: Roberto ha una formazione giapponese. Per Rosso Malpelo ha cercato di rendere il suo tratto più piacevole possibile per qualsiasi lettore.
RM: Sì, la mia formazione risente molto dell’influenza giapponese, ho cercato di rendere il tutto abbastanza semplice e comprensibile. Non sempre è stata una scelta consapevole, penso che lo stile che si utilizza per un libro è qualcosa che si capisce fino ad un certo punto, ed è bene che non si capisca appieno.
Similmente, il formato e la scansione in quattro strisce ricorda più un formato “francese”. Naturalmente questo dipende anche da scelte della collana, indipendenti dagli autori. Tuttavia, avete trovato questo formato adeguato o avreste preferito un format diverso, magari più “italiano”?
MP: Secondo me il formato francese è il migliore. Si può passare da tavole molto dinamiche e cariche di vignette, a tavole che danno respiro alla storia. In un formato italiano è più difficile fare la stessa cosa. Io credo che il formato adoperato da Kleiner Flug sia molto valido e sono contento di averci potuto lavorare.
RM: Il formato di Rosso Malpelo mi è stato congeniale, in quanto sono appassionato del fumetto francese e questo mi ha permesso di divertirmi ancora di più, anche dal punto di vista delle inquadrature e della narrazione vera e propria. Sono stato molto fortunato a potermi esprimere subito attraverso questo formato, che ti lascia abbastanza libero di poter azzardare delle idee, delle impressioni. Questo grazie anche alla casa editrice che mi ha lasciato completamente libero di ricercare, adattare e provare.
Rosso Malpelo è una storia profondamente cupa e pessimistica. Mentre non si è addolcita per nulla la durezza della storia, l’eroe sembra più edulcorato nel vostro adattamento. Anche in Verga era ovviamente una figura di vittima, ma forse più incattivito dal terribile ambiente di sfruttamento. Quali le ragioni di questa scelta?
MP: Verga essendo un verista scriveva la realtà, senza intromettersi nella vicenda. Noi invece abbiamo voluto raccontare la storia dal punto di vista di Malpelo, commentando cosa provava un ragazzo adolescente che mostrava di essere duro e cattivo, ma che cercava qualcuno che lo capisse nella sua “diversità”.
RM: Sicuramente è stata la parte più introspettiva del progetto. Lavorare a un adattamento vuol dire anche trovare uno spazio in cui puoi giocare e far sentire la tua voce, pur rispettando la forma e il senso della storia, senza cambiare il valore originale del racconto. Credo che un autore che affronti un adattamento non debba starsene in disparte e limitarsi a raccontare i fatti senza andare oltre. Credo che nel libro le due cose vadano di pari passo. Questi due ‘’livelli di lettura’’, se possiamo chiamarli così, danno la possibilità a chi legge di comprendere ancora di più una realtà sociale e culturale lontana da noi. Questa vena edulcorata è una variazione che comunica un’interpretazione personale.
La luce e il colore hanno una forte e consapevole funzione comunicativa nell’opera; tuttavia, avete optato per una scelta più naturalistica, invece di dare maggiore valore drammatico alla contrapposizione dei campi cromatici del grigio e del rosso su cui Verga ha costruito l’opera. Come è nata questa opzione?
MP: Inizialmente avevo ideato il fumetto in scala di grigio, nero e rosso. Ma essendo già un’opera molto drammatica nella lettura, ho scelto di non appesantire anche il tono del disegno. Tutto ciò è antecedente al concorso Primo volo.
RM: Un’opera solamente scritta ha dei codici per comunicare emozioni, sensazioni e stati d’animo. Per la versione a fumetti abbiamo optato per una vena più naturalistica in quanto la storia è già drammatica e racconta un disadattamento. Quindi aggiungere il colore come carica emotiva non ci è sembrato una buona idea. Le disgrazie e ingiustizie in questo mondo accadono, e quando arrivano il cielo non si tinge del colore degli avvenimenti. Il colore era più per sottolineare una realtà per quella che poteva essere. La storia e i personaggi fanno il resto. Ma il colore come racconto emotivo resta comunque un’ottima via, che non eviterò nei lavori futuri.
Verga compare in un cameo nell’opera, che è l’unico significativo e vistoso scostamento dalla trama originaria. Questa sua presenza ha un particolare significato o è solo un omaggio all’autore?
MP: L’aggiunta di Verga si può percepire come un cameo, ma il vero significato che volevo dare era che Malpelo diventa la sua novella, diventa storia attraverso gli occhi dello scrittore verista.
RM: L’apparizione di Verga è sia per rendere omaggio all’autore, che per creare una sorta di meta racconto, un racconto nel racconto. Abbiamo pensato che potesse essere una sorta di ‘’imprevisto’’ che non avrebbe urtato il continuo della storia. Per vedere Rosso Malpelo da un occhio diverso, e per dare una nostra versione di un loro ipotetico incontro.
Scrivere adattamenti letterari a fumetti vuol dire pensare, anche, a un possibile uso didattico dell’opera. Voi che cosa consigliereste?
MP: Consiglierei qualsiasi adattamento di opere letterarie o di biografie di personaggi storici ai ragazzi delle elementari e delle medie, facendo prima leggere l’originale e poi l’adattamento, e poi facendo discutere sulle differenze e sui temi principali della storia.
RM: Anch’io consiglierei il nostro volume come lettura integrativa durante lo studio del medesimo autore. Soprattutto per un pubblico giovanile, in quanto potrebbero immergersi meglio nel contesto, e sviluppare anche una loro interpretazione. Per la scuola media, credo sia un ottimo punto di partenza.
In futuro, ritenete di tornare ancora ad adattare Verga o altri autori?
MP: Per adesso nulla in cantiere, ma in futuro ci piacerebbe proporre adattamenti di romanzi stranieri.
RM: Per lavori futuri ci piacerebbe anche cimentarci su autori italiani differenti. Stiamo raccogliendo idee per quanto riguarda questo tipo di progetti.
Intervista condotta via mail a novembre 2016