Già dalla prima pagina di Nato in Iran, opera prima dell’autore iraniano trapiantato in Italia Majid Bita, si capisce di essere di fronte a un’opera certamente peculiare: i palazzi addossati gli uni agli altri, dai tetti piatti o leggermente ondulati della periferia iraniana sembrano onde marine tra le quali di tanto in tanto spuntano alberi che paiono brillare e muoversi come torce accese, mentre verso il cielo si alzano sfere bianche e punti neri, come se la terra stesse ribollendo e l’atmosfera fosse sul punto di prendere fuoco.
Il fitto tratteggio che diventa in alcuni momenti un furioso scarabocchiare, i bianchi e i neri che creano contrasti netti e suggestivi giochi di luce e ombra, la realtà che si trasforma in sogno ed evoca antiche iconografie della tradizione mitologica iraniana: con questi elementi di stile Bita racconta alcuni episodi chiave della sua vita, dall’infanzia fino all’età adulta, che guadagnano così un afflato quasi epico e avventuroso, sospeso in una dimensione fantastica, quasi onirica, che trasfigura il mondo fisico in qualcosa di superiore e misterioso.
La ricostruzione della propria vita familiare, talora ironica, talora tenera, talora quasi inquietante, si intreccia a doppio filo con una narrazione quasi intima, filtrata da ricordi di varie generazioni della famiglia, degli eventi della storia iraniana: la cacciata dello Scià e gli anni della rivoluzione, la guerra con l’Iraq, fino agli scontri e le proteste studentesche del 2009. Ma Nato in Iran non è un’opera documentaristica, né storica: la Storia, pur importante, resta come comprimaria nella vicenda di crescita personale e maturazione di Majid, dei suoi rapporti con il proprio paese ma soprattutto con la propria famiglia.
Questa centralità è ribadita dal disegno, che pone le figure umane al cuore della rappresentazione. Bita, che sotto questo aspetto sembra guardare alla lezione di David B. (in particolare quella de Il Grande Male), gioca con i volti e i corpi usando diversi registri stilistici: si passa da uno stile semplice e minimale, con linee pulite che lasciano intravedere alcune incertezze tecniche, a uno iperrealistico, ricco di dettagli e sfumature. Questo movimento tra stili diversi rafforza quella sensazione di trovarsi in equilibrio tra sogno e veglia, in un mondo che sembra popolato da forze e creature sovrannaturali.
Pur avendo un impianto narrativo molto classico, quello del memoir costruito su frammenti e episodi isolati, Nato in Iran rappresenta un esordio molto potente e particolare dal punto di vista artistico e stilistico. Arrivati in fondo all’opera resta un po’ l’amaro in bocca per il finale: se è vero che concludere con la partenza di Majid per l’Italia era l’unico modo per chiudere il volume mantenendo una coerenza di contenuti, il testo scritto di Bita stesso sulla condizione dell’artista e dell’uomo emigrato, anzi condannato all’autoesilio, avrebbe forse meritato uno spazio narrativo e artistico a sé stante. Chissà se sarà tema per la prossima, a questo punto attesa, opera di Majid Bita, talentuoso fumettista iraniano adottato dall’Italia.
Abbiamo parlato di:
Nato in Iran
Majid Bita
Canicola, 2023
360 pagine, brossurato, bianco e nero – 25,00 €