Con Generazioni, terza e ultima miniserie in ordine di tempo dedicata a Nathan Never da parte dei suoi creatori (preceduta nel 2016 da Annozero di Bepi Vigna e nel 2017 da Rinascita di Michele Medda), Antonio Serra chiude il cerchio di un’idea nata proprio dalla sua mente qualche anno addietro:
«Arrivati a quasi vent’anni di esistenza del personaggio, gli autori avrebbero dovuto fare una sorta di “punto creativo” della loro esperienza, ripresentando ai lettori l’universo futuro di Nathan in una serie di storie “fuori continuità”.»
Seppure Serra – a causa dei suoi tanti impegni come redattore e curatore di varie testate bonelliane – si sia limitato a pensare all’idea di fondo e a scrivere il soggetto generale della miniserie, il primo numero della stessa conferma che ci troviamo davanti a uno spunto narrativo tipicamente “serriano”.
La passione per il multiverso, le terre parallele e le versioni alternative dei personaggi hanno fatto parte del mondo di Nathan Never fin dal 1995 quando, a meno di quattro anni dal suo esordio in edicola, proprio Serra scrisse Doppio Futuro, tassello iniziale di una saga ospitata nella collana Nathan Never Gigante, che si sarebbe riverberata nella collana mensile negli anni successivi.
Più recentemente, nel 2016, l’autore sardo è tornato a giocare con il concetto di multiverso in una trilogia (Nathan Never #301–302-303) che ha segnato quello che a oggi è ancora considerato il suo canto del cigno come sceneggiatore della serie.
Generazioni offre ben sei inedite rivisitazioni delle origini dell’Agente speciale Alfa, una per albo (sette, includendo il numero 0), conducendo i lettori verso dimensioni e mondi diversi, in un viaggio che attraversa le vite dei vari personaggi, ma anche la storia del fumetto e della fantascienza in generale.
Ogni albo è collegato al successivo ma anche leggibile in maniera autonoma, costituendo di fatto una sorta di “numero uno” di un’eventuale serie futura (gli autori hanno annunciato che in caso di successo è in studio la possibilità di sviluppare serie autonome ambientate in uno dei contesti narrativi presentati). Proporre sei “numeri uno” di fila è uno stratagemma quasi del tutto inedito in casa Bonelli, al punto da poterlo paragonare alla produzione di pilot di serie tv da sottoporre a un’emittente televisiva, con un’unica grossa differenza, ovvero la sostanziale autoconclusività dei singoli episodi e il far parte di un unico quadro più ampio: il multiverso neveriano.
Hell City Blues – primo numero di Generazioni (dopo il prologo ospitato sul numero zero, che serve anche a introdurre il concetto narrativo alla base dell’intera miniserie) – si inserisce dunque nel filone delle versioni parallele di Nathan Never e lo sceneggiatore Giovanni Eccher insieme al disegnatore Alessandro Russo hanno il compito di narrarci quella che potrebbe essere la prima avventura di un Agente Alfa calato in un alternativo e fantascientifico 1963.
Nathan è dunque un detective privato al soldo dell’agenzia investigativa Alfa di proprietà di Eddie Reiser, costretto a questo lavoro a causa del licenziamento da parte della polizia cittadina, di cui aveva denunciato la corruzione e la connivenza con la criminalità.
In questo universo distopico, dove le città di Los Angeles e San Francisco si sono trasformate in un’unica megalopoli chiamata San Angeles, la Seconda Guerra Mondiale è finita quasi dieci anni dopo rispetto alla nostra realtà, portando allo sviluppo di una tecnologia diversa da quella che conosciamo. Nathan è sempre sposato con Laura e ha una figlia autistica di nome Ann.
Il racconto affonda a piene mani nei classici polizieschi noir e hard boiled, generi peraltro non nuovi alle avventure del personaggio, soprattutto grazie alle storie scritte da Michele Medda, appassionato lettore di autori quali Ed McBain e Raymond Chandler.
In questo caso Eccher modella anche storia e personaggi sugli esempi appena citati, oltre alla struttura narrativa portante che fa largo uso dei tipici meccanismi del genere quali l’intreccio basato sulla detection e l’ampio uso del racconto in soggettiva sviluppato attraverso l’uso delle didascalie.
Va sottolineato come il gioco di influenze e citazioni sia ancora più ampio se teniamo presente che una delle ispirazioni principali, narrative e visive, per il Nathan Never degli esordi era dichiaratamente Blade Runner (sia nella sua versione letteraria, ad opera di Philip K. Dick, che nella trasposizione cinematografica di Ridley Scott), il quale a sua volta vedeva innestati in un contesto fantascientifico personaggi e atmosfere tipicamente hard boiled.
In tal senso, spaziando tra i vari sottogeneri della fantascienza (e più in generale dell’avventura), Generazioni si pone dunque come un viaggio alla (ri)scoperta delle varie influenze che hanno dato origine al concept iniziale del personaggio, scorporate in sei versioni differenti alla maniera dei what if…?
Tra i punti positivi della storia va sicuramente citato il contesto retro futurista nella quale è ambientata che, pur essendo appena accennato, non pecca certo di superficialità ma anzi dà l’idea di un mondo sul quale gli autori hanno ampiamente riflettuto e studiato, sviluppandolo nel suo complesso ben oltre gli aspetti necessari e presenti nella storia.
Certo, alcuni di questi vengono offerti al lettore nell’introduzione che precede la storia, altri trovano un piccolo spazio tra le pagine del fumetto, ma in generale il contesto non manca di superficialità. Anche se – è giusto dirlo – la sensazione di un contesto non pienamente approfondito può colpire un lettore a secco di fantascienza letteraria golden age, cioè un certo tipo di racconti che negli anni ’50 erano contenuti in riviste come Amazing Stories.
Altra freccia a favore è l’uso del protagonista e di tanti personaggi della serie in ruoli inediti e trasformati per l’occasione. Tutti quanti, a cominciare da Nathan, vengono caratterizzati con un taglio più duro e disilluso adatto all’atmosfera di genere ed Eccher è bravo soprattutto a cucire loro addosso ruoli originali ma allo stesso tempo assolutamente coerenti con quelli cui sono abituati i lettori della serie mensile.
Tra questi spicca sicuramente il ruolo di Aristotele Skotos: quest’ultimo è sempre stato un antagonista poco legato alla storia passata di Nathan Never, mentre qui è chiaro il tentativo di legarlo di più alle origini del personaggio.
Il racconto in soggettiva basato sui pensieri non del protagonista, bensì di uno dei suoi antagonisti come il pazzo criminale Ned Mace, è un altro punto a favore della storia. I pensieri dell’assassino sono uno specchio distorto della vicenda, un riflesso deformato delle azioni e dei comportamenti di Nathan, che produce un corto circuito narrativo che stimola l’attenzione del lettore presentandogli al contempo lo sviluppo effettivo dei fatti e la loro interpretazione deviata nella mente di Mace.
La criticità risiede invece nella prevedibilità di alcuni snodi narrativi, scontati nel loro appartenere a un genere talmente sfruttato, anche in ambito fumettistico, che ormai ha ben poco di originale da offrire.
Alessandro Russo plasma lo stile dei propri disegni sul gioco del contrasto tra bianchi e neri tipico di autori quali Steve Ditko e Alex Toth, senza ovviamente dimenticare la Sin City di Frank Miller, a cui si ispira la copertina ma anche l’uso dei contrasti tra luci e ombre che il disegnatore usa per definire i volumi di corpi, oggetti e ambienti.
Questa scelta stilistica appare a tratti poco interiorizzata dal disegnatore, tanto da farsi quasi convenzionale e manieristica, un volere appoggiarsi a un segno derivativo che ponga il lettore in una “comfort zone” visiva ormai comunemente associata al genere in questione.
Ciò che invece va rimarcato positivamente è l’efficace ricerca costruttiva effettuata da Russo sulla griglia delle tavole.
Se, di fondo, la base da cui si parte resta la classica gabbia bonelliana a tre strisce, il disegnatore dimostra un’attenta conoscenza della storia grafica della serie di Nathan Never e delle innovazioni visive di cui fu portatrice a inizio anni ’90 nel fumetto bonelliano. Russo omaggia tali elementi grafici con uno storytelling visivo che spazia dalle vignette di taglio orizzontale sovrapposte fino a quattro/cinque per pagina (tipiche di molti numeri sceneggiati da Medda), alle splash page a tutta pagina, a quelle su cui si appoggiano ulteriori vignette, fino al taglio di alcune di queste che fende in verticale la pagina.
Quest’ultimo caso è fonte di una ulteriore caratterizzazione da parte di Russo, con varie tavole nella cui parte inferiore sinistra una vignetta dal taglio verticale si sviluppa oltre i margini “consentiti”, fino al numero di pagina in un montaggio a bandiera originale e apprezzabile.
Se è vero che molte delle scelte grafiche appena descritte hanno ormai largo uso oggi in ambito bonelliano, è altrettanto vero che fin troppo spesso si tende a dimenticare che proprio su Nathan Never – e non soltanto in serie molto più recenti – esse si sono affermate in modo dirompente per la prima volta. E, dunque, quella di Russo appare una scelta grafica pienamente e consapevolmente inserita in un modo di raccontare aderente alla storia del personaggio. Va detto altresì che non sempre la leggibilità di tali soluzioni è immediata, richiedendo in alcuni casi da parte del lettore uno sforzo maggiore per seguire in maniera lineare la vicenda, nonostante tale aspetto non infici significativamente l’esperienza di lettura.
Hell City Blues risulta dunque essere un albo nel complesso riuscito e di piacevole lettura, soprattutto se contestualizzato nell’odierno panorama narrativo di Nathan Never, troppo spesso avaro di sorprese e di voglia di innovazione. Annozero pienamente e Rinascita in parte hanno dimostrato che si possono ancora raccontare storie interessanti con protagonista l’Agente Alfa, specie se slegate e non costrette dai vincoli intrinseci posti per forza di cose dalla serie regolare.
Questo primo numero di Generazioni si pone sulla scia delle precedenti miniserie, affermando che leggere una serie di avventure di stampo distopico e hard boiled con protagonista un Nathan Never P.I. potrebbe davvero essere divertente e stimolante e attrarre tanto nuovi lettori che alcuni di quelli della prima ora che non seguono più Nathan Never e che con questo tipo di operazioni potrebbero sentirsi incentivati a un ritorno sul personaggio.
Abbiamo parlato di:
Nathan Never Generazioni #1 – Hell City Blues
Antonio Serra, Giovanni Eccher, Alessandro Russo
Sergio Bonelli Editore, maggio 2018
96 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,90 €
ISSN: 977112365400580031