Wolverine ha perso il suo fattore rigenerante: si apre così una caccia per ucciderlo e incassare la taglia posta sulla sua testa da un misterioso nemico. Il mutante canadese si dimostra cacciatore, e non preda,per rintracciare l’ignoto avversario.
Dopo la mediocre run di Paul Cornell, la Marvel ha deciso di affidare a Charles Soule (She-Hulk, Thunderbolts) la miniserie in quattro numeri che narra l’ultima avventura di Wolverine.
Lo scrittore imposta la storia come un serrato e velocissimo film d’azione, ricco di dialoghi asciutti e taglienti, accompagnato da numerosi omaggi a eventi fondamentali del passato del supereroe. Tuttavia, i due numeri risentono di una velocità eccessivamente bruciante della lettura e tutta l’epicità che ci si attendeva per l’evento viene dissipata da uno sviluppo piatto della trama e povero di colpi di scena, che giungono, tardivi e privi d’efficacia, solo nel finale.
Lo stile di Steve McNiven è perfetto per l’atmosfera della storia: il suo peculiare tratto plastico, elegante, dettagliato e capace di rappresentare con semplicità scene brutali e violente attraverso inquadrature cinematografiche. Anche lo storytelling risulta chiaro e funzionale, soprattutto nelle numerose scene d’azione.
La morte di Wolverine è una lettura godibile e nettamente superiore rispetto alla precedente run, che non soddisfa tuttavia le elevate aspettative riguardo un evento così rilevante per la storia del supereroe.
Abbiamo parlato di
La morte di Wolverine
Charles Soule, Steve McNiven
Traduzione di Fabio Gamberini
128 pagine, cartonato , colori – 14,00 €
ISBN: 9788891225450