Morgan Lost: intervista a Michele Rubini

Morgan Lost: intervista a Michele Rubini

Abbiamo intervistato Michele Rubini, colonna dello staff di Zagor e disegnatore dell’albo d’esordio di Morgan Lost, “L’uomo dell’ultima notte”.

RubiniMichele Rubini nasce a Narni il 7 marzo 1977. Dopo aver frequentato il liceo scientifico, conosce Stefano Andreucci di cui diventa allievo e collaboratore. Durante questo periodo di apprendistato-collaborazione, nel 2001, partecipa al concorso per giovani autori di fumetti di Prato, vincendo il premio speciale della giuria (con presidente John Buscema) con una storia di ambientazione medioevale. Nel 2002 realizza, su testi di Luigi Mignacco, una breve avventura di Robinson Hart per la rivista Cronaca di Topolinia. Nel 2003 approda alla Sergio Bonelli Editore e viene arruolato tra i disegnatori di Zagor.
Rubini è  il disegnatore de
L’uomo dell’ultima notte, episodio di debutto del nuovo personaggio bonelliano, Morgan Lost, creato e sceneggiato da Claudio Chiaverotti. Abbiamo approfondito con il disegnatore le sue influenze e le documentazioni di cui si è servito, con uno sguardo all’ambientazione di New Heliopolis, città che fa da sfondo alle avventure di Morgan Lost.

Ciao Michele e benvenuto su Lo Spazio Bianco.
Sei stato prima allievo e poi collaboratore di Stefano Andreucci ed è indubbio che alcune caratteristiche del tuo maestro tu le abbia assimilate: penso alla precisione del dettaglio nelle tue tavole, come alla capacità di rendere efficaci le scene con visuali ad ampio respiro. Oltre ad Andreucci, quali sono i tuoi artisti di riferimento?
Durante il mio periodo di apprendistato, Stefano mi ha fatto conoscere molti autori che sono stati essenziali per la mia formazione. Penso ad esempio a Giovanni Ticci, Domingo Mandrafina, Jordi Bernet e Hermann Huppen che oltre a essere degli straordinari artisti in sé, hanno delle caratteristiche che possono contribuire a far evolvere il lavoro di ogni disegnatore. Naturalmente in seguito ho conosciuto molti altri autori che hanno costituito e costituiscono anche oggi, un riferimento per me: Claudio Villa, Frank Quitely, P.Craig Russell, Dino Battaglia, Sergio Toppi, Hal Foster, Mike Mignola, Majo, Corrado Mastantuono, Stuart Immonen,  e Adam Hughes sono solo alcuni di quelli che guardo con interesse e che a ogni vignetta mi insegnano sempre qualcosa di nuovo.

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Dopo l’ottima esperienza su Zagor, Mauro Boselli ti ha arruolato nel suo staff per impiegarti sia in Dampyr che in Tex, salvo poi “prestarti” a Chiaverotti su Morgan Lost per questa che è sostanzialmente la prima volta che ti viene affidato il debutto di un personaggio di Via Buonarroti. Come hai affrontato l’esperienza?
All’inizio ho avuto un po’ di timore, non tanto perché si trattava di realizzare un numero uno,quanto perché non sapevo come sarei riuscito a realizzare un’ambientazione urbana così complessa, provenendo da una serie come Zagor che predilige paesaggi di tipo naturale. Tuttavia, non appena ho iniziato a lavorare sulla sceneggiatura di Claudio Chiaverotti, mi sono reso conto che New Heliopolis è una città viva, che ti suggerisce una vasta gamma di soluzioni espressive. Sostanzialmente ciò che sembrava un grosso ostacolo si è rivelato un’arma importante per rendere, al meglio delle mie possibilità, le atmosfere della serie. Per il resto ho affrontato questo lavoro come tutti gli altri: mi creo subito una grande documentazione, studio bene i personaggi e fondamentalmente cerco di mettere tutti gli elementi sul tavolo prima di partire. Poi cerco semplicemente di dare il massimo.

morgan_lost vignetta 2Sul sito della SBE sono stati pubblicati alcuni studi per l’ambientazione realizzati dal disegnatore Alessandro Poli. Come disegnatore del primo numero, in che misura hai contribuito all’ideazione degli ambienti e del character design?
Gli studi di Alessandro sono straordinari perché definiscono bene la città e i personaggi, lasciando allo stesso tempo ampio margine di manovra ai disegnatori che li utilizzeranno. Il massimo, insomma. Il lavoro sugli ambienti quindi è risultato per me molto facilitato: l’impianto di base della città e gli edifici più importanti erano già molto definiti sia dagli studi che dalla documentazione  fotografica fornitami dallo stesso Poli. Il mio contributo più importante credo sia stato quello relativo alla realizzazione degli  interni dell’ufficio  del Direttore nel Tempio della Burocrazia, all’ideazione del design dello Shablands Criminal Asylum  e a quello  dell’Ospedale di New Heliopolis, presente nel film del Doctor Splatter. Per quanto riguarda i personaggi presenti nel primo numero posso dire che Morgan, Regina, Igraine, Fitz e Max Wonder erano definiti, il Direttore l’ho sviluppato insieme a Giovanni Talami mentre gli altri li ho realizzati io, con il contributo essenziale delle indicazioni di Claudio Chiaverotti.

Hai utilizzato delle documentazioni particolari per rendere determinate scene?
Ho utilizzato molta documentazione per questa storia. Ho osservato con particolare attenzione alcune scene ambientate a New York del King Kong di Peter Jackson, e per la scena della tortura di Morgan e Lisbeth mi sono ispirato alle atmosfere del film Hostel di Eli Roth, che ho trovato particolarmente adatte e disturbanti. Inoltre ho molto apprezzato delle foto d’epoca riguardanti la New York degli anni ’30 e ’40 (mi piacciono molto i gargoyle in metallo di quel periodo), le architetture di Antonio Sant’Elia e i particolari in ferro degli edifici di Antoni Gaudì.

Restiamo sulla città di Morgan Lost, New Heliopolis. In questo primo numero l’attenzione al dettaglio architettonico è evidente in molte inquadrature, come lo sono l’omaggio all’architettura futurista e ad alcune avanguardie architettoniche del primo Novecento. Il tutto mischiato a varie ispirazioni che sembrano arrivare da alcune delle interpretazioni più dark della Gotham City di Batman. Come è nato tutto ciò?
Avrete notato che, anche nelle risposte alle precedenti domande, l’attenzione si sofferma spesso sulla città. Non è un caso. Secondo me New Heliopolis non costituisce solo lo sfondo delle vicende di Morgan Lost ma è un vero e proprio personaggio della serie. Indirizza le scelte e le vite delle persone che ci vivono e credo che determinerà anche le atmosfere dei successivi racconti. Insomma, so di ripetermi, ma credo che costituisca un elemento espressivo straordinario. Sicuramente la mia interpretazione della città nasce da un lavoro comune, seppure a distanza, con Chiaverotti e Poli. Anche le prime tavole di Talami hanno influenzato le mie scelte: io credo che la mia parte della storia fosse più adatta a ospitare una città più realistica (seppure con le influenze dei già citati Sant’Elia e Gaudì che la caratterizzano fortemente) mentre la sua necessiti l’uso di una città leggermente  più gotica.

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La gestione della tricromia dal punto di vista narrativo: se n’è occupato direttamente il colorista o ha ricevuto indicazioni precise da parte tua e di Chiaverotti? Hai dovuto modificare il tuo modo di disegnare per rendere più agevole la colorazione delle tavole e più efficace il risultato finale?
Da parte mia nessuna indicazione. Credo che Claudio qualcuna l’abbia data (ricordo che c’era già qualche suggerimento in sceneggiatura). Non ho modificato particolarmente il mio modo di disegnare perché, nel periodo in cui ho lavorato sul primo episodio di Morgan, era già stato deciso che si sarebbe utilizzato il grigio e il rosso ma non si sapeva esattamente come sarebbe stato fatto, quindi ho trovato naturale continuare a lavorare usando il mio solito metodo, eliminando solo qualche mezzo tono e adattando un pochino il segno a una serie di ambientazione urbana.

Intervista realizzata via mail tra il 22 e il 27 ottobre.

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