Proibizionismo, belle donne, alcool e sparatorie. Elementi classici che hanno fatto la fortuna del genere hard boiled e creato una mitologia moderna, in cui figure criminali come Joe Masseria e Al Capone ispirano repulsione e fascino al tempo stesso.
Romanzi e riviste di genere hanno dominato l’editoria statunitense degli anni ’30 e ’40, ma l’attrazione per queste storie non è mai scomparsa, ed è stata declinata in vari modi nel corso degli anni, legandola ad elementi tipici del noir e del thriller. Un genere che ha prodotto opere di grandissimo spessore, capaci di descrivere l’umanità in maniera crudele, sincera, bruscamente intima.
E se si guarda al panorama fumettistico attuale, ci sono due sceneggiatori che hanno fatto grande questo genere negli ultimi due decenni: uno è sicuramente Ed Brubaker (in coppia con Sean Phillips, autore di Criminal, Incognito, Fatale, The Fade Out). L’altro, senza ombra di dubbio, è Brian Azzarello, che ha realizzato in coppia con Eduardo Risso una delle più grandi serie targate Vertigo, ovvero 100 Bullets.
E quando una coppia come questa ritorna insieme con un nuovo fumetto ambientato proprio nel periodo del proibizionismo, le aspettative non possono che essere alte.
Il protagonista di Moonshine è Lou Pirlo, uomo affascinante e dalla lingua tagliente, implacabile sciupafemmine ma che in fin dei conti non ha mai contato niente. L’occasione di rivalsa si presenta con la missione affidatagli dal boss newyorkese Joe Masseria: andare in West Virginia, parlare con Hiram Holt, produttore di un whisky delizioso e irresistibile, e convincerlo a lavorare per il cartello mafioso.
Niente di più facile, all’apparenza. Ma le foreste degli Appalachi nascondono ben altro di una distilleria illegale e un manipolo di bifolchi. La famiglia Holt è legata ad un terribile segreto che affligge i fratelli Tempest e Hirsham, un segreto terribile che si aggira nel cuore della notte.
Partendo da questo spunto, Brian Azzarello e Eduardo Risso costruiscono un noir teso e claustrofobico che si tinge di horror e splatter. Lo sceneggiatore sfrutta le paure e le insicurezze del protagonista per scavare a fondo nell’animo umano. Un uomo ammaliante e all’apparenza sicuro di sé, ma in realtà fragile e spaventato, perennemente in balia degli eventi e incapace di essere padrone della propria vita.
Gli Appalachi diventano un teatro dell’orrore, dell’inquietudine e del mistero, in cui la mostruosità di un lupo mannaro viene messa in secondo piano dalla violenza e dalla crudeltà di uomini come il risoluto e imperturbabile Hiram Holt, i suoi figli assetati di potere, i piccoli sgherri di città in attesa di piazzare la pallottola nel punto giusto e scalare le gerarchie. E al di sopra di tutto questo, le figure femminili, femmes fatales enigmatiche, decise e terrificanti come Tempest, o coraggiose, umane e materne come Delia.
Ogni elemento tipico del genere noir è presente, non ci sono novità degne di nota (la stessa incursione dell’horror non è nuovo a queste storie, soprattutto negli anni recenti), ma la conoscenza approfondita del genere permette a Brian Azzarello di giocare con i luoghi comuni narrativi, dando al lettore quello che si aspetta al momento giusto, ma introducendo anche piccoli particolari volti che destabilizzano le sue certezze (uno scontro a fuoco dal risultato inaspettato, una bambina inquietante che si comporta come una adulta).
La prosa dello scrittore dona al racconto grande scorrevolezza e intensità, grazie a dialoghi secchi ed amari, declinati in vari dialetti per rendere l’esperienza ancora più realistica, un ritmo in perfetto stile pulp e vicino al cinema di genere, fatto di silenzi e pause che creano una atmosfera di serpeggiante terrore, l’attenzione ai dettagli e alle caratterizzazioni di personaggi che riassumono in sé stessi la condizione umana. Anche la resa della perenne ubriachezza del protagonista e del suo disorientamento sono realizzate grazie a salti temporali e blackout narrativi, che a volte confondono anche il lettore, creando una miscela di inquietudine e turbamento.
L’intesa di Azzarello con Eduardo Risso è totale, e l’artista gode di ampia libertà nel dettare l’andamento della storia, guidando l’occhio del lettore con la sapienza registica di un grande professionista: ne è un esempio la sequenza in chiusura del capitolo quattro e quella di apertura del capitolo successivo, in cui la struttura della tavola si frantuma, la vignette si sovrappongono e trascinano il lettore nel vortice di una lussuria morbosa e disturbante.
L’artista usa un tratto spesso ed intenso per delineare corpi ed espressioni una linea sicura e pulita arricchita da un chiaroscuro seducente e misterioso, e grazie a questi elementi ogni personaggio emerge dalla carta in una perfetta sintesi di elementi caratterizzanti ed univoci, anche nei minimi dettagli, quali una leggera inclinazione delle labbra o un particolare modo di indossare un vestito.
Al sapiente uso di luci e ombre si aggiunge il colore, per la prima volta realizzato dall’artista, che si avvale di campiture uniformi e di una tavolozza espressionistica, a tratti irreale e psichedelica, che illumina la notte ora con le calde tinte del sangue, dell’alcool e di occhi che scrutano tra le fronde degli alberi, ora con le fredde tonalità di un ruscello nel quale il protagonista rischia di annegare, illuminato dal pallore della luna, muta testimone della follia umana.
Il primo volume di Moonshine lascia ovviamente molte domande aperte e addirittura un senso di confusa inquietudine nel lettore, vista la velocità con cui si susseguono gli eventi di questo primo volume, ma quello che resta è soprattutto la sensazione di essere di fronte a un grande noir a fumetti, perfettamente in equilibrio tra modernità e classicità.
Abbiamo parlato di
Moonshine vol. 1
Brian Azzarello, Eduardo Risso
Image Comics, maggio 2017
144 pagine , brossurato, a colori – 9,99 $
ISBN: 9781534300644