In occasione del conferimento del Romics d’Oro, abbiamo incontrato a Roma Marcos Martín Milanés, grande autore catalano che da oltre vent’anni arricchisce il fumetto americano con il suo talento unico. Con lui, abbiamo compiuto un viaggio visivo sul filo della memoria, dai fumetti che amava da bambino a quelli che l’hanno consacrato presso critica e pubblico.
Siamo partiti da una vecchia copertina di Don Miky, l’edizione spagnola del nostro Topolino, per approdare una a vignetta, affollata di zombie sulle ramblas di Barcellona in Dead Man Walking… In mezzo, una lunga chiacchierata alimentata dalle immagini e dai ricordi in cui assieme a Marcos Martín abbiamo ripercorso il viaggio espressivo, che, in oltre vent’anni, l’ha condotto dagli studi artistici nella natia Catalogna all’affermazione professionale come autore sul mercato americano.
È una storia di irrefrenabile passione quella del ragazzino di Barcellona, folgorato – dopo Topolino e Mafalda – dalle prime edizioni spagnole delle storie Marvel de “Los cuatro Fantasticos”, firmate da Stan Lee e Jack Kirby.
Ne avevo poche di queste primissime edizioni ed erano in bianco e nero, ma le adoravo… Solo che mio padre odiava i supereroi e quindi li gettò tutti via!
Nonostante la pessima reputazione dei fumetti in casa, il giovane Marcos Martín sceglie presto di trasformare quell’universo di emozioni disegnate nel lavoro della vita. Quando mostriamo una tavola del 1° comic book, firmato dall’autore, proprio da studente liceale ad Upside New York, cogliamo nello sguardo dell’intervistato la tenerezza verso tutte le ingenuità tecniche di quel fumetto, ma anche il suo valore come “punto di svolta” personale.
Avevo 16 anni all’epoca e decisi di diventare un autore di fumetti.
Da lì in poi, una lunga gavetta, perché le ferree logiche dell’industria dei comic book non fanno sconti al talento e alla passione. Così, nel commentare una pagina del suo primo, grande, successo targato DC Comics – Batgirl: Year One – Marcos Martín rievoca:
Ci sono voluti 4/5 anni per affermarmi in quel contesto: avevo firmato delle storie, ma sentivo io stesso che non c’era niente che funzionasse davvero… Finché, finalmente, con Batgirl è scattato qualcosa.
Uno scatto in avanti, che si tramuta – nel decennio successivo – in esiti professionali sempre più convincenti, riconosciuti da critica e pubblico, con cicli di storie memorabili per personaggi come Doctor Strange e Spider-man. Arrivano anche premi prestigiosi come l’Eisner Award per il lavoro, assieme a Mark Waid e Pablo Rivera, su Daredevil. Per paradosso, di questo vertice creativo, Marcos Martín coglie la soddisfazione ma non nasconde anche un pizzico di rimpianto:
Sono approdato a Daredevil, quando stavo chiudendo il mio contratto con Marvel per dedicarmi a cose più personali…Paradossalmente per me era un periodo orrendo. Con la testa mi sentivo già altrove e non ero mai soddisfatto del risultato finale del mio lavoro sul personaggio. Ma fortunatamente quello era solo la mia percezione, alla gente piacque. Sono stato fortunato a far parte del progetto. E un giorno, se ne avessi la possibilità, mi piacerebbe tornare su Daredevil…
Marcos Martín riconosce, insomma, le grandi opportunità che il fumetto americano gli ha dato e tutta la gioia di chi può raccontare gli eroi che ha amato fin da bambino. Al tempo stesso identifica, con la consapevolezza del professionista navigato, i vincoli che nel fumetto popolare subordinano il talento personale alle logiche produttive dettate dal personaggio/franchise:
…A disegnare Spider-Man non sentivo troppa pressione. Volevo fare un buon lavoro, certo, ma sapevo di essere solo un altro tra centinaia di autori che hanno realizzato Spider-man. Se fai qualche guaio, in fondo nessuno se ne ricorda più di tanto… Esistono tanti Spider-man, ciascuno si sceglie i suoi preferiti.
Forse, proprio in questa ricerca di una propria dimensione, anche personale, risiede la tappa successiva del viaggio espressivo dell’autore catalano: il progetto “Panel Syndacate” (piattaforma di produzione editoriale, distribuzione e consumo online di fumetti) di cui l’autore rivendica tutto il valore, commentando un’altra immagine:
Rappresenta il mio approccio a questo settore. Come penso che l’industria del fumetto possa migliorare ed evolversi in qualcosa di diverso. Nel senso, che volevamo mostrare in particolare come si può cambiare il sistema distributivo, il modello di consumo e provare a rendere accessibili i fumetti a tutti, perché è questa la vera potenzialità della rete.
Marcos Martín ne parla con la soddisfazione del pioniere che sa di aver intuito le potenzialità di un certo futuro prima di molti altri, ma anche con la fatica di un lavoro, la cui portata imprenditoriale va oltre quella dell’artista.
Sono ancora orgoglioso di quanto fatto, ma sono anche stanco perché ho dieci anni in più di quando abbiamo iniziato! …Stiamo probabilmente arrivando alla fine del progetto ma fatico a pensare la mia vita professionale senza tutto questo. Panel Syndacate mi ha dato anche una dimensione di indipendenza non comune nel nostro settore.
Sotto l’etichetta “Panel Syndacate”, l’autore catalano ha dato vita ad alcune opere importanti, come il pluripremiato The Private Eye e l’originale spin off di The Walking Dead, Lo straniero, ambientato nella sua Barcellona.
In generale, non amo molto quando gli autori traslocano i personaggi Marvel, quelli DC Comics o altri, nelle loro città di appartenenza. Fu una idea di Brian (Vaughan) non mia! Sentivo la responsabilità di rappresentare la città in un modo coinvolgente, non stereotipato, da “ufficio del turismo”. Parliamo pur sempre di una invasione zombie!
Lo Spazio Bianco è stato media partner di Romics, il festival Internazionale del Fumetto, Animazione, Cosplay, Cinema e Games della Fiera di Roma, giunto alla 30° edizione (dal 30 marzo al 2 aprile 2023).