In occasione del Napoli Comicon 2024 abbiamo avuto occasione di conoscere Holly Heuser e Cold Prison, edita da Eris Edizioni. Nella nostra successiva intervista abbiamo parlato dell’esperienza artistica di Holly, e dei suoi interessi e dei suoi progetti. E, soprattutto, abbiamo parlato anche di Cold Prison, esperienza di lettura unica sia per lo stile prettamente artistico (con l’uso di numerosi stili anche molto diversi fra loro) sia per l’esperienza narratologica in grado di colpire un lettore come un’onda, senza freni e a piena potenza.
Ciao Holly, grazie per questa intervista e benvenuta su Lo Spazio Bianco. A livello artistico, qual è stata la tua formazione?
Ciao a tutta la redazione de Lo Spazio Bianco! La mia formazione artistica è iniziata leggendo Oh, The Places You’ll Go di Dr. Seuss e guardando il libro su MC Escher che c’era in casa di nonna Laura.
Poi ho scelto di fare incisione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Sentivo il richiamo delle tecniche di stampa e incisione, del gratta-gratta sulla lastra di rame incerata perché avevo intuito qualcosa guardando le stampe di Aubrey Beardsley e Albrecht Dürer. Poi ho letto Secret Knowledge di David Hockney che ha ribaltato le mie cervella.
Sei molto giovane e ti stai affacciando alla professione di fumettista con il secondo libro in uscita. Dal tuo punto di vista, come appare la montagna verso una carriera nel fumetto che hai di fronte? Cosa ti aspetti, quali speranze e quali dubbi hai?
Innanzitutto io ho 44 anni. (“si è giovani finché non avvizzisce il cervello”, NdR)
Ai tempi dell’Accademia avevo un forte senso di inferiorità e al tempo stesso superiorità verso i fumetti, un po’ schizoide. Inferiorità perché invidiavo la capacità precisa di disegno, superiorità perché ero ancora succube dello stupido sistema artistico delle mostre.
La montagna che descrivi mi appare fumosa, con pezzi che crollano via via che capisco alcune cose. Adoro i libri, le pagine stampate, gli editori che godono a produrre libri, adoro il disegno e la stampa, e mi aspetto di conoscere sempre più metodi elettrizzanti di stregare con la pagina data al pubblico.
Nella tua pagina Instagram e nelle tue illustrazioni si ritrovano spesso dei temi astratti: che significato hanno per te, nascono spontanei o c’è anche una sorta di studio del segno?
L’astratto è molto importante per me. In quel momento il cervello si arrende alla mano, la mente si ricorda di non sapere, e si accede al mistero antico dei muscoli della mano che fanno segni sul foglio. Nel migliore dei casi ci conduce lontano da quello che sappiamo.
Non sei originaria di Milano, eppure le hai dedicato la tua prima opera, quasi una storia d’amore con la città: cosa ti ha colpita e perché credi che renda bene trasferita sulla pagina?
It’s not where you’re from, it’s where you’re at.
Amo Milano perché ogni giorno è come un cosplay da un libro di Charles Dickens. La città, architettonicamente e infrastrutturalmente parlando, canta e parla, piange e si staglia ecfrasticamente sulle pupille di tutti; è un essere vivente, un mega behemoth con cui amo giocare.
A parte Milano, sono anche altre le città che vengono citate in Cold Prison: qual è il legame che hai con esse, quali sensazioni o ricordi ti provocano?
Addio cari compagni, amici Luganesi
Addio bianche di neve, montagne Ticinesi. (qui si cita Addio Lugano Bella, canzone scritta nel 1985 dall’anarchico, giornalista, avvocato, poeta, scrittore e compositore italiano Pietro Gori che Holly adora nell’interpretazione di Milva, NdR)
Cold Prison è un’opera molto interessante: astratta, punk e psichedelica. Il monologo interiore e senza freni della protagonista colpisce il lettore come un’onda, e dalle sue riflessioni sulla condizione umana il lettore ne trae le sue, aprendo uno spazio di riflessione. Com’è stato lavorare alla parte narratologica dell’opera?
Ti ringrazio per queste parole. La parte narratologica dell’opera è stata un’esperienza inedita per me: la storia della missione carceraria nello spazio era già chiara e completa nella mia testa, e ho semplicemente vomitato una pagina dopo l’altra, in uno stato di trance tecnico, facendo pensare i materiali e lasciando che la mia muta goduria materiale riempisse ogni angolo della pagina. Cold Prison, il capitolo centrale del libro, è stato disegnato direttamente in una Moleskine A4, nell’ordine che il lettore vede oggi.
È stata un’esperienza psichedelica, in cui la mia disciplina (essenzialmente la capacità di stare al tavolo senza alzarsi e senza usare i social) ha permesso all’idea di fiorire. Adesso capisco che era una deviazione necessaria dal diarismo intimista che mi aveva animato nel mio primo libro, Milano Emotiva.
Invece, per quanto riguarda il lato artistico, sono diverse le tecniche che hai utilizzato, dando origine a un’opera visivamente mozzafiato, con la chicca finale della copertina personalizzata per ognuna delle copie stampate. Vuoi parlarci più nel dettaglio di tutte le tecniche tutte le opere grafiche utilizzate, e nello specifico dell’effetto marmorizzato, la cui particolarità arricchisce fortemente l’esperienza di lettura?
La mescolanza schizofrenica di tecniche e stili è una delle cose che mi tiene artisticamente in vita.
Le pagine con scenari spaziali che descrivi sono state fatte con una bastardizzazione casalinga della tecnica giapponese del suminagashi, che consiste nel sospendere gocce d’inchiostro sulla superficie dell’acqua in una bacinella, alternando a un fluido reattivo, creando forme astratte concentriche che poi si “stampano” su un foglio appoggiato sull’acqua. Per una disegnatrice compulsiva come me è stato molto liberatorio creare forme senza usare la penna o pennello.
Alla fine dell’esperimento ho guardato i risultati e ho capito che erano scenari spaziali, cioè quello che mi mancava per legare insieme i tre capitoli del libro su cui stavo lavorando.
Come hai incontrato Eris Edizioni sulla tua strada? Ti sei proposta tu, ti hanno trovata loro? Che influenza e lavoro da editor hanno aggiunto alla tua opera rispetto a come l’avevi immaginata?
Nel 2015 stavo fantasticando col Mattia Pagliarulo (uno degli animatori di BordaFest, NdR) di quanto sarebbe bello fare un libro con Eris. Loro da 15 anni fanno editoria di fumetti indipendente, e li vedo abbastanza immuni alla tossicità da social, con una dose potente di realismo, piedi per terra e praticità nel risolvere i problemi (Anna Matilde Sali di Eris la definisce “la scuola Torinese”).
Nel gennaio del 2022, avevo finito di disegnare il capitolo centrale di Cold Prison. Ero poco avvezza alle modalità delle case editrici di fumetto ma volevo imparare, quindi ho inizialmente contattato il bravo editor freelance Matteo Contin.
Seguivo il suo lavoro di recensore e editore su Instagram, ma non ci conoscevamo di persona. Era appena uscito Materia Degenere 3 curato da lui, e ho semplicemente chiesto aiuto con la cosa che avevo appena disegnato. Devo dire che Contin ha reagito veramente bene alla ventata gelida che gli ho schiaffato davanti: ha letto Cold Prison e ha detto “okay Holly, ti aiuto a pubblicarlo”.
Dopo un po’ di tempo, ha creato la connessione con Eris, che hanno subito capito questa mia opera psichedelica. È stata una soddisfazione continua lavorare sia con Matteo Contin che con Eris.
Che ricezione hai ottenuto dai lettori finora?
Positiva! Noto che molta gente non si aspetta di trovarci certi temi. Vedo anche che l’ondata emotiva che mi ha spinto a disegnarlo viene trasmessa nelle viscere di chi legge e di questo sono contenta.
Progetti per il futuro?
Rimanere libera.
Al di là del disegno, quali sono i tuoi interessi e le tue passioni?
Suonare le canzoni di Bright Eyes all’ukulele; cucinare vegetariano arrangiando le verdure in modi esteticamente piacevoli; leggere romanzi eccitanti, fare situazionismo. Per citare Isabella Santacroce “Voglio che la mia vita sia solo una serie di pagine bellissime”.
Grazie per il tuo tempo Holly!
Intervista condotta online tra aprile e giugno 2024.
Holly Heuser
Holly Heuser è nata nel 1979 a Tangeri. Dopo alcune esperienze formative e lavorative all’estero è ora di stanza a Milano, dove ogni giorno con impegno, costanza e creatività si esercita nel disegno psichedelico e nel viversi appieno la vita. Ha pubblicato per Agenzia X Milano emotiva. Diario illustrato di psicogeografia urlata (2022) e per Eris Edizioni Cold Prison (2024).