Gli elementi di Eleanor e l’airone – scritta da John Layman, disegnata da Sam Kieth e colorata da Ronda Pattison, prodotta negli USA da Aftershock Comics e portata da noi da Saldapress – sono semplicissimi: una ragazza (Eleanor), un airone parlante dalla dieta stana e il becco multiforma (Ellis), una pittrice famosa (Anastasia Rue), un sicario a pagamento con un verme dentato al seguito, un ispettore (Gilbert Belanger), un commissario (Rabiduex), un gatto nero (Cheswick) e molte uova; il tutto mescolato e messo in scena a Parigi.
L’intreccio è lineare: inizia con dei furti d’opere d’arte, prosegue con un’indagine che ha un climax via via che si scoprono relazioni e identità dei personaggi, culmina con una resa dei conti e chiude con la riparazione di torti e la restituzione di cose rubate.
La componente fondamentale di Eleanor e l’airone, quella che caratterizza ogni suo elemento, è la leggerezza.
Una leggerezza che si sperimenta innanzitutto come sensazione di un mondo sospeso fra realtà e immaginazione, nel quale moventi e verosimiglianze sono bizzarri, ma portati sul proscenio con understatement. Ed è proprio questa semplicità nel mostrare cose che abitano un tempo e un luogo irriducibili al nostro – dall’airone che parla all’abbigliamento; dalla ricostruzione degli ambienti alla fisionomia dei personaggi – che ci fa immergere da subito nell’universo altrimenti strampalato creato da Layman e Kieth.
Questa piena immersione avviene immediatamente, nel prologo che apre il racconto e ne anticipa la cifra stilistica: vediamo Eleanor nelle acque di in un luogo indefinito, che, attratta da un rumore, scopre un uovo.
La prima impressione è di trovarsi di fronte alla scena di un sogno: la costruzione art-déco della doppia pagina di apertura, i colori caldi, con un senso di quiete che muta improvvisamente in ansia, con Elinor che corre ad ampie falcate, inciampa e cade nel fango e diventa infine disperazione nell’ultima immagine. Tutto ha i caratteri di un altrove onirico, ma la sorpresa vera è il mondo mostrato nelle pagine immediatamente seguenti, che appare appartenere a una dimensione liminale di dormiveglia (v. Fig. 1).
Nella narrazione la leggerezza si rivela particolarmente nella modalità di scioglimento dei momenti di tensione dell’intreccio. Il crimine attorno al quale ruota l’intrigo è crudele e i cattivi sono senza scrupoli e manipolatori, ma nel mondo di Layman e Kieth c’è sempre una via d’uscita per i buoni, e i malintesi e le falsità cadono mostrando la forza positiva del diritto: a un certo punto Eleanor viene incarcerata, ma “alla luce del suo alibi granitico” il commissario Rabideux, che pure ha bisogno di un colpevole, non esita a liberarla.
Siamo nell’ambito del fantastico, certo, e possiamo senza dubbio seguire le immediate suggestioni d’atmosfera che richiamano l’Adéle Blanc-Sec di Jacques Tardi e l’Amélie di Jean-Pierre Jeunet. Siamo in un “altroquando” del quale è impossibile dare coordinate precise: a vanificare il tentativo basta l’abbigliamento mutevole di Eleanor, che passa senza destare reazioni da un vestito lungo con cappello a larga tesa di inizio XX secolo a una mise canottiera, zaino, pantaloncini e scarponi (il testo stesso arriva a chiedere al lettore quale sia la vera Eleanor); oppure l’auto di Belanger, una triruote che richiama la BMW Isetta degli anni ’50. Sembra che tutto possa accadere in questo mondo sospeso nel quale solo l’anima dei personaggi offre riferimenti certi, pura o nera che sia, ma ferma.
A questo effetto di straniamento ambientale contribuisce la resa generale del mondo: oggetti, corpi, inquadrature e colori hanno l’aspetto del caricaturale, ma restano sempre ben al di qua del grottesco. Dalla mole massiccia a forma di pera dell’ispettore Belanger, alle deformazioni spaziali delle immagini, passando per la graficizzazione delle onomatopee e alle didascalie con freccia per identificare oggetti insignificanti nelle vignette, il racconto utilizza una vasta gamma di dispositivi ironici, ma l’effetto non è tanto di distacco (“non sta accadendo niente, in realtà è una costruzione narrativa artificiosa”), quanto di rassicurazione (“il male, per quanto meschino, non può prevalere e il bene ha sempre uno spazio per cambiare le carte in tavola e ribaltare la situazione”).
Lo stile di Kieth è in perfetta sintonia con questa visione, grazie alle sue morbidezze e, soprattutto, alla capacità di dare individualità e profondità emotiva ai personaggi giocando con i loro volti e i loro corpi. Il suo tratto rafforza la tipicità dei personaggi, con i buoni individuati da linee curve e morbide e i cattivi da linee più spigolose. Caso esemplare, la sensualità aggressiva e conturbante della femme fatale del racconto, con il suo corpo sinuoso valorizzato da lunghi vestiti fascianti e i suoi occhi, resi come veri e propri buchi neri in mezzo al volto.
Il colore dà corpo alle figure e funziona da vero e proprio marcatore emotivo, ma alcuni esempi delle matite di Kieth in coda al volume ce ne mostrano il fascino e la completezza, come fossero stati concepiti per una stampa in bianco e nero (v. Fig. 4).
Se la leggerezza è l’elemento fondamentale del mondo di Layman e Kieth, la gentilezza è la dominante tonale del racconto. Una gentilezza che si esprime nei modi, nei sorrisi e nei dialoghi di Eleanor, Ellis e Belanger e che vince la malizia degli avversari. I loro sentimenti sono netti ma resi con grande rispetto, accennati e allusi, con un’ironia complice, evidente ad esempio quando Belanger commenta l’identikit di Eleanor: “gli occhi erano più vivaci e il suo sorriso aveva un certo calore e anche una placida aura di tristezza“. Allo stesso modo, i momenti più intensi, dove si mostrano le emozioni positive più profonde, sono trattati con pudore, evitando un patetismo spettacolare e istantaneo.
Con Eleanor e l’airone, Layman e Kieth, con il prezioso contributo di Pattison, ci propongono una piccola fiaba sognante, con personaggi d’impatto e una morale semplice; e, se come protagonisti avesse avuto dei bambini, la sua leggibilità l’avrebbe resa una proposta ideale anche per i piccoli lettori.
Abbiamo parlato di:
Eleanor e l’airone – Prendere il volo
John Layman, Sam Kieth
Traduzione di Leonardo Rizzi
Saldapress, 2018
128 pagine, brossurato, colori – 14,90 €
ISBN: 9788869193521