Laura Pérez è un’autrice di fumetti e illustratrice spagnola conosciuta a livello internazionale ma ancora poco pubblicata in Italia. A fine 2024 Oblomov Edizioni ha però portato nelle librerie – dopo averlo serializzato sulla rivista Alterlinus – Nocturnos, una graphic novel in cui Pérez riflette sui molti significati della notte e delle ore notturne. Proprio partendo da questa opera abbiamo intervistato l’autrice, estendendo il discorso alle sue influenze e al momento d’oro che stanno vivendo gli autori spagnoli.
Ciao Laura e benvenuta su Lo Spazio Bianco. Racconti ai nostri lettori qual è stato il percorso che ti ha portata al fumetto?
Ciao e grazie, è un piacere essere sulle pagine de Lo Spazio Bianco.
Dunque, ho cominciato a disegnare da piccola, come tutti i bambini. Poi ho frequentato l’Accademia di Belle Arti a Valencia (Real Academia de Bellas Artes de San Carlos, n.d.r.) e, grazie a una borsa di studio, ho proseguito in Francia (École Régionale des Beaux Arts de Rennes, n.d.r.) e in seguito in Canada (Alberta University of the Arts, n.d.r.), fino a Barcellona. In ciascuna di queste scuole ho appreso diverse maniere di concepire l’insegnamento, il disegno, la pittura e l’illustrazione, elemento che mi ha arricchito e che mi ha permesso di indirizzare il mio percorso formativo e professionale prima all’illustrazione e in seguito al fumetto.
Nocturnos è una grande riflessione sulla notte, sul suo significato per l’essere umano in termini esistenziali e di percezione della realtà. Come è nata l’idea per questa tua opera e come l’hai sviluppata?
Da tempo stavo accarezzando l’idea di usare la notte come protagonista di una storia: definire una finestra di tempo durante l’assenza della luce, un contesto ciclico nelle nostre vite che segna in maniera precisa il passare del tempo. Uno spazio dove, sia psicologicamente sia fisicamente, mutiamo rispetto al giorno. Gli ho dato forma a poco a poco, sono apparse storie che non mi aspettavo, qualcosa di molto comune nel processo di creazione di un libro: credi di andare in una certa direzione mentre ne appaiono altre, e allora ci si lascia portare dall’intuizione. E c’è molta intuizione in Nocturnos.
Dentro le pagine si trovano tante riflessioni, sul significato dei sogni e sulla loro consistenza reale, sul rapporto con l’intelligenza artificiale fino a quello con gli animali e la natura, per culminare con una bellissima riflessione su cosa possano essere la nostra esistenza e la nostra coscienza. Tutti spunti che vengono da te stessa o che hai, per così dire, assorbito da colloqui con amici e familiari? E tra tutte, qual è la riflessione che più ti sta a cuore?
Le riflessioni nascono da conversazioni che ho avuto o storie che mi hanno raccontato, c’è molta varietà. Sono state selezionate solo quelle più affini all’opera che avevo in mente. È molto comune che durante lo sviluppo di un’opera tutto cresca più del previsto, come in un giardino, e bisogna lavorare tagliando e sottraendo. Una delle riflessioni a cui tengo di più è quella legata alla coscienza. Mi ero svegliata durante la notte e mi ero appuntata l’idea sul telefono come una sveglia: “includi la storia della coscienza, è importante per il libro”, avevo scritto. E l’ho inclusa, poco prima di finirlo. Mi piace non avere tutto già definito, lasciare spazio all’improvvisazione, perché la vita è così: facciamo programmi, però poi arrivano situazioni con cui bisogna confrontarsi, includerle (o eliminarle) dalle nostre vite. Tra le riflessioni poi alcune nascono da conversazioni che ho avuto o storie che mi hanno raccontato, c’è molta varietà.
Nocturnos si rivela essere fondamentalmente un’opera senza una trama unitaria ma ricca di personaggi e ambientazioni (e dunque potremmo dire con molte trame): come hai costruito una struttura così particolare e complessa da tenere insieme? E i personaggi che il lettore incontra nelle pagine da dove arrivano?
La notte è il personaggio principale, e in essa incontriamo esseri notturni come il barbagianni, o il gufo, che ci guidano per mostrarci le vite di diversi personaggi che non appartengono naturalmente a questo ambiente. Mentre questi animali, che vi appartengono, ci rendono partecipi di una visione “voyeuristica” di queste storie.
Gli scorci di trama che doni ai vari personaggi del libro potrebbero ben essere ciascuno l’incipit di una storia loro dedicata: potrebbero davvero nascere altri fumetti futuri da Nocturnos?
Non lo so. È vero che ogni storia sembra l’inizio di una più lunga, ma preferisco pensare che quei frammenti siano come la vita stessa: adesso, per esempio, siamo in un momento di scrittura e lettura, dopo qualcuno andrà per strada, farà qualcosa, dormirà e così via, sono tutti frammenti. La vita è fatta di piccoli momenti di cui ricordiamo poco, nel libro mostro quei ricordi che non si dimenticano.
Tutti i personaggi che presenti sono fondamentalmente soli con sé stessi e la solitudine è un altro elemento su cui rifletti nelle pagine: in fondo la notte è veramente il momento in cui siamo da soli con noi stessi, specie se insonni. Per te che cosa è la notte? Il momento in cui lavori meglio? Il momento dei pensieri esistenziali?
Ci sono notti inquiete e notti tranquille, ma sono tutte solitarie. Che siamo soli o in compagnia, quella disconnessione dal giorno per entrare nella nostra mente e nel nostro subconscio in modo solitario è unica. È un mondo di mistero che ci inquieta e allo stesso tempo ci serve per continuare a esistere. Per vivere dobbiamo disconnetterci e connetterci con un altro mondo che non conosciamo, ma non sappiamo nemmeno in cosa consista il mondo in cui siamo svegli, quindi qual è il più reale? Entrambi lo sono, ed entrambi sono ugualmente importanti per la nostra esistenza. La notte e il sonno rappresentano un luogo essenziale per la vita e per la comprensione di noi stessi. Per quanto mi riguarda, io lavoro bene sia di giorno che di notte.
Legandoci alla domanda precedente sulla solitudine dei tuoi personaggi, gli unici due che dimostrano un grande desiderio di stare insieme sono la coppia di anziani a letto, in uno dei passaggi più intensi del libro. Solo quando si arriva verso la fine del soggiorno su questo piano dell’esistenza, capiamo pienamente che abbiamo bisogno degli altri?
In quella storia è più evidente l’eterna domanda: e dopo cosa sarà? E prima, cosa è stato? E adesso che cos’è? Gli altri sono necessari in maniere differenti nel corso della nostra vita, possiamo morire a qualsiasi età, ma se arriviamo a essere molto anziani, forse c’è più tempo per riflettere sull’impatto che abbiamo sugli altri e quello che gli altri hanno su di noi. E possiamo pensare di continuare a vederli oppure no, ma loro sono in qualche modo in noi, alla fine siamo le persone che ci abitano.
Da un punto di vista visivo, in Nocturnos si ritrovano tantissime influenze di un certo tipo di fumetto americano, da Daniel Clowes a Charles Burns, fino a Richard McGuire che sappiamo che tu adori.
Che Here sia il mio fumetto preferito non è un caso. Il concetto di spazio-tempo e di come lo abitiamo è qualcosa che ho sempre avuto in mente, quindi scoprire quel fumetto è stato un balsamo per l’anima. Penso che realizzare un libro sia il risultato di ciò che leggiamo, vediamo, pensiamo, facciamo, è un filtro di noi stessi. Ma devo ammettere che sono sempre stata influenzata più dal cinema che dal fumetto.
Ci sono varie scelte grafiche in Nocturnos molto interessanti, come per esempio gli angoli stondati delle vignette che nel linguaggio del fumetto spesso indicano sogni, ricordi o sequenze ambientate nel passato. O ancora l’uso del colore: c’è tantissimo nero in Nocturnos come è giusto che sia, ma anche moltissimi colori, il che potrebbe sembrare controintuitivo in un racconto sulle ore notturne. Come hai preso queste scelte di linguaggio?
Non sapevo che le vignette con angoli stondati si usassero per indicare sogni, ricordi o momenti passati, quindi vi ringrazio per questa informazione, anche i nuovi libri che sto realizzando proseguono con quell’elemento. Li uso perché mi piacciono, non c’è un altro motivo specifico.
Riguardo il nero e l’uso del colore: il nero lo utilizzo come metafora di tutto quello che scopriamo mentre stiamo dormendo, e anche quando siamo svegli – in realtà non conosciamo granché, ed è vero che più si sa meno si conosce. I colori che uso, invece, sono solitamente quelli primari.
Come te, vari autori di fumetto spagnoli sono diventati in questi primi venticinque anni del XXI secolo figure di spicco internazionale (penso a David Rubin, Paco Roca, Pepe Larraz, Marte Gracia). Da un punto di vista professionale, come è oggi il mondo del fumetto spagnolo secondo la tua percezione?
Credo che si stia vivendo un buon momento e ci sono molti autori che emergono e raccontano le loro storie in modo differente. È bello osservare l’enorme ventaglio di modi di vedere la vita e di narrare i propri punti di vista, sono molto felice del panorama attuale e delle prospettive future.
Oltre a Nocturnos è arrivata in Italia un altro tuo libro, Naufraghi, realizzato assieme a Pablo Monforte. I lettori italiani, dunque, ti conoscono per queste due opere, sperando di poter leggere presto altri tuoi libri tradotti in italiano. Quali sono, secondo te, le differenze tra Naufraghi e Nocturnos?
Náufragos lo ha scritto Pablo mentre io l’ho disegnato, quindi è uscito dalla sua mente e io ho pensato a come dargli una forma grafica. È stato la mia prima graphic novel mentre Nocturnos è, per ora, l’ultima, a cui ho dato forma scritta e grafica. Sono opere completamente differenti, e provo un affetto speciale per entrambe.
Nella tua carriera hai dimostrato un’enorme versatilità, come dimostra la candidatura agli Emmy per la sigla animata di Only Murders in the Building, serie tv per la quale hai realizzato anche i disegni e i murales del personaggio Mabel, interpretato da Selena Gomez. Come si modifica il tuo lavoro e il tuo stile in base al medium che scegli per esprimerti?
La cosa bella e positiva di quell’incarico è che mi hanno chiesto di usare esattamente il mio stile, che era quello che stavano cercando, quindi hanno adattato tutto allo stile che gli ho mostrato, che è lo stesso dei fumetti. Si è rivelato un successo, è stato un incarico molto piacevole e curioso, senza dubbio.
Nocturnos è quasi un silent book, i dialoghi e le parole sono ridotti all’essenziale, come spesso accade nelle ore notturne. Ma il silenzio della notte può essere anche un’ottima atmosfera per perdersi nelle parole e nelle riflessioni con coloro a cui siamo vicini. Quale delle due situazioni ti è più affine?
Mi identifico con entrambe, ci sono notti di tutti i tipi!
Grazie per le tue risposte e il tempo che ci hai dedicato, Laura!
Grazie a voi per le domande e il tempo che voi avete dedicato a me!
Intervista realizzata via mail a gennaio 2025
Traduzione dallo spagnolo di Lisa Maya Quaianni Manuzzato
Laura Pérez
Laura Pérez Granel è una delle voci fumettistiche spagnole contemporanee più affermate, un’autrice che si muove con disinvoltura a cavallo di scrittura, fumetto e illustrazione e collabora con importanti editori e media nazionali come El País, media internazionali come The Washington Post, The Wall Street Journal, The Boston Globe e riviste come Vanity Fair e National Geographic.
Ha riscosso un considerevole numero di importanti riconoscimenti: ha vinto il Critical Eye Awards di Radio Nacional de España, il X Premio Internacional de Novela Gráfica Fnac-Salamandra Graphic, il premio per il miglior album nazionale allo Splash Sagunt, il Critical Eye Award e il Premio Ignotus per il miglior fumetto nazionale. Inoltre, è stata nominata per un Emmy Award per i titoli di coda della serie Only Murders in the Building. Nocturnos, portato in Italia da Oblomov, è un fumetto dalle atmosfere lynchiane sospeso tra realtà e sogno.