Che cosa fa di un fumetto un successo? Quale è la forza che fa unire critica e pubblico in un tripudio di elogi? Spesso è difficile rispondere a questa domanda. E allora chiediamoci: perché Saga sta avendo così tanto successo?
Si potrebbe dire che Brian K. Vaughan e Fiona Staples sono riusciti a creare una miscela esplosiva di avventura sci-fi, soap opera fantasy, saggio sulla modernità ambientato in una galassia lontana così simile alla nostra, non sempre privo di scontatezze, ma raccontato con un linguaggio naturale, ironico, volgare quando serve, creando una storia densa, un universo pieno di creature grottesche, di mondi affascinanti. Nel quarto volume c’è tutto questo. C’è spazio per l’azione,che accompagna tutta la storia e raggiunge il suo climax con il ritorno in scena di Gwendolyn, Sophie, il Volere (ancora catatonico) e la sorella di quest’ultimo, la freelancer il Sigillo. C’è spazio per la critica allo svilimento dell’arte e della cultura, con l’introduzione del “Circuito Aperto”, una compagnia clandestina di attori ed attrici che produce sceneggiati-spazzatura da “spacciare” in tutto il cosmo per distrarre le masse dal mondo circostante. E ancora, la costante critica e analisi della guerra e delle differenze sociali, affidata questa volta agli abitanti e regnanti del Pianeta Robot e al conflitto tra plebe (l’inserviente in bianco e nero Dengo) e potenti.
Tutto questo è vero. Ma forse il vero successo di Saga sta in una frase e nella reazione che il lettore ha leggendola.
“Questa è la storia di come i miei genitori si sono separati.”
Mentre Hazel, la figlia proibita, narratrice quasi onnisciente che ci parla da un futuro imprecisato, scandisce queste parole, che tanto contrastano con la tenera ed intima immagine della famiglia stretta in un abbraccio, il lettore sente il cuore sgretolarsi, sgrana gli occhi, e si getta disperatamente nelle pagine successive.
Ecco cardine della storia, quello che rafforza tutti gli elementi del racconto: la narrazione della relazione di coppia. In questo senso, Saga è una rarità, quantomeno per il mercato statunitense. Sin dal primo numero, Vaughan ha seguito l’evoluzione della vita di Alana e Marko, Romeo e Giulietta di una galassia lontana lontana, genitori in fuga da tutto e tutti.
In questo volume, pur sviluppando la trama e lasciando spazio all’avventura e ai colpi di scena, l’autore si focalizza su un elemento nuovo: un nuovo equilibrio per la famiglia, che sembra promettere un futuro migliore, nonostante i pericoli ancora presenti.
Ma è proprio la quotidianità, stentata, faticosa, che rischia di mettere a repentaglio tutto quanto. Ed è una routine in cui tantissime coppie, e potenzialmente tutti i lettori, possono riconoscersi.
Alana si impegna giorno dopo giorno in un lavoro degradante ma necessario, arrivando anche ad assumere droghe pur di alleggerire una pressione.
Marko, da parte sua, deve occuparsi della bambina e non deve dare nell’occhio, ma la lontananza da Alana, il senso di impotenza e inutilità, forse anche di inferiorità nei confronti della compagna che lavorando porta avanti la famiglia, lo faranno avvicinare pericolosamente alla bella insegnante di ballo per bambini incontrata in un parco.
Una vita difficile, fatta di sacrifici, amore, ma anche incomprensioni, mancanza di dialogo e distanze che si allargano sempre più. Ed eccoci arrivare alle recriminazioni, alle liti, ed alla separazione.
E se guerra e fuga fossero sostituiti da crisi economica e tentativo di vivere una vita dignitosa, se Marko ed Alana fossero sostituiti da due terrestri che vivono nel 21° secolo?
Brian K. Vaughan scrive una storia che sembra distante anni luce da noi, e poi crea dei personaggi e delle situazioni che non potrebbero essere più concreti, riuscendo a far dialogare senza alcuno sforzo eventi enormi come la guerra e la politica con vicissitudini comuni, intime. Le difficoltà dello stare insieme, soprattutto nella cattiva sorte, quando la vita sembra essere troppo grande, troppo dura, è una sensazione che prima o poi proviamo tutti, e quindi riusciamo a sentire vicine queste strane creature, che vivono in un mondo assurdo e pieno di esagerazioni, ma che parlano e si comportano proprio come noi, che affrontano piccoli drammi, così minuti in confronto a ciò che accade intorno, eppure così importanti, essenziali.
A dare man forte alla prosa diretta e fluida di Vaghan, i disegni di una Staples che cresce numero dopo numero. Anche se ogni tanto si notano incertezze in alcuni passaggi, specialmente nella definizione dei personaggi maschili e soprattutto in quella degli ambienti che appaiono a volte troppo abbozzati, la carica emotiva con cui la disegnatrice canadese permea ogni scena di dialogo (o di lite) tra i due protagonisti contribuisce a far sentire ancora più vicini i lettori ai protagonisti. Gli sguardi innamorati e le tenerezze, i volti sconvolti dalla rabbia, dallo sgomento, dalla paura di perdere il proprio amato sono così intensi da bypassare il testo ed arrivare dritti al cuore senza alcun bisogno di una spiegazione. La scena del sesso senza amore tra Alana e Marko, accompagnata da una poetica prosa del quotidiano, è forse una delle sequenze migliori viste finora, così struggente ed efficace nel far capire che qualcosa si sta rompendo.
Ci siamo noi in quella stanza, siamo noi Alana e Marko. Sentiamo il loro amore, sentiamo il loro dolore. Quando tutto sembra andare alla deriva, quando la rabbia supera l’affetto, anche noi ci sentiamo smarriti. Ma la splash page finale, trampolino di lancio per il prossimo arco narrativo, ci dona ancora speranza.
Perché noi vogliamo che ce la facciano.E facciamo il tifo per loro.
Abbiamo parlato di:
Saga volume #4
Brian K. Vaughan, Fiona Staples
Traduzione di Michele Foschini
Bao Publishing, Gennaio 2015
152 pagine, colore, brossurato -14 €
ISBN:9788865432723