La rivoluzione di genere in Boys run the riot

La rivoluzione di genere in Boys run the riot

"Boys run the riot", di Star Comics, è la storia di Ryo, ragazzo transgender che, insieme all'amico Jin, prova a ribaltare i canoni del binarismo con la moda.

Copertina di "Boys run the riot" vol.1

Lanciato durante lo scorso Pride Month all’interno della collana Queer di Star Comics, Boys run the riot è indubbiamente uno dei titoli più interessanti di questo genere, dato che presenta personaggi e tematiche piuttosto rare nella narrativa manga.

Pubblicato in patria su una rivista seinen – magazine indirizzato a un target di lettori adulti – è la storia di Ryo, un ragazzo transgender che non si sente capito nè tantomeno accettato dai suoi compagni. Pur non sapendo ancora niente della sua identità di genere, il senso di ansia e sfiducia che Ryo prova verso di loro sono tali da non consentirgli di uscire allo scoperto. Nel pieno di questo doloroso momento, Ryo incontra Jin, il ragazzo più figo e rispettato della scuola, che non ha alcun timore di ciò che pensano gli altri: in pratica il suo completo opposto. La scintilla dell’amicizia scocca quando si rendono conto di avere gusti simili in fatto di moda, e decidono di lanciare la loro personale linea di abbigliamento. Il nome è appunto Boys run the riot.

Nel corso dei quattro volumi Jin e Ryo si confrontano con finanziatori e promotori, ma anche con amici e concorrenti che li aiutano (tra consigli e porte chiuse) a trovare la propria strada. Parallelamente l’animo di Ryo si rafforza: più va avanti più aumenta di coraggio e consapevolezza della propria identità, anche lui, naturalmente, tra incontri e scontri con le figure che capiteranno sul suo cammino. Questa sovrapposizione tra la ricerca dell’identità del brand e quella dello stesso Ryo è la carta vincente della serie, poiché mette al centro il tema della definizione di sé con due chiavi di lettura, senza appesantire il tono leggero della storia.

Boys run the riot vol.1

Per quanto si lasci andare un po’ troppo spesso a banalità e a ritmi didascalici, nel complesso l’opera ha una morale estremamente positiva e arricchente. Molto efficace, in questo senso, l’arco narrativo dedicato all’influencer Tsubasa e all’uso del “fattore lgbtq+” come elemento di marketing: è un altro grosso tema, qui inserito quanto basta per indurre il lettore a porsi le giuste domande, che ancora oggi crea forti attriti tra i grandi brand e gli attivisti lgbtq+.

Keito Gaku, qui alla sua opera di esordio, realizza delle tavole non particolarmente memorabili ma pulite e precise nel tratto, che comunque migliora di volume in volume e lascia ben sperare per i suoi futuri lavori. A favore dell’autenticità della storia è importante sapere che, come il protagonista, anche l’autore è transgender e ha riversato in Ryo molto della sua esperienza personale. Tuttavia ha spiegato, come leggiamo nell’intervista che arricchisce il primo volume, che più che restituire un affresco drammatico sull’accettazione, Boys run the riot aveva come obiettivo quello di suggerire agli adolescenti di “trovare un sostegno su cui possano riversare tutta la loro attenzione” (come è successo con la moda nel caso di Ryo e Jin), poiché è proprio in quel sostegno che troveranno l’aiuto necessario ad accettare le proprie criticità.

Boys run the riot è un’opera che, rispetto alla gamma del manga mainstream attuale, possiamo definire insolita e con del potenziale per proseguire ben oltre l’ottimo finale che ci regala. È, in definitiva, una lettura tanto piacevole quanto leggera ma che lascia le giuste domande su un tema oltremodo interessante e attuale.

Abbiamo parlato di:
Boys run the riot
Keito Gaku
Traduzione di Michela Riminucci e Anna Scopano
Star Comics – Collana Queer, 2022
4 volumi, 200 pagine cad., b/n – 7,50€ cad.
Vol. 1 ISBN: 9788822632678

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