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    Erik Larsen: tra Ragni e Dragoni

    Abbiamo intervistato Erik Larsen, uno dei padri fondatori dell’Image Comics, creatore del personaggio Savage Dragon e disegnatore di Spider-Man negli anni ’90.

    Erik Larsen, negli anni ’90, prima di diventare uno dei fondatori della Image Comics, per la quale dal 1992 sta ininterrottamente pubblicando la serie dedicata a Savage Dragon, è stato uno degli autori di punta di Spider-Man. In questa intervista ripercorriamo con lui quel periodo della sua carriera, dall’importanza della nascita della Image al suo lavoro sull’Arrampicamuri che lo fece conoscere al grande pubblico.

    Benvenuto su Lo Spazio Bianco, Erik!
    Nel 2022 Image Comics ha celebrato trent’anni di vita: la sua nascita ha rappresentato una svolta epocale per il fumetto seriale americano. Tu sei stato uno dei sette “padri fondatori” della casa editrice: tre decadi più tardi, quali sono i tuoi pensieri a proposito di quest’esperienza che continua ancora oggi e cosa ricordi di quei giorni?
    Ricordo per lo più il divertimento di stare con degli amici ed essere parte di qualcosa che era genuinamente positivo. Positivo per il settore e per i diritti degli autori, con il pubblico che era estremamente entusiasta dei fumetti, dell’azienda e del lavoro che facevamo. C’è stato un periodo in cui tutto diventò piuttosto folle e dovevamo essere scortati in giro come se fossimo stati i Beatles, il che era alquanto strano, ma la fama legata ai fumetti non è come la vera fama. Quando sei veramente famoso non puoi andare da nessuna parte o fare niente. Con la fama per i fumetti puoi essere la persona più famosa del mondo in una stanza, ma se esci da quella porta e torni nel mondo reale nessuno sa chi tu sia e puoi andare a comprarti le scarpe senza venire riconosciuto. È un tipo di fama divertente, perché hai un assaggio di celebrità senza che diventi insopportabile. Principalmente ricordo l’entusiasmo del gruppo e l’amore dei fan.

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    I fondatori della Image Comics. Da sinistra: Jim Valentino, Jim Lee, Erik Larsen, Rob Liefeld, Todd McFarlane e Mark Silvestri.

    Guardandoti indietro, c’è qualcosa che faresti diversamente? E quali sono i tuoi pensieri sulla più recente evoluzione della casa editrice?
    Se vivi diversamente una qualsiasi vita, tenderai a fare scelte diverse solo per movimentare le cose. Non ho molti rimpianti. Forse avrei adottato una numerazione diversa per la storia di Savage Dragon per l’Image-X Month (iniziativa presa dalle Image nel 1994 quando, per un mese, ogni autore all’interno della casa editrice scambiò il proprio titolo con quello di un collega, n.d.r.) per mantenere le cose più semplici e chiare – ma oltre a ciò, non c’è molto. Tendo a guardare avanti piuttosto che indietro. Potrei desiderare di essermi dato le mie prime scadenze, e lo desidero, o di non aver detto questo o fatto quello, ma ciò che è fatto è fatto. Non posso fare niente riguardo al passato, posso soltanto influenzare il futuro. Ai vecchi tempi, tutti votavamo a proposito di ogni progetto e ciò è diventato troppo gravoso perché potesse continuare. Far sì che l’editore si accolli tali decisioni è stata una buona scelta.

    Come vedi l’industria del fumetto americano oggi e, di fronte a tutti gli stravolgimenti degli ultimi due anni dovuti alla pandemia che hanno influenzato da vicino il mondo dei fumetti, quale pensi che potrebbe essere il futuro del settore?
    Per quanto possa suonare pazzesco e controintuitivo, le vendite sono aumentate durante la pandemia. Più persone sono tornate ai fumetti durante il lockdown. Penso che molte persone abbiano rivalutato le proprie vite durante quel periodo e siano giunte alla conclusione che la vita era migliore quando leggevano fumetti. Penso che le cose cambieranno sicuramente, ma le cose cambiano sempre.

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    Il 2022 ha visto anche la celebrazione del quarantesimo anniversario di Savage Dragon, un personaggio che ti ha accompagnato fin dai tuoi esordi nel settore. Qual è il segreto per mantenere vivo questo personaggio dopo decadi di storie e avventure?
    Non so se ci sia un segreto, di per sé. Sicuramente molti lettori sembrano apprezzare un fumetto sviluppato in tempo reale, dove i personaggi invecchiano e crescono e ci sono ripercussioni e conseguenze palpabili. Penso che parte della sua attrattiva sia che tutto può succedere (e lo fa).

    Se non ci sbagliamo, hai scritto tutte le storie con Savage Dragon eccetto una. Quando ti ritirerai (ovviamente, diciamo, tra quarant’anni!), ti piacerebbe che qualcun altro portasse avanti le avventure del tuo personaggio o sei più un tipo alla Hergè, che voleva che Tintin – dal punto di vista delle nuove storie – morisse con lui? Hai mai pensato di espandere l’universo di Savage Dragon coinvolgendo altri creativi (come sta facendo lo Spawn Universe ora, giusto per fare un esempio?)
    Ho scritto ogni storia di Savage Dragon che conti, davvero, quella dell’Image-X Month non conta. Onestamente, quando sarò morto, smetterà di importarmi. Se i miei figli vorranno dare in licenza il personaggio o venderlo o snaturarlo, non mi importa davvero. Non ho alcun desiderio di controllare le mie creazioni dalla tomba. Se un gruppo di persone volessero fare qualcosa con il personaggio dopo che sarò passato a miglior vita e i miei eredi potessero beneficiarne, andrebbe bene. Riguardo a espandere il mio universo, qualche volta l’ho fatto e potrei farlo ancora. Dipende veramente dalla storia, non mi piace fare prodotti solo per amore del prodotto. Se ho una storia da raccontare la questione è diversa, ma non aggiungerò un altro titolo solo per avere un altro titolo. Sto facendo Savage Dragon. Sto facendo Ant. Sono due serie. Per ora è sufficiente.

    Guardandoti indietro, come si sono evoluti il tuo personaggio e l’universo che hai creato attorno a lui? E, soprattutto, quest’evoluzione ti ha sorpreso portandoti in direzioni che non avevi previsto?
    Logicamente si è evoluto. Il tempo passa. L’età e il cambiamento dei miei personaggi sono una parte fondamentale di ciò. Savage Dragon stesso è morto in Savage Dragon #225. Adesso è suo figlio venticinquenne il protagonista. E sebbene in partenza avessi dei piani, li ho esauriti in un lampo un paio di decadi fa. C’è davvero molto di imprevisto. Tuttavia, non è come se i personaggi agissero da soli. Sono ancora io ad avere il controllo qui.

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    Attraverso Savage Dragon hai avuto l’opportunità di leggere e interpretare gli Stati Uniti contemporanei, con storie molto politiche. Com’è che gli eventi del nostro mondo influenzano le tue storie e l’evoluzione del tuo personaggio?
    Cerco di mantenere le cose attuali, ma non è sempre facile. La pandemia ha davvero incasinato le cose in un certo senso, perché come artista preferirei vedere le emozioni dei personaggi e ciò significa vedere i loro volti. Non è così facile se tutti indossano la mascherina. Principalmente posso soltanto accennare a eventi contemporanei senza andare in profondità. Alcune vicende politiche possono diventare un po’ pesanti. Qualche anno fa ho fatto una storia su Trump dove quasi ogni battuta di dialogo pronunciato dai suoi sostenitori è stata letteralmente ripresa online da veri sostenitori di Trump, la maggior parte di loro è stata modellata su veri sostenitori di Trump e Trump stesso non pronunciava una parola, e comunque ciò ha in qualche modo infastidito qualcuno. Per lo più mi limito a riportare eventi contemporanei per fornire un riferimento e dire ai lettori che un certo evento ha avuto luogo in questo dato momento. Quindi, quando i personaggi vanno a vedere un film, è un vero film uscito in un momento reale.

    Nel 2022 è stato festeggiato anche il sessantesimo anniversario di Spider-Man. Negli anni ‘90 sei stato uno degli illustratori principali e più iconici del personaggio. Cosa ricordi dalla tua primissima storia del personaggio?
    Il mio primissimo impiego è stato da tappabuchi durante le vicende di Gang War ed è stato un lavoro affrettato. Gli serviva consegnato in un paio di settimane e hanno contattato me. L’intreccio era denso con un sacco di eventi che stavano succedendo e non c’era molto spazio per divertirsi. In retrospettiva, non è stato un numero solido. Era Amazing Spider-Man #287, per quelli che stanno tenendo il conto da casa.

    Più in generale, ricordi qualcosa di quel periodo che abbia, in qualche modo, ridefinito il personaggio?
    Ho solo tentato di divertirmici. Era fantastico poter disegnare la maggior parte dei principali nemici di Spider-Man. Ero felice di averne l’opportunità. Il mio obiettivo era ricostruire meglio: alcuni di quei personaggi non erano stati trattati con molto rispetto e volevo riportarli al loro splendore originario.

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    Qual è l’elemento più affascinante di Peter Parker e Spider-Man secondo te?
    Sul fascino non saprei, ma mi piacciono il suo senso di responsabilità, la sua forte morale e l’amore che ha per coloro a cui tiene. Per di più, è un personaggio divertente. Mi è piaciuto scriverlo come un tizio che sta facendo standup comedy.

    Quali sono state le sequenze e i momenti che ti sono piaciuti di più disegnando il personaggio?
    Mi è piaciuto “riattrezzare” il Dr. Octopus e farlo tornare un peso massimo. Era diventato un tizio in calzamaglia grassoccio e inefficace e ho provato a trasformarlo in una sorta di gangster. Mi piaceva disegnare gli scontri tra lui e Spider-Man. C’è una vignetta con Spider-Man avvolto nelle le braccia meccaniche del Dr. Octopus che ho pensato funzionasse davvero bene. In generale, le storie dei Sinistri Sei erano molto divertenti.

    VenomUn altro personaggio indissolubilmente legato al tuo lavoro su Spider-Man è Venom, di cui hai definito alcune caratteristiche che sono rimaste invariate da allora. In alcune delle tue interviste, però, hai descritto la tua esperienza alle prese con i disegni del personaggio come ambivalente. Com’è cambiata nel tempo la tua prospettiva sul personaggio e sul tuo lavoro su di lui?
    È davvero fastidioso da disegnare a matita, perché riempire quei neri è una tale seccatura. Dopo Spider-Man, ho iniziato ad apprezzare di disegnare il personaggio negli sketch delle convention perché posso semplicemente campire i neri con una penna o un pennello. Continuo a ritenere la storia di Venom davvero poco coinvolgente: la motivazione di Eddie Brock è debole e quella del simbionte è ancora più debole, ma è visivamente interessante e divertente da disegnare.

    Oltre a Spidey e Venom, qual è stato il personaggio che hai disegnato con maggior interesse e quello che ritieni più importante nelle storie che hai creato?
    Probabilmente il Dr. Octopus, perché era stato trattato molto male. Il mio obiettivo in generale era di rendere quei personaggi più unici e coinvolgenti possibile. Flash Thompson aveva i capelli ricci durante la serie di Ditko e li ho riportati ad essere così. Ho provato spingere delicatamente ogni personaggio verso come era stato concepito e poi espandere a partire da quella base. Molti personaggi hanno un aspetto piuttosto caratteristico quando vengono creati, ma possono perderlo nel tempo con artisti successivi che guardano all’artista prima di loro (anche se con Venom succede l’opposto, dato che ogni artista cerca di superare quello venuto prima). Tarantula era un altro personaggio che apprezzavo. L’originale è stato uno dei pochi nuovi cattivi introdotti quando ero bambino, quindi ho una certa affinità con lui. Volevo farlo sembrare un figo.

    Grazie per il tuo tempo, Erik.

    Intervista realizzata via mail nel mese di marzo 2022
    Traduzione di Alessandro Mezzavilla

    Erik Larsen

    erik_larsenErik J. Larsen (Minneapolis, 1962) è uno dei cofondatori della casa editrice indipendente Image Comics (1992), di cui è tuttora partner e della quale è stato l’editore tra il 2004 e il 2008 mentre ora ne è il direttore finanziario. Ha pubblicato i suoi lavori per la Image Comics con il proprio marchio Highbrow Entertainment, in cui compaiono anche i fumetti del suo personaggio più celebre e longevo, Savage Dragon, del quale sta realizzando ininterrottamente dal 1993 una serie regolare.
    Ha debuttato come autore professionista negli anni Ottanta sulla serie Megaton e, grazie a Jim Shooter, ha poi ottenuto il suo primo lavoro per una grande casa editrice, la Marvel Comics, dove si è distinto per le sue storie di Spider-Man e con la quale torna saltuariamente a collaborare. Ha lavorato anche per la AC Comics e la DC Comics.
    (fonte Wikipedia)

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