Immaginate un mondo in cui respirare sta diventando un privilegio, un futuro prossimo dove la deforestazione ha reso l’aria un bene raro che rischia di esaurirsi. È da questo scenario che prende vita Germoglio, fumetto scritto e illustrato da Viola Ciarletti che ci racconta la storia di Ettore Carrer, botanico in missione insieme a un gruppo di scienziati ai bordi di una grande foresta, e alla ricerca della svolta della sua vita.
La scoperta di una pianta capace di produrre ossigeno in quantità straordinarie sembrerebbe la risposta all’emergenza globale, ma per lo scienziato è anche un biglietto d’ingresso verso la fama e il riconoscimento che ha sempre inseguito. Tuttavia il successo sembra avere un costo: la sua ossessione per la pianta che porta il suo nome lo allontana da sua moglie Vera, mettendo in crisi un matrimonio già provato da tragici eventi accaduti in passato. Ma quando una spora dalle proprietà sconosciute si insinua nella vita di Carrer la sua avventura prende una piega imprevista e dalle conseguenze inimmaginabili. Ora non è solo il suo destino a essere in gioco, ma quello del mondo.
Germoglio è un fumetto che riesce a intrattenere e interessare mescolando elementi familiari a chi ama la fantascienza, con un approccio narrativo che cita i classici stereotipi del genere ma che riesce a discostarsene per offrire un percorso meno pessimista, meno avventuroso, meno spettacolare, e più sentito. La trama è classica: c’è il “solito” gruppo di scienziati, con le loro peculiarità e tensioni personali, isolato in una base segreta e al lavoro su una scoperta che si rivela ben presto molto più complessa e inquietante del previsto. C’è l’inevitabile evento imprevedibile che sconvolge la quotidianità del team, trasformandola in una corsa contro il tempo. C’è l’essere sconosciuto che viene dalle zone impervie della terra. Ci sono la paranoia, il dubbio, il mistero che abbiamo imparato a conoscere guardando quegli infiniti film avventurosi o apocalittici che spesso passano in televisione.
Tuttavia, Germoglio si allontana con decisione dalle dinamiche più abusate del blockbuster hollywoodiano, dove il pericolo prende spesso la forma di un mostro gigantesco, violento e distruttivo, o di un’entità aliena assassina e incomprensibile. Qui la minaccia – o forse la salvezza – arriva dalla natura stessa, che non è né nemica né amica ma una forza vitale con un ruolo ambiguo e affascinante, un’entità vegetale che sfida il modo in cui gli esseri umani percepiscono il loro rapporto con l’ambiente e portatrice di un messaggio ineludibile: l’ecosistema è un equilibrio delicato, e l’umanità potrebbe essere l’ingranaggio difettoso da correggere, adattare, o forse eliminare.
La forza di Germoglio risiede proprio qui, nella sua capacità di proporre una riflessione diversa dal sempiterno “buoni contro cattivi”; e non cerca di offrire risposte semplici, ma esplora con delicatezza temi come la coesistenza, la sostenibilità e il prezzo delle ambizioni umane. In un panorama narrativo spesso dominato da scenari apocalittici e creature mostruose, si distingue per il suo approccio più sfumato e positivo senza però rinunciare a tensione e complessità. È una storia che parla di possibilità, di scelte, e della necessità di ripensare il nostro posto nel mondo. Il tutto attraverso una narrazione piacevole e lineare, mai complessa o didascalica, priva di spiegoni o di intrecci elaborati, che riesce a farsi apprezzare con la sua semplicità. I dialoghi sono ben riusciti, e nel loro piccolo i protagonisti della storia sono ben elaborati.
Ci sono, a dire il vero, alcune imprecisioni, sia in ambito scientifico (ma la cosa bella è che anch’esse ricalcano quelle che di solito vediamo nei film) che nella gestione dei personaggi. Ci si chiede a volte come mai gli scienziati compiano scelte non del tutto plausibili, dispiace vedere che qualche personaggio cade nelle pieghe della storia venendo dimenticato (ma anche questo è un tema comune al genere di film citati qui sopra), e lascia qualche dubbio il fatto che vengano introdotte linee narrative divergenti che però poi vengono abbandonate, come il capitolo nella quale la moglie di Carrer improvvisamente si aggiudica il punto di vista del racconto e redige un diario nel quale spersonalizza il marito, trasformandolo in un soggetto di ricerca, elemento che poi svanisce con relativa fretta. Ma in generale la storia è ben scritta, e si fa perdonare qualche semplificazione a tratti eccessiva, o dettata dal voler spostare il focus su elementi più fantastici. Il testo rimane comunque coerente, e fa il suo dovere fino alla fine.
Anche dal punto di vista visivo, Germoglio si dimostra un’opera di qualità. Viola Ciarletti adotta uno stile grafico che unisce ricchezza di dettagli e chiarezza, riuscendo a creare tavole equilibrate e mai caotiche nonostante la suddivisione della pagina in numerose vignette, a volte fino a quattordici. Questo approccio, di evidente ispirazione francese, conferisce al fumetto un ritmo dinamico, adatto alla narrazione, ma in grado di rallentare lì dove la storia lo prevede, allargandosi in vignette doppie, quadruple, o rare splash page. Personaggi e ambientazioni sono delineati con cura, offrendo una base solida e credibile alla storia. L’atmosfera generale, tuttavia, rimane luminosa e solare: Germoglio evita volutamente le tonalità cupe o inquietanti, optando per una rappresentazione più serena e accessibile, che contrasta con i temi potenzialmente disturbanti della trama. Le pagine sono costruite in modo regolare, salvo rare eccezioni in cui il realismo si dissolve, lasciando spazio a vignette più ariose e immaginative, aggiungendo un tocco di leggerezza e libertà visiva.
I colori sono caldi, materici e avvolgenti: contribuiscono anch’essi a creare un mondo visivo accogliente e vivido. Particolarmente suggestiva è la resa della vegetazione, soprattutto della pianta protagonista: un equilibrio affascinante tra il familiare e l’alieno, che ne esalta l’unicità e il mistero. Anche il controllo delle scene è ben mantenuto, con un uso sapiente di inquadrature basate su piani medi o americani, che guidano lo sguardo del lettore senza mai risultare monotoni. Ci sono, a dire il vero, alcune scelte lasciano spazio a miglioramenti: quando la scena si amplia e i personaggi diventano figure più piccole, lo stile talvolta si riduce a una semplificazione forse eccessiva, con figure stilizzate che sembrano perdere la loro forza espressiva. Inoltre, considerando il potenziale narrativo del tema, si sarebbe potuto osare di più nella rappresentazione visiva degli aspetti più visionari o “lisergici” della storia. Ma si tratta di piccole osservazioni.
Degna di citazione l’idea del germoglio che cresce progressivamente in apertura di ogni capitolo fino a invadere simbolicamente ogni spazio, copertina compresa. Dettaglio che riflette il cuore della trama, mostrando come la natura – e il cambiamento che porta con sé – sia il vero filo conduttore dell’opera. Germoglio non solo rappresenta un modello narrativo valido, ma si distingue anche per una resa grafica personale, quasi intimista, che tuttavia è capace di accompagnare e amplificare nel modo giusto il genere della storia e il suo messaggio.
Germoglio è stato vincitore nel 2023 della seconda edizione di NarrAzioni, concorso promosso dall’associazione lucchese Artespressa APS con attenzione ai temi sociali più urgenti e sentiti, specialmente tra le nuove generazioni, e rivolto ai nuovi talenti del fumetto. Esce ora per l’editore lucchese Rider Comics, che ne offre una versione di stampa curata, arricchita da prefazioni e commenti dell’autrice, e che con questa nuova graphic novel contribuisce ad arricchire il suo catalogo con opere di giovani autori di talento.
Abbiamo parlato di:
Germoglio
Viola Ciarletti
Rider Comics, 2024
96 pagine, brossurato, a colori – € 18,00
ISBN 978-88-947677-5-9