Komikazen 2010: cronaca dal Festival del fumetto di realtà

Komikazen 2010: cronaca dal Festival del fumetto di realtà

SPECIALE KOMIKAZEN - Una giornata nella metafisica città di Ravenna, immersi nel "fumetto di realtà", tra mostre di tavole originali, per scoprire i passaggi dalla tavola al volume finito, e incontri con gli autori.
La sede dell'Associazione culturale Mirada

Ravenna è una delle città del silenzio dannunziane. Di certo è una città metafisica, da ombre corte di palazzi antichi bagnati dal sole freddo. Deserta. Questo all’una di un sabato d’ottobre.
Quando arrivo a Ravenna non c’è nessuno tranne Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini che escono dal Teatro Rasi, dove hanno appena assistito alla presentazione alle scuole di Apostolos Doxiadis.
Ci incontriamo per caso e per caso così mi capita di mettere piede nella sede dell’Associazione Culturale Mirada prima del tempo e vedere in anteprima la mostra del vincitore della selezione per giovani disegnatori dell’Emilia Romagna legata al Festival Komikazen: Pietro Scarnera.

Diario di un addio, il suo fumetto pubblicato da Comma 22, è bellissimo. L’assenza quasi totale di colore (un b/n con secondo colore verde-grigio) e il disegno infantile, arrotondato, stilizzato diventano la superficie vuota del monitor su cui le parole tracciano i bip ripetuti di una macchina ospedaliera. Scarnera racconta in modo estremamente diretto, quasi brutale la lunga degenza del padre, in coma dopo un infarto. Una straziante vicenda autobiografica che è anche il racconto di come un figlio ha recuperato la memoria del padre perso nell’abisso del coma vegetativo, per cercare di portare con sé l’immagine di com’era prima. Una testimonianza etica, di straziante attaccamento al valore della vita.

I taccuini di Piero Scarnera in mostra

La mostra accosta le pagine dei taccuini, su cui Scarnera disegnava incessantemente durante le lunghe ore di veglia in corsia, e le tavole finali, documentando il lavoro di costruzione del fumetto.

Dopo una breve capatina all’albergo, metafisico anch’esso, mi sposto al Rasi, il tempio del teatro di ricerca ravennate, dove è stata inaugurata la mostra di Igort sui suoi Quaderni ucraini, un progetto di fumetto documentario in due volumi sugli ex paesi dell’Unione Sovietica (il primo volume Quaderni ucraini – Memorie dai tempi dell’Urss è uscito da poche settimane per Mondadori). Estremamente interessanti i tre taccuini originali in mostra: è qui che si può godere della perizia cristallina di Igort nel costruire le tavole. È esposta anche una delle testimonianze sul campo raccolte da Igort per indagare gli effetti di settant’anni anni di comunismo sulla vita degli ucraini. Purtroppo sono solo stampe, ma la voglia di leggere il fumetto finito diventa sempre più forte.

Tavole di Igort in mostra

Iniziano gli incontri con gli autori. Scopriamo subito che Maximilien Le Roy, nuova promessa del fumetto francese, è ancora a Malpensa, dopo le solite ore di ritardo gentilmente offerte da Alitalia, e non riuscirò quindi a sentirlo parlare. Trovo un po’ strana l’organizzazione del festival che vuole che gli incontri con gli autori siano prima dell’inaugurazione delle mostre dedicate: trovo sempre un po’ spiazzante e fastidioso incontrare gli autori prima di aver gustato la loro arte. Ma tant’è.

Pablo Auladell presenta Soy mi sueño, il fumetto su sceneggiatura nientemeno di Felipe H. Cava che gli ha valso la nomina come miglior albo al Salon de comic di Barcellona. L’autore insiste moltissimo sul tema dello stile: ha sempre cercato di fare in modo, spiega, di mostrare la sua voce personale ma di interpretare anche la vera anima della storia su cui sta lavorando. Questo si rivela nelle tavole in mostra, di un’estrema versatilità. Si passa dalla solarità di una giornata al mare di La Torre Blanca, al bianco nero più pantone rossastro di Soy mi sueño, racconto di guerra modellato sul mito di Icaro. E le illustrazioni per libri d’infanzia sono ancora diverse, ma il fil rouge dello sguardo di Auladell si nota, forse negli sfondi gessosi o forse nella surrealtà dei personaggi. Anche in questo caso, è stato illuminante e appassionante vedere, in mostra, il passaggio dall’originale alla tavola definitiva: quanto si crea e quanto si distrugge!

Tavole di Pablo Auladell

Giunge il momento della presentazione di Doxiadis e Papadatos (sceneggiatore e illustratore di Logicomix, il fumetto greco sulla vita di Bertrand Russell e non solo). La discussione, moderata dal fisico Massimiliano Marangolo, è introdotta dal film del work in progress di Logicomix, che svela i cinque lunghi anni di lavorazione minuziosa, quasi ossessiva. Le immagini mostrano un’intera parete coperta di A4, fullscript (tecnica cinematografica che consiste nello scrivere a priori tutto quanto dovrà comparire nel lavoro finito: testo, ambientazione, espressioni dei personaggi, colori, etc.) di Logicomix. Ammetto che la complessità del lavoro dà le vertigini.
Sono contenta di sentire Dioxadis confermare alcune mie intuizioni sul suo fumetto: la struttura a matrioska, la rilevanza della figura di Bertrand Russell nei suoi aspetti umani, la totale assenza di volontà divulgativa per l’opera finale.

Finalmente, dopo tanto parlare, arriva il momento cruciale: l’inaugurazione della mostra principale del festival. Nelle sale del mar sono esposte le tavole di Maximilien Le Roy, Pablo Auladell, Alecos Papadatos e Aleksandar Zograf, in un impasto di segni e immaginari davvero fecondo.
Permane l’uso di accostare stadi diversi della lavorazione delle tavole, che mi sembra davvero il fiore all’occhiello di tutto il festival. Poter osservare da vicino la tavola originale, piena delle tracce del lavoro del disegnatore – il segno, la cancellatura, l’appunto, il ripensamento, la sovrapposizione – e confrontarla con il lavoro finito, stampato, ufficiale è davvero illuminante, e dà la dignità necessaria a quest’arte troppo spesso considerata minore.
Mi dispiace invece che non siano in vendita i libri stranieri di Maximilien Le Roy e Pablo Auladell, ma l’aperitivo nella Loggetta Lombardesca, con la sua atmosfera notturna e fiabesca, fa dimenticare tutto

È iniziata la notte d’oro di Ravenna e le strade sono piene di facce e fracasso. Non è esattamente il mio habitat naturale e mi ritrovo a chiedermi quanti tra coloro che si ammassano attorno a noi abbiano sostato per qualche attimo davanti a una tavola di uno degli ospiti di Komikazen. Probabilmente nessuno, con grave perdita per la loro cultura e apertura mentale. Ma spero che il lavoro di Mirada, piccola associazione basata sulla passione e sul lavoro volontario, continui a offrire momenti di riflessione sul fumetto e sulla sua possibilità di documentare il reale e tutti gli altri mondi, lontani dagli assordanti dj-set di una piccola piazza di provincia italiana.

Riferimenti:
Komikazen: www.komikazenfestival.org
Diario di un addio su you tube: www.youtube.com/watch?v=JmHp0m58f7w
Pablo Audell: www.pabloauladell.com
Maximilien Le Roy: maxleroy.fr

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