“Se devi vivere nella menzogna, a te stesso devi sempre dire la verità!”
(Il professor Grigori a Yuri “Bocca del diavolo”)
Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo visto un film del genere “Spy Story”. Quelle pellicole intriganti, piene di suspense, mistero e azione che tanto ci coinvolgono, con le spie segrete che danno la caccia al “cattivo” di turno oppure il contrario. Penso a Intrigo Internazionale, I tre giorni del Condor, i film di 007 e via dicendo, fino al recente ciclo dei Bourne Identity, Supremacy e Ultimatum, alla fine una Spy Story la si vede volentieri. Non ne parliamo, poi, se a sfidarsi sono le due super potenze protagoniste della guerra fredda come USA e URSS! praticamente il cinema e la letteratura si diedero da fare non poco; capirai, con del materiale così perché non approfittarne per divertire il pubblico e fare un po’ di propaganda patriottica?
Sul finire degli anni ’80, quando la tensione tra i due imperi iniziava ad allentarsi e prima del colpo di stato che pose fine all’era di Michail Gorbacëv, lo scrittore americano Jerom Charyn e il disegnatore francese François Boucq pubblicano Bocca del Diavolo, dando vita a una delle più belle Spy Story a fumetti mai realizzate.
Charyn, già apprezzato scrittore di romanzi come Bronx e Il naso di Pinocchio, mette su carta una storia che ci porta in Russia, all’indomani della seconda guerra mondiale, e ci fa conoscere il piccolo Yuri, soprannominato “Bocca del Diavolo” per via di un difetto al labbro superiore; Yuri viene “adottato” dal servizio segreto russo che vuole farne un soldato del tutto devoto alla causa sovietica. Dotato di qualità sensitive speciali, il ragazzo verrà quindi spedito negli USA come spia sotto falso nome. Ma qui s’innamorerà di una ragazza e, nonostante il pericolo sia sempre dietro l’angolo, si ribellerà alla sua vita plagiata grazie anche all’aiuto di un misterioso pellerossa.
Una storia bella e avvincente, soprattutto nella prima delle tre parti di cui si compone, in cui assistiamo a tutta la fase dell’addestramento dove non si lesinano scene brutali e violente mirate a far immergere lo spettatore nel clima teso e volgare che avvolgeva l’ex Unione Sovietica.
Charyn dimostra di conoscere le potenzialità di un mezzo come il fumetto e di conseguenza sceglie una storia che avrebbe potuto adattare perfettamente ad un romanzo, realtà letteraria che più gli è congeniale. Scegliendo il fumetto, invece, ne ricava una storia piena di fascino, di quel fascino, però, sporco, privo di glamour, con personaggi per niente belli, gente esaltata e al limite della depravazione che vive in una realtà corrotta (in cui nessuno può godere della libertà di credere in qualcosa), una realtà in cui emerge l’odio che si consuma tra i due imperi.
Il protagonista, nonostante l’inusuale aggressività che lo possiede (accentuata dagli insulti e umiliazioni che i suoi coetanei gli infliggono per quel suo labbro leporino), subisce il fascino seduttivo della realtà occidentale ma da questa non si lascia corrompere (i due paesi finiscono col rappresentare le due facce della stessa medaglia) anzi, riesce perfino a conoscere quel lato saggio e umano rappresentato dal suo amico pellerossa, unico testimone di un mondo veramente libero e senza malvagità.
Un discorso a parte meritano i disegni di François Boucq; senza dubbio uno dei massimi artisti viventi, Boucq ci stupisce in quanto a inquadrature, ritmo e capacità d’immedesimazione nella storia e nei personaggi. Il suo tratto dettagliato e fitto di tratteggi scolpisce inesorabilmente le espressioni dei vari personaggi, conferendogli un tono cupo e sgradevole. Ma quello che più lascia esterrefatti è l’originale uso della prospettiva: ogni vignetta viene “fotografata” con un ottica grandangolare che ne esalta la profondità e dando un effetto tridimensionale stupefacente e visivamente spettacolare.
Bocca del Diavolo è coinvolgente e spettacolare come quei film citati sopra; un eccellente plot di mistero, azione e dramma psicologico che nelle parole di Charyn e nei disegni di Boucq hanno trovato una perfetta simbiosi per una grande Spy Story.
Di quelle che oggi, nei comics, si vedono molto raramente.
Curiosità
Charyn e Boucq avevano già collaborato precedentemente con l’ottimo La moglie del mago realizzato nel 1984 e sempre pubblicato in volume dalla casa editrice Comic Art.
L’NKVD (Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del) era un commissariato governativo dell’Unione Sovietica finalizzato alla sicurezza dello stato. La storia ruota intorno a una delle più note leggende della narrativa spionistica: il progetto K-A (Kill America), un piano segreto dell’NKVD concepito negli anni ’50 per invadere gli USA con le loro spie segrete, addestrate per essere americane ma che avrebbero dovuto colpire a tradimento qualora fosse stato necessario.
Il fumetto vanta numerose citazioni cinematografiche: i musical con Fred Astaire e Ginger Rogers, Humphrey Bogart, Ombre rosse di John Ford, Il cacciatore del Missouri con Clark Gable che, nella storia, venivano usati come strumenti al fine di studiare il comportamento degli americani.
Edizione consigliata
La Comic Art, al tempo, realizzava dei volumi cartonati che racchiudevano le storie pubblicate a puntate sulle varie riviste come L’Eternata e, appunto, Comic Art. I volumi erano di formato medio e con una buona qualità di stampa (per il periodo).
Altre edizioni
Oltre a quella consigliata nessuna, purtroppo. La storia originariamente fu pubblicata a puntate sulla rivista Comic Art all’inizio degli anni ’90.
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