A Romics, il Festival Internazionale del Fumetto della Fiera di Roma, abbiamo incontrato il fumettista polacco Jakub Rebelka per parlare del suo romanzo grafico, edito da SaldaPress, L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft, su testi di Romuald Giulivo. Rebelka ci ha raccontato l’approccio originale del fumetto alla vita dello scrittore di Providence.
Ho cercato di evitare tutte le cose di solito collegate a Lovecraft, quindi: colore verde, tentacoli… tutte le cose per cui è noto e raffigurato nel tempo da tanti artisti. Non sto dicendo che sia un male, ma non stavo andando in quella direzione… Perché questo è un tipo diverso di storia.
Jakub sgombra subito il campo da equivoci nel sottolineare come L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft non vada considerato l’ennesimo adattamento, o “para-adattamento” lovecraftiano a fumetti, quanto una inedita riflessione e una appassionata introspezione del celebre scrittore americano.
Immagina di trovarti nella testa di Howard Phillips Lovecraft: siamo da quelle parti… È la realtà mescolata alla sua fantasia, con il racconto dei suoi demoni interiori, combattere le cose e fondamentalmente vivere l’orrore del suo ultimo giorno di vita.
Quando poi si parla di rappresentazioni lovecraftiane nel fumetto, Rebelka ha un punto di riferimento ben preciso: Rork di Andreas.
Per me la miglior rappresentazione di Lovecraft in cui si respirano le sue atmosfere in un fumetto, è Rork di Andreas. Penso che sia il fumetto più lovecraftiano mai disegnato. È fantastico ed ha questo mistero di qualcosa di indicibile, qualcosa che non ha volto.., E poi hai cose più come, per esempio, Mike Mignola con i ‘tentacoli’, e tutto quel tipo di immaginario… Ed è anche questa rappresentazione [di Lovecraft] è incredibile. Ma ha un ‘sapore’ diverso.
Tra le sue fonti d’ispirazione, Rebelka cita maestri assoluti come Moebius e Mignola, ma anche autori internazionali contemporanei come Ted McKeever, Nicolas de Crécy e fumettisti polacchi quali Przemyslaw Trusinski e Krzysztof Gawronkiewicz. Per lui il disegno è il focus di tutto, per questo ci tiene a ribadire anche la differenza di competenze e ruoli con chi scrive:
Nel creare un libro a fumetti, la parte dello scrittore è scrivere bene la sceneggiatura. Quando si inizia a disegnarla… Questa è la mia parte del lavoro! Quindi sono libero di interpretare il racconto. lo scrittore non è un autore grafico. Quindi non può dirmi cosa disegnare o come disegnarlo, perché non avrebbe alcun senso! Ovviamente c’è sempre un dialogo e forse possiamo aggiungere anche qualcosa… Ma c’è una linea sottile che non va attraversata in ogni caso.
L’intervista è stata realizzata a Roma, nell’ambito della 34° edizione di Romics: anche in questa occasione Lo Spazio Bianco è stato mediaprtner della manifestazione.