Intervista a Gianmaria Contro, l’uomo dietro Le Storie

Intervista a Gianmaria Contro, l’uomo dietro Le Storie

Nell'ambito dello speciale dedicato alla nuova collana antologica Le Storie della Sergio Bonelli Editore abbiamo intervistato Gianmaria Contro, curatore della collana, per saperne di più su come è nata e come proseguirà.

Nato a Milano, nel 1968, esordisce professionalmente come redattore del mensile di informazione editoriale La Rivisteria, nei primi anni Novanta. Nel 1998 realizza per Feltrinelli Il saggio Il mercato del terrore – mostri e maestri dell’horror. Di lì a poco, avvia la collaborazione con la Sergio Bonelli Editore, nella cui struttura sarà stabilmente accolto a partire dal 2002. In questo periodo collabora anche, sporadicamente, al magazine CondeNast GQ e, continuativamente, alla realizzazione delle riviste HorrorMania e ThrillerMania delle Edizioni Master. Nel frattempo confeziona saggi introduttivi e postfazioni per varie case editrici (Mondadori, Gargoyle Books, Addictions, Coniglio Editore…) e occasionali contributi per alcuni periodici. In Bonelli – per cui scrive, fin dall’inizio, sugli albi della collana Almanacchi e, in seguito, su diverse altre testate – si occupa dapprima di assistere Alfredo Castelli nella gestione di Martin Mystère, per poi passare alla cura delle miniserie Caravan e Cassidy. Oggi è curatore de Le Storie.

C’è secondo te un filo conduttore tra Le Storie e l’altra storica collana antologica legata al mondo Bonelli, cioè Un Uomo, Un Avventura? Quasi i sono i tratti comuni e quali le differenze per te?
Il filo conduttore c’è ed è apertamente dichiarato, ma, insieme a questo, c’è l’altrettanto dichiarata intenzione di “rimescolare le carte” per produrre una novità. In un certo senso è qualcosa che “va da sé”: stili, contenuti, linguaggi e personaggi della narrazione, fumettistica e non, sono cambiati da quando, negli anni Settanta, Sergio Bonelli propose la sua collana. Ma – in questo specifico caso – sono cambiate soprattutto le caratteristiche materiali e la collocazione, diciamo così, “distributiva”: Le Storie si presentano in edicola, con una periodicità mensile e nel formato “classico” degli albi bonelliani. È una combinazione di elementi che contribuisce a renderle – almeno a mio giudizio – particolarmente “attraenti”, capaci di rinnovare di volta in volta la curiosità che accompagna una nuova “uscita”…

Dal piano dell’opera che Lo Spazio Bianco ha anticipato non sembrano previsti autori stranieri per il momento. Ma in futuro? In caso positivo verso che numero? Ci puoi fare almeno un nome?
Quello de Le Storie è un progetto aperto, da molti punti di vista. Attualmente, è vero, non abbiamo autori stranieri “in calendario”, ma niente impedisce di pensare che, prima o poi, qualche “guest star” possa intervenire nella collana…

La “passione” per la morte che caratterizza il protagonista del primo volume è un tema forte rispetto agli standard Bonelli (anche se tra le pagine e pagine pubblicate si è parlato praticamente di tutto!). Gli autori che lavorano su questa serie hanno maggiore libertà di movimento in merito alle tematiche, rispetto a quelli legati alle serie regolari?
In realtà – come sottolinei tu stesso – le narrazioni bonelliane hanno toccato e toccano continuamente le tematiche più varie, venendo inevitabilmente a contatto anche con argomenti cosiddetti “forti”… Fermo restando che ognuno ha la propria personale definizione di cosa sia “forte” e cosa no, la Casa editrice ha sempre cercato di accostarsi a questi “territori” con “garbo e misura”, di emozionare e coinvolgere i propri lettori senza per questo premere sull’acceleratore della “provocazione” o dell’“estremo” a tutti i costi… Non credo che esistano validi motivi per venire meno a questo assunto stilistico; è una scelta editoriale, ed è rispettabile come lo è ogni altra scelta.

Nel caso de Le Storie, la libertà nasce semmai dall’indipendenza che ogni singolo albo può rivendicare nei confronti di tutti gli altri. Proprio come un film o un romanzo, esso può creare, sviluppare e portare a soluzione il proprio intreccio e i propri “attori” autonomamente, senza imbrigliarli nella rete di vincoli imposti dal carattere e dalla storia del Personaggio. Il Personaggio-testata è stato fino ad oggi l’elemento cardine, la “pietra angolare” della serialità bonelliana, ma forse i tempi sono maturi per esplorare anche altre dimensioni e scoprire nuove potenzialità. Per esempio, l’estemporaneità imprevedibile di un racconto nel quale “nulla è garantito”, neppure la sopravvivenza del protagonista – e, dunque, tutto (veramente tutto) può accadere – mi sembra un “valore aggiunto” non trascurabile.

Ci puoi dire precisamente quale è la definizione cartotecnica del materiale della copertina? Non temete che i disegni molto pittorici di Di Gennaro siano un po’ penalizzati dall’effetto retino?
Per quanto riguarda il cartoncino… Bé, fatemi custodire qualche piccolo “segreto del mestiere”! Mentre, sulla seconda questione… No, onestamente, non vedo come questo elemento possa “penalizzare” la resa grafica delle copertine. L’effetto “retino” mi appare semmai un “effetto tela”, ideale per esaltare proprio la specifica “pastosità” pittorica di Di Gennaro, evocando in forma viva e tangibile la ruvidità originale della carta.

Sempre sulle cover di Di Gennaro, come credi che il pubblico dell’edicola possa accogliere l’opera di un autore così raffinato, il cui tratto stupisce soprattutto i palati più fini?
Per fare una facile battuta: credo che la accoglierà come si accoglie una cosa bella!
Aldo Di Gennaro è un professionista di prima grandezza, unisce una non comune capacità di sintesi espressiva con una padronanza assoluta degli strumenti… Il suo stile è indubbiamente “classico”, ma anche capace di soluzioni “narrative” sorprendenti. Certo, non esiste nulla che piaccia a tutti, ma non riesco a pensare a un copertinista più adatto di lui…

La Rete ha raccolto molte perplessità sulla grafica di copertina. Ritieni che forse si sarebbe potuta fare una scelta più accattivante o magari, quella che è stata fatta aveva la finalità di premiare l’opera del copertinista, non soffocando nulla della sua “creatura”?
Bé, ti dirò che – essendo io il firmatario del progetto grafico – dovrei forse rifugiarmi in un diplomatico “no comment”. Ma, scherzi a parte: è noto come questi dettagli siano capaci di suscitare le opinioni più disparate, tutte ugualmente legittime… Va bene così, fa parte del “gioco”. Detto ciò, la grafica di copertina di una collana come questa deve rispondere a pochissimi, essenziali requisiti: deve – giustappunto – essere semplice, equilibrata, non invadente. E, nel contempo, deve “marchiare” l’oggetto, renderlo riconoscibile. Una buona grafica, per certi aspetti, è come un buon narratore: si mette “al servizio dell’eroe” senza sgomitare per diventare protagonista al suo posto; in questo caso, l’“eroe” – inutile dirlo – è il lavoro di Di Gennaro.

Esiste una vaga idea di riproporre il tutto in libreria?
Sinceramente, credo che sia prematuro pensarci… vedremo come la collana “si muoverà” nel medio-lungo periodo. Poi spetterà all’Editore decidere cosa fare.

A che pubblico e a che mercato mirate? Quello classico Bonelliano (o trasversale alle varie serie Bonelli) oppure ritenete che la struttura della nuova collana possa andare a pescare in un bacino di utenza nuovo?
È una domanda più difficile di quanto sembri… e la risposta è meno “retorica” di quanto sembri. In primo luogo, il progetto Le Storie riflette soprattutto la volontà di liberare un potenziale creativo che, come dicevo, è rimasto a lungo confinato nel formato del Personaggio-testata, qualche volta – perché negarlo? – soffrendo un po’… In secondo luogo, rappresenta il desiderio di aprire una “finestra”, uno sguardo esplorativo su un mercato (brutta parola, ma, a quanto pare, indispensabile) che muta rapidamente e che può riservare sorprese. È una prospettiva che contiene molte domande… Quali sono i gusti, le aspettative, le passioni dei tanti lettori che non conosciamo? E i “nostri” lettori? Non sono forse alla ricerca di qualcosa che li sorprenda? E ancora: è possibile – ripensandolo – rilanciare il Fumetto-da-edicola come medium “competitivo” (altra brutta parola) in un contesto complesso e sovraffollato come quello della comunicazione d’oggi? E così via… Ma qui mi fermo, che si rischia di diventare troppo “filosofici”!
In conclusione, ampliare il proprio bacino di lettori è – naturalmente – l’obiettivo a cui ogni impresa editoriale deve tendere, ma altrettanto importante è decidere “come” farlo: con iniziative “spot” o cercando di ristrutturare-rinnovare il “patto di fiducia” che lega il pubblico ai nostri “prodotti”? L’unico modo per ottenere questo, è dimostrarsi propositivi e attenti a cosa si muove “là fuori”.

Mi sembra di capire che tutti i racconti delle serie saranno ambientati in periodi storici diversi. Nel primo numero la rivoluzione francese, nel secondo il Giappone Feudale. Ci sarà anche qualche storia ambientata in momenti della storia dell’umanità più vicini al presente? Mi riferisco per esempio a storie ambientate durante la guerra in Iraq o nel periodo della guerra fredda.
Senza scendere nel dettaglio, posso dire che, da questo punto di vista, non esistono vincoli di sorta. Avremo storie collocate nel “qui e oggi”, oppure nella Grecia classica, così come nel più remoto futuro… potremmo imbatterci in ucronie, distopie, episodi di fanta-archeologia “alla Martin Mystère”, racconti gotici ottocenteschi o fantasy medievali, dall’Italia a Plutone… chi può dirlo?

Quanto si discosta dalla “avventura” normalmente raccontata in Bonelli, quella presente in questa serie?
Non credo che se ne “discosti”; penso, viceversa, che la “completi”, se così si può dire. I canoni originari dell’“epica” bonelliana sono, per certi versi, quelli messi a punto dal romanzo avventuroso otto-novecentesco – Salgari, Dumas e Stevenson, ma anche Hugo, Conrad, Kipling, Wells o Verne… eccetera – il tutto incrociato con il patrimonio della cinematografia degli anni Quaranta-Sessanta… Ma abbiamo visto come questi “canoni” siano stati modificati, ampliati e ripensati radicalmente dallo stesso Bonelli nel corso della sua lunga carriera di autore-editore: Mister No, Martin Mystère, Dylan Dog, Nathan Never, Julia o Dampyr hanno di volta in volta recepito e fatto proprie queste trasformazioni… Oggi si tratta di raccogliere i frutti di questo lungo percorso e fare i conti con una visione dell’Avventura sempre meno “preconfezionata”, sempre meno esauribile dentro una definizione “semplice e univoca”. Le Storie, dunque, conterrà tanto episodi ispirati al classico mix di “azione, scoperta & colpi di scena”, quanto intrecci costruiti sul filo di una suggestione psicologica… Da questo punto di vista, “Avventura” diventa quasi un sinonimo di “Narrazione coinvolgente”. È un arte che ha un solo comandamento: spingere chi legge a vedere “cosa c’è nella pagina successiva” e portarlo – alla fine – a provare un senso di soddisfazione…

 

Il prossimo appuntamento Le Storie è il 13 novembre con numero 2 della collana di cui potete leggere un’anteprima www.lospaziobianco.it/58347-storie-anticipazioni-anteprime

 

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