Intermezzi di Davide Zamberlan

Intermezzi di Davide Zamberlan

Intermezzi è un albo edito da Tunué che raccoglie quattro racconti brevi scritti e disegnati da Davide Zamberlan.

Storie realizzate in periodi differenti della vita dell’autore, unite, tuttavia, dal fil rouge che attraversa l’intera opera: l’importanza degli attimi, dell’attesa, dei piccoli salienti intermezzi che precedono il momento delle scelte importanti. Racconti che parlano di gente comune, di adolescenti, focalizzandosi sull’importanza dei sentimenti, del vissuto. Un intreccio tra finzione e realtà, contaminazione letteraria e cinematografica, sperimentazione narrativa e stilistica.
La storia che apre questo volume, Un abbraccio (intermezzo), è in realtà l’ultima realizzata da Davide Zamberlan e presenta un po’ una sintesi del suo lavoro fino a oggi; sia graficamente che narrativamente è una sorta di introduzione all’insieme degli altri racconti. Una vicenda semplice, completamente concentrata sul quell’intermezzo, che è l’ideale filo conduttore dei racconti: è la stessa città dell’autore a diventare teatro delle storie.
Ali, è una libera trasposizione del breve racconto Tsubasa di Yukio Mishima. Ambientato in una Vicenza del 1943, illustra il rapporto sentimentale di due giovani, ripercorrendo la paura e l’incertezza degli attimi precedenti ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, con una corrispondenza storica tra racconto e realtà.
L’altra storia, Il viaggio, è stata vincitrice del concorso “Otto tavole per Mondo Naif” ed è apparsa in bianco e nero sulla rivista Schizzo del Centro Fumetto Andrea Pazienza. Una storia che riprende il tema delle “presenze soprannaturali”, ispirata al racconto di Banana Yoshimoto Moonlight Shadow, e che vede sapientemente mescolati il bianco, il nero con un tocco di colore azzurro. Il colore in questa storia diventa, infatti, parte integrante della narrazione: non è solo un semplice arricchimento grafico, Zamberlan lo utilizza come un vero e proprio espediente narrativo.
Si cambia scenario con la terza storia, Mio Capitano, un racconto dove si mescola realtà e finzione, e dove, ancora una volta, sono le scelte e le loro conseguenze a essere le protagoniste. La cornice che offre Zamberlan al racconto è eclettica, versatile, ricca di forme artistiche che si intrecciano l’una con l’altra: uno spezzone di film che le protagoniste osservano al cinema è in realtà la citazione di una tavola del grande maestro Attilio Micheluzzi. Esattamente alcune sequenze de L’irresistibile Barone (dalla serie Petra Cherie), ridisegnate per l’occasione da Zamberlan, in un cinematografico gioco di bianchi e neri.
Intermezzi è una raccolta di storie in grado di descrivere quegli attimi importanti che assumono significato per ogni persona: un sogno a occhi aperti, un amore perduto, un bacio rubato.

 

Intervista a Davide Zamberlan

Ciao Davide, sei da poco entrato nel team Tunué, come vuoi presentarti ai lettori de LoSpazioBianco.it?
Mi piacerebbe che a presentarmi fossero i miei lavori, non sono molto bravo a parlare di me… Ma purtroppo non sono tanti e tali per farlo, e questo è un ulteriore motivo per cui punto su questo nuovo albo con la Tunué. Per il momento diciamo che sono un giovane autore di fumetto (anche se il termine giovane a trent’anni suonati mi fa un po’ sorridere) appartenente a quell’esercito di talenti che cerca di emergere in questo difficile ma amatissimo mestiere…

Parliamo del tuo rapporto con il fumetto, come e quando è scoppiato il vostro amore?
È stato un innamoramento graduale… in famiglia c’é sempre stata passione per i fumetti e giovanissimo già sfogliavo il Mago, Topolino, Flash Gordon, Phantom, Mandrake, SpiderMan. Prima di “diventare” un fumettaro ero già un lettore appassionato di fumetti. Amavo molto disegnare e i primissimi disegni erano equamente distribuiti tra Paperino e l’altra mia passione: Mazinga, Goldrake e robottoni giapponesi!
La svolta è stata verso i 14 anni con l’uscita di Mangazine (la fanzine) dove ho trovato finalmente molte più informazioni sul genere grafico e narrativo allora più vicino ai miei gusti: le commedie manga conosciute sempre attraverso i cartoni.
Poi, col tempo e le varie letture, ho maturato la voglia di raccontare le cose più diverse… Ma il vero amore che sin da piccolo ho avuto è una grande passione per raccontare storie. Da bambino ero un formidabile bugiardo, pensavo anche ai minimi dettagli… ma non tanto per un piacere perverso di imbrogliare gli altri quanto per il gusto fine a sé stesso di inventare situazioni, viverne e provare emozioni oltre a quelle offerte dalla realtà.
Io amo raccontare e solitamente queste storie si presentano alla mente già sotto forma di immagini, e il mezzo migliore per raccontare per immagini lavorando da solo con strumenti e materiali semplici era ed è il fumetto.

E il tuo percorso artistico secondo quali binari si è sviluppato?
Dunque come detto appartengono alle generazioni invase dai cartoni e che hanno contribuito (acquistandoli) alla prima invasione dei manga in Italia… mi sembra quindi ovvio che tra le mie prime influenze ci siano i manga. Graficamente sono partito da lì e ho fatto un percorso a ritroso fino a Hokusai, quindi di nuovo avanti alle giapponeserie del tardo Impressionismo (alla ricerca della risposta alla domanda «perché il segno orientale affascina l’occidente?», non sono mai stato un innamorato del Giappone in ogni sua forma… a me interessa lo stile), la derivata Art Nouveau, Toulouse Lautrec, Mucha, Beardsley, Klimt… e quindi linea chiara francese e non, Hergè, Giardino, Pratt, Micheluzzi, Moebius e di nuovo manga…Taniguchi.
Narrativamente invece sono partito dalla commedia sentimentale comica alla Rumiko Takahashi, per arrivare a narrazioni meno comiche ma sempre legate al quotidiano, magari invaso da elementi non completamente razionalizzabili. Amo molto i racconti di Banana Yoshimoto.
La verità è che ho sempre avuto una marea di spunti, mi piace raccontare storie proprio perché prima di tutto mi piace farmele raccontare e quindi leggere libri, vedere film di ogni tipo… sono curioso di tutto!

Così, da quali arti, o esperienze, ti fai più spesso suggestionare nello scrivere e disegnare le tue storie?
Da tutte: un romanzo, un racconto, una barzelletta, uno spot, un film, una immagine, una poesia… qualsiasi cosa può stimolarmi a trasformala in una storia a fumetti. Anche la vita vera, ma in questo caso il lavoro è un po’ più difficile, bisogna filtrare e filtrare il tutto finché l’elemento biografico impallidisca fino a lasciare la storia pura, rivivibile da chiunque se la senta raccontare… questo almeno per i miei gusti.

Finalmente, dopo tante strisce del Vecio della montagna, dopo tanta presenza e tanta conoscenza del fumetto, Davide Zamberlan viene conosciuto a dovere come autori di fumetti. Lo ammetto, dopo aver letto le tue lezioni sul fumetto, dopo aver apprezzato le tue idee e le tue critiche sul fumetto, avevo maturato il timore di vederti diventare un opinionista del fumetto senza arrivare mai a essere un fumettista, che è poi la tua volontà. Di vederti maestro senza esser stato autore “fatto e finito” con le sue pubblicazioni. Hai mai temuto qualcosa del genere?
Francamente no… :P :)
Credo che la percezione della comic strip del Vecio della Montagna e relativo Corso di Fumetto come “lezioni” sul fumetto appartiene più al lettore che non a me come autore… con i pro e i contro che ne derivano.
C’è una certa carenza da parte del mondo fumetto di parlare di determinati argomenti, per cui anche una strip come Il Vecio diventa fonte di informazione, ma i motivi che hanno portato il sottoscritto alla realizzazione di questa strip sono da sempre fondamentalmente due:
1- Far ridere o perlomeno sorridere con ogni strip.
2- Proporre quando mi riesce uno spunto di riflessione su un argomento a me caro e abbastanza noto: il fumetto. Attenzione però, uno spunto di riflessione, non una risposta esaustiva né una lezione conclusa.
Inoltre io vedo il fumetto come fonte di comunicazione e non solo di intrattenimento, per cui un fumetto che è un manuale o un diario giornalistico o altro ancora… è comunque un fumetto come qualsiasi altro. E il suo autore un fumettista “fatto e finito” come chi racconta storie di cowboy o ranger spaziali.

Quando ti ho incontrato a Napoli a marzo, avevi diversi bozzetti per un progetto da proporre in Francia. Notizie dall’oltralpe?
Al momento nessuna.
Un fumetto per il mercato francese è un lavoro a tempo pieno, un impegno molto serio e per certi versi anche dispendioso, ma per me come per altri autori emergenti in Italia il fumetto è un secondo lavoro, una passione a cui ci si dedica dopo aver guadagnato la pagnotta in altro modo. Per cui porto avanti la cosa con molta serenità prendendomi il tempo che mi occorre. Io non vedo il fumetto come il traguardo ultimo della mia professionalità, un lavoro è un lavoro e il fumetto non è granché migliore di altri… per me il fumetto è un’occasione per raccontare le mie storie: la cosa che mi è sempre piaciuta di più col mezzo che mi piace di più. Se il progetto francese diverrà occasione per far questo bene, altrimenti pazienza. E poi sono dell’idea che il mercato italiano possa ancora aggiornarsi e migliorare, non ho ancora perso la speranza… bisogna solo volerlo.

Intermezzi è nato dopo questo tuo progetto? Come si è sviluppato? Perché “Intermezzi“?
Diciamo che è parallelo. Alcune storie come il Viaggio sono decisamente anteriori, altre posteriori. Comunque l’idea di raccogliere questi racconti brevi lo presentata alla Tunué proprio a Napoli a Marzo quindi è proprio contemporaneo.
Come si è sviluppato… beh… avevo delle storie che in qualche modo avevano dei punti in comune, storie d’amore innanzitutto sì …ma inoltre, pur raccontando delle vicende anche lontane, riflettevano un’idea analoga: l’intermezzo appunto.
In tutte le storie viene narrata una pausa tra eventi diversi, e in questi “intermezzi” si succedono avvenimenti forse poco appariscenti e poco significativi per il mondo che circonda i protagonisti, ma importanti per il loro mondo interiore e quindi di riflesso importanti per le loro successive azioni nel mondo esterno, anche se si può solo intuire dato che le storie si concentrano su questi avvenimenti lasciando solo immaginare un “poi” possibile…
Una pausa che può essere Il Viaggio di Stefania dopo la morte del marito per mettere la parola fine alla vecchia vita conclusasi col lutto e iniziare una nuova vita, nuovi amori… o può essere la semplice pausa pranzo dei protagonisti di Un Abbraccio, occasione per consolidare i propri sentimenti…
Ecco, detto a parole sembra chissà che gran concetto, ma in realtà è tutto molto più semplice e leggero…:P ;)

Vuoi parlarci delle singole storie, del loro sviluppo, delle tecniche usate?
Beh… non voglio dilungarmi anche perché l’albo è strutturato proprio come un’opera unica in cui i racconti sono riuniti in un corpo unico da un testo, specie di diario stilistico che appunto narra brevemente con l’aiuto di schizzi e foto, la nascita, le scelte stilistiche e qualche curiosità su ogni storia.
E se lo racconto tutto ora chi lo compra? :P
L’albo si apre con Un Abbraccio (Intermezzo), una storia liberamente tratta da un brevissimo racconto di un giovane scrittore (F.Orciani) ambientato a Vicenza (la mia città) e che era adatto per trarne una storia di introduzione una specie di prologo al tema conduttore dell’albo… L’intermezzo appunto. Mi piaceva che questa idea non fosse solo una “pippa mentale” mia, ma qualcosa di percepito da più persone e a più livelli…
Poi continua con Il Viaggio che è una riproposta, corretta in certi aspetti, della storia vincitrice del concorso di Mondo Naif, pubblicata per la prima volta nella versione originale con un terzo colore narrativo. Per capire cosa intendo per colore narrativo bisogna leggerla… :P Ma si tratta in pratica di un colore espressivo che con la sua presenza, natura (caldo/violento freddo/riflessivo) forma e quantità sottolinea e aggiunge alle scene raccontate.
C’è quindi Ali, una favola che invece era apparsa in una versione a mio parere non ancora completa proprio su Mondo Naif (per colpa mia non della rivista) che ho ripreso e penso finalmente portato a compimento così come esisteva nella mia immaginazione. Ho ridisegnato certe sequenze, e inserito anche qui un colore con funzioni narrative.
Si conclude con il nuovissimo Mio Bel Capitano… e lascio un po’ di suspence ;)

Cosa ti senti di consigliare ai giovani autori italiani? Be’, il Vecio avrebbe qualcosa da dire in proposito, non è vero?
Ah… il Vecio… ormai non mi libererò mai di questo alterego con cui vivo come in un una specie di Dr. Jekill e Mr. Hide… Il problema è che non mi dispiace e non so più chi dei due sia il cattivo Mr. Hide, eh! eh!
Quindi in perfetto “Vecio style” consiglio a tutti coloro che vogliono fare fumetti di farli assolutamente e a chi vuole fare il fumettista di professione a lasciare perdere. Quando questa frase non vi sembrerà più un controsenso, sarete pronti per fare i fumettisti e battervi, perché ci sarà da battersi inutile farsi illusioni, per divulgarli.

E come vedi il panorama fumettistico italiano? In questo momento c’è spazio e possibilità per i nuovi disegnatori?
No. Il fumetto in Italia ha bisogno di un serio rinnovamento di tutti gli aspetti che lo governano: produzione, informazione, distribuzione, promozione, critica… tutto. Da troppo tempo si va avanti con la convinzione che essere appassionati fanzinari sia la normale e sufficiente gavetta per improvvisarsi autori… critici… curatori… editori (!)…
O, all’opposto, si continua a coltivare politiche editoriali che, anche se meritevoli, sono superate ormai dai tempi.
Non mi faccio illusioni, ci vorranno anni e la gente che si tira su le maniche oggi per svecchiare il media forse non usufruirà dei risultati… lo farà chi verrà dopo.

Quanto può contare il web nella promozione, diffusione e valorizzazione delle vostre opere?
Può essere utile, anche se al momento non è un mezzo che consenta qualcosa di più di un primo assaggio di comunicazione… troppo dispersivo, troppo ancora sperimentale nelle forme e limitato nell’utenza che ne usufruisce. Poi in Italia, tanto per cambiare, siamo il fanalino di coda nell’introduzione e fruizione delle nuove tecnologie e internet non fa eccezione.

Tunuè ha sviluppato un dibattito sul rapporto marketing/fumetto… una tua opinione?
Purtroppo in Italia, non solo nel fumetto, c’è spesso un occhio sospettoso nei confronti del marketing, soprattutto se abbinato a prodotti creativi, artistici… Come ogni cosa quando diventa eccessiva anche il marketing, se estremo, porta danni e un progetto creativo deve mantenere almeno un anelito di volontà espressiva libera da calcoli di mercato, ma arrivare all’eccesso di avere poche o nessuna informazione e politica di promozione, distribuzione, vendite e composizione del “prodotto fumetto”… – perché il fumetto è comunque un prodotto, si vende e la gente ci vive producendolo, non dimentichiamolo… – è assurdo e controproducente. Tutto questo ha portato ai risultati di oggi: un mercato col fiato corto, tutto sulle spalle di lettori appassionati spremuti come limoni.

Classica domanda: letture, albi e artisti preferiti?
Leggo molto, ma meno fumetti di quando ero adolescente. Una semplice evoluzione di gusti. Ci sono molti fumetti per adolescenti e tardo adolescenti, pochi per altre fasce d’età e gusto (un altro limite del fumetto a mio parere)… un po’ ne ho nominati descrivendo il mio “processo artistico”.
L’artista che preferisco e sto studiando al momento è Will Eisner. Nonostante sia opinione comune che era un innovatore, ho la forte impressione che delle sue innovazioni sia stato accolto appena il 10% …individuabili più o meno nell’introduzione della forma del graphic novel… Più che il suo segno o le sue storie mi interessa però il suo modo di intendere il fumetto, è uno dei pochi autori (il primo? l’unico?) che si sia fermato a ragionare sul fumetto come media, ma non solo semiologicamente come un McCloud ma cercando di formulare una specie di manifesto artistico che ne dirigesse l’evoluzione… Il fumetto cos’è, a cosa serve, come deve essere, cosa può raccontare…

Da troppo tempo si va avanti con la convinzione che essere appassionati fanzinari sia la normale e sufficiente gavetta per improvvisarsi autori… critici… curatori… editori (!)…“: praticamente un colpo al cuore per noi web-zinzari! Naturalmente scherzo, ma vuoi approfondire questo (secondo me corretto) ragionamento?
E concludiamo con una “domanda” in puro stile Vecio della Montagna :P
Sono severo anche con me. Perché credi che a 30 anni suonati, professionista d’esperienza come grafico impaginatore io sia “un giovane autore”, una “promessa”, un “emergente” per il mondo del fumetto? In Italia la gavetta nel fumetto è diventata un peso da sostenere solo ed esclusivamente da parte di chi ancora professionista non è… Il mondo del fumetto fa pochi o nessun sforzo per sostenere quella che sarà la forza lavoro di domani.
Quanti nuovi editori conosci fuoriusciti da qualche editore grosso che forti dell’esperienza accumulata provino la carta dell’editore in proprio? Quanti vengono dall’esperienza delle fanzine, prozine e quindi piccola editoria?
Quanti nuovi autori vengono da aver fatto “bottega” in una casa editrice o da qualche autore? E quanti sono invece autodidatti fattisi conoscere con pubblicazioni semigratuite, concorsi, autoproduzioni?
Non so se davvero non esista una soluzione diversa da questa, ma mi sembra chiaro che se esiste questo mito del fumetto francese (che, attenzione, esiste più tra gli addetti e appassionati che tra i lettori, il fumetto francese non vende in Italia poi grandi cifre…) il motivo è uno solo: la retribuzione. E se il mercato del fumetto non mantiene nessuna appetibilità per nuovi inserimenti, alla lunga si pagherà con carenza di idee nuove e autori che ovviamente emigrano… e non è una cosa di cui vantarsi del tipo “I francesi vogliono i nostri autori…”
Ma non farmi finire con una polemica per carità… come ho detto nutro ancora speranza che il mercato italiano possa aggiornarsi e migliorare, magari non dall’oggi al domani ma vedo molte cose interessanti tra le cose nuove e giovani autori… e parlo sì della Tunué, ma non solo.
Auguro a tutti un Buon Fumetto! ;)

Riferimenti:
Il sito Tunué: www.tunue.com
Il sito di Davide Zamberlan: vecio.altervista.org

A cura di © Ufficio stampa Tunué e redazione LoSpazioBianco.it

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