Uno dei consigli più utili che lo scrittore e fumettista Neil Gaiman offre agli aspiranti autori è: “finite ciò che state scrivendo”. L’insegnamento che sta dietro a tale consiglio è tanto semplice quanto valido: tutti possono iniziare a scrivere una storia, o avere un’idea valida, ma solo i veri artisti, e solo quelli disposti a imparare e a fare sul serio, hanno la costanza, le capacità e le conoscenze per portarla a termine.
Perché a cominciare sono capaci quasi tutti, a finire molti di meno; ma è proprio nel percorso che porta al termine di un racconto che il giovane scrittore affina le proprie doti.
Nel caso dell’antologia Incipit ideata dal collettivo Masnada il consiglio è stato ribaltato nel tentativo di vedere cosa accade alle storie iniziate e non finite.
Leggendo l’introduzione all’albo, infatti, si viene a conoscenza di come i ragazzi di Masnada abbiano deciso di lasciarsi sottomettere dal fascino di una storia “aperta”, che inizia e rimane sospesa, lasciando libero spazio all’immaginazione e alle infinite possibilità che essa porta con sé. Storie come mondi infiniti, come foreste che crescono e si ramificano; storie fuori controllo, che si trasformano e si evolvono.
E se Gaiman si riferiva alle storie come insieme di parole, come grammatica, narrazione, tecnica e stile, qui del racconto si vede invece l’anima, la parte più affascinante, la porta aperta verso l’infinito – che poi è anche il tema dell’affascinante copertina (opera, come il validissimo progetto grafico minimalista dell’albo, dell’artista Peteliko).
L’apertura, accattivante e surreale nel suo voler essere un “progetto” di introduzione e un “non finito” come le storie contenute nell’albo, funziona; anche se non rinuncia a un difetto comune a molti progetti a fumetti moderni, cioè quello di una timida autoironia che non aiuta i lettori e gli aspiranti autori a prendere sul serio fumetti come questi (rimane comunque una delle migliori introduzioni ad antologie lette ultimamente); inoltre si citano Gaiman e la Pixar lasciando invece fuori nientemeno che Italo Calvino, il quale con una serie di incipit scrisse addirittura un romanzo, Se una notte d’inverno un viaggiatore, opera fondamentale e dalla quale non si dovrebbe prescindere.
In ogni caso è bello vedere che certe idee, certi desideri di sperimentazione, ritornano a intervalli regolari nelle menti degli artisti, ennesima dimostrazione della “circolarità” dell’arte, che periodicamente dimentica, per poi riscoprire percorsi già battuti ma che possono essere esplorati infinite volte.
Nel caso non fosse chiaro a qualcuno, l’incipit che è il tema e il fulcro di questa antologia è la parte iniziale di un romanzo o di un fumetto, le prime pagine, quelle dalle quali si svilupperà poi l’intero racconto. Un buon incipit è importantissimo: deve essere potente ed efficace, deve incuriosire il lettore convincendolo a proseguire la lettura, deve calarlo nell’ambientazione e soprattutto nello stile della narrazione. In pratica deve fungere da “trailer” per l’intero lavoro. E le storie contenute in questa antologia svolgono lo stesso ruolo… salvo poi interrompersi proprio lì dove ogni racconto invece inizierebbe.
Sono belle queste storie? Assolutamente sì, e ce ne sono alcune davvero particolari. Ci si sente defraudati dal non aver altro che “inizi” di racconti che non vedranno mai la fine?
Assolutamente no, a meno che chi legge sia un lettore d’estrazione così popolare da non capire a quale gioco si stia giocando, quale sia il vero senso dell’operazione, e sia insensibile al fascino delle storie “aperte”. L’antologia, dunque, si può dire quasi perfettamente riuscita, in quanto è coerente con se stessa, e coniuga divertimento e intrattenimento con un ragionamento artistico di alto valore.
Non tutti i racconti, va detto, sono allo stesso livello, in quanto gli autori cadono a volte in una trappola tipica di queste operazioni, e cioè il fatto che – consciamente o meno – essi sanno di non star scrivendo un “vero” incipit, bensì un racconto che deve sembrare tale. Dunque, in alcuni casi, la sceneggiatura cerca di raccontare il maggior numero di cose possibili nel minor spazio, o la narrazione diventa didascalica o cosciente di sé, oppure ancora lascia percepire lo sforzo di fare buona impressione, a volte a scapito dello stile e dell’ambientazione.
Addirittura, verso la fine dell’antologia si cade nel tranello di proseguire – sebbene da un altro punto di vista – una narrazione già vista a inizio albo, idea concettualmente interessante ma non troppo coerente con il tema trattato, che chiederebbe di lasciare il lettore all’oscuro e non di fornirgli sottobanco le informazioni che l’autore ritiene importanti. Ma si tratta di peccati veniali che non inficiano il risultato finale, più che buono, ottimo a tratti.
Per un motivo o per l’altro – sia uno stile grafico particolarmente convincente, una narrazione efficace o un’ottima combinazione delle due – ognuno dei brevi fumetti che compongono questa antologia merita di essere letto e apprezzato. Ogni storia ha la sua ragion d’essere e compie il lavoro di incuriosire il lettore. Inoltre, visto il concetto che sta alla base del progetto, anche la presenza di stili, tecniche e temi assai diversi tra loro non è un difetto, ma un pregio.
In ogni caso, tra i 22 fumetti che compongono l’albo, vanno particolarmente messi in evidenza i disegni di Alessandro Ranghiasci, Sara Briotti, Davide Abbina, Mario Buffardo (ottimo stile vagamente underground), Alex Agni (in continuo miglioramento) e Alice Scimia.
Mentre – sia come autori completi che come disegnatori – vanno assolutamente lodati Peteliko e Bjorn Giordano, creatori di alcuni dei racconti più belli in assoluto, davvero notevoli.
Infine, dal punto di vista della sceneggiatura, una nota di merito va data ai racconti di Cristiano Brignola, che oltre a centrare quasi sempre e nel modo più preciso gli intenti della raccolta si rivelano essere davvero ottimi. Tra essi infatti c’è quello che forse è il migliore dei 22, e cioè Ia! Ia! Land, versione horror/lovecraftiana di una recente pellicola cinematografica, nel quale l’apocalisse è narrata dalle sue stesse vittime in un macabro, riuscitissimo, surreale, tragico e devastante musical. Davvero un bell’approccio, e un validissimo risultato.
Sono tante le antologie indipendenti a fumetti che compaiono sul mercato italiano; e mentre alcune di esse risultano pretestuose, altalenanti nei contenuti e povere di senso, Incipit si rivela come una delle proposte più convincenti viste recentemente. Opera valida, della giusta lunghezza, dai fumetti molto interessanti in più di un senso, frutto dell’opera di autori più che convincenti e da seguire con interesse, e con una buona attenzione sia al contenuto che al “contenitore”, Incipit è un prodotto valido e professionale, che si spera attiri la giusta attenzione. E dato che l’antologia è dedicata a storie che iniziano e non finiscono, non c’è modo migliore di finire questa prefazione svelando la cosa più importante di tutte, ovvero che…
Abbiamo parlato di:
Incipit
AA.VV.
Masnada, 2017
spillato, colore, 80 pagine – 12,00 €
NO ISBN