“Molte persone amano “perché”, e molte amano “sebbene”, pochi individui “amano”. Non si possono porre limiti all’amore: ma un sacco di gente passa la propria limitata vita cercando di evitare che gli capiti qualcosa che non ha limiti. Krazy, comunque non è “la gente”. Krazy è se stessa. Non le si possono porre limiti: lei “AMA”. Ama nel solo modo che ciascuno può: senza limiti. Lei non è morbosa e non soffre a lungo; lei non ama qualcuno “perché” lui le fa del male, e non ama “qualcuno che le fa del male”. Proprio il contrario: lei ama uno che le procura gioia assoluta.
(dall’introduzione di E. E. Cummings)
Avete presente la teoria del Big Bang? La teoria secondo cui circa quindici miliardi d’anni fa l’universo era racchiuso in una bolla non so quante volte più piccola di una punta di spillo? Poi, sempre secondo la suddetta teoria, questa bolla esplose e iniziò la sua espansione e con essa iniziarono a espandersi tempo, spazio e materia, formando l’universo che oggi (teoricamente) conosciamo. L’universo dei fumetti, che ci crediate o no, era racchiuso in qualcosa di analogo; dalla sua presunta nascita e per quasi un ventennio, il fumetto aveva partorito personaggi belli, simpatici, ma tutto sommato nella norma (tranne qualche rara eccezione come “Little Nemo”) e che non riuscivano a sfruttare pienamente la potenzialità che questa neo arte realmente possedeva. Poi il 26 luglio del 1910 accadde qualcosa. Un giovane artista, autore di una strip divertente, The Family Upstairs, decise di fare un piccolo omaggio ai suoi lettori e in calce ad essa ne aggiunse, un’altra all’apparenza molto più modesta, che aveva come protagonisti una gatta e un topo.L’universo del fumetto era finalmente esploso. E ancora oggi ne sentiamo gli echi. Perché se il fumetto tutt’ora si espande e si declina in nuove forme, in nuovi stili e in nuovi modi di raccontare… beh, vi sembrerà strano ma il merito va tutto a questa gatta e al suo nemico/amico topo. E soprattutto al loro autore: George Herriman. Così Krazy Kat passerà in prima linea nel 1913, mandando in pensione definitivamente la precedente strip di Herriman e continuando le sue avventure fino alla sua morte, avvenuta il 25 aprile del 1944.
Krazy Kat è il primo vero esempio di poesia nel fumetto. Ma non solo; Krazy Kat è la rappresentazione di tutto quello che il fumetto può esprimere: originalità narrativa, compositiva e linguistica, ricerca stilistica: ma soprattutto la strip di Herriman è, forse, il primo vero esempio di sintesi grafica nella storia dei comics.
L’idea è semplice e resterà la stessa per trentaquattro anni: Krazy Kat è una gatta (ma il sesso non è mai stato definito e qui incombe lo spettro dell’ambiguità sessuale) innamorata persa di un topo, Ignatz che, odiandola con tutto se stesso, non perde occasione per lanciarle un mattone in testa. Ma Krazy è un’inguaribile romantica e prende il crudele e violento gesto di Ignatz come un segno d’amore. E per tutta la durata della striscia, si sottoporrà a questa tortura, beandosi quando uno di questi mattoni la colpisce, soffrendo quando non viene colpita e difendendo l’amore della sua vita dal rappresentante della legge, il cane sceriffo Officer Bull Pupp che la ama segretamente. Herriman costruisce dei personaggi che ruotano attorno a quello che sembra il vero protagonista della strip: il mattone. Il mattone perfetto, catalizzatore dei sentimenti di Krazy verso Ignatz e dell’odio di questo verso la gatta. Il mattone come inevitabile conclusione di tutto, l’oggetto che rappresenta il trionfo del bene e del male. Il tutto nella metafisica e surrealista contea di Coconino, in Arizona, scenario all’apparenza infinito e desolato ma che all’occorrenza si popola di un deserto, di un mare, di un albero, di un paesaggio roccioso, di una palude, di una prigione appositamente realizzata per ospitare un solo essere: Ignatz. Il quale riesce sempre a scappare, a procurarsi un mattone e a illudere l’ingenua Krazy che colpita violentemente si accascia per terra con l’illusione d’essere amata.
Un fumetto assolutamente unico e irripetibile e senza dubbio massima espressione della comic art tutt’ora ineguagliata. Herriman fu il primo vero innovatore del fumetto, fu l’artefice di quell’esplosione primordiale che sancirà l’evoluzione dei comics, fu colui che per primo intuì le sue infinite possibilità, liberandosi dalle convenzioni artistiche e narrative e non ponendo limiti all’immaginazione. Questo volume realizzato dalla Milano Libri raccoglie le strip giornaliere (rimontate come consuetudine dell’epoca e pubblicate, non si capisce ancora il perché, con un accecante sfondo giallo) e le sunday pages del 1942 ed è un perfetto esempio di quanto ho detto fin’ora: sfogliandolo possiamo avere un piccolo assaggio di tutte quelle innovazioni che nel corso degli anni verranno imitate e perfezionate.
Da quel 25 aprile 1910, niente fu più come prima. Il fumetto non fu più materiale usa e getta per ragazzini, ma un mezzo di grande espressione artistica e poetica. E della lezione di Herriman, avrebbero tenuto conto praticamente tutti i successivi grandi autori: da Walt Kelly a Charles M. Shultz, da Will Eisner (che ha definito Herriman il narratore più innovativo nel mondo dei fumetti) a Bill Watterson di Calvin e Hobbes (evidentissima l’influenza dello stile di Herriman nella sunday pages di Calvin), fino ad arrivare ad Art Spiegelman e Aleksandar Zograf; più o meno tutti, direttamente o indirettamente sono debitori del grande autore americano. Sembra incredibile che due animali siano riusciti a realizzare tutto questo; una gatta e un topo uniti da un semplice mattone. E non meravigliatevi, leggendo, di non comprendere immediatamente. Come è stato giustamente scritto, Krazy Kat non è un fumetto da capire. È un fumetto da amare.
Curiosità
Nonostante venga considerata la massima espressione della comic art di sempre, Krazy Kat non ha mai avuto il successo plateale dei Peanuts o di Braccio di Ferro, soprattutto per la complessità dei testi, non certo per ragazzini abituati ai Katzenjammer kids. Herriman era consapevole di tutto ciò tanto da confessare al suo capo, il famigerato William Randolph Hearst, di avere l’impressione quasi di rubare la paga. Ma il magnate dell’editoria, nonostante fosse un uomo contraddittorio e cinico, era anche un grande fan di Krazy Kat e diede disposizioni affinché Herriman la disegnasse fin quando avesse desiderato farlo. Gli omaggi a Krazy Kat nel mondo dell’arte non si contano. Tanto per citarne uno: nel film Pulp Fiction, nella sequenza finale Samuel L. Jackson indossa una t-shirt di Krazy Kat. E gli omaggi continuano tutt’oggi: la casa editrice italiana Coconino Press prende il nome dalla contea dove si svolgono le avventure di KrazyeIgnatz. Oltre i protagonisti della strip, altri personaggi sono il fabbricante di mattoni, Kolin Kelly, Don Kiyote, Joe Bark, e il saggio uccellaccio di palude Joe Stork. Ignatz ha tre figli: Milton, Marshall e Irving. In Italia Officer Bull Pupp fu rinominato Offisa Pupp.
Edizioni Consigliata
Il volume consigliato è cartonato e rappresenta la quarta uscita della collana I nostri immortali voluta dalla Milano Libri negli anni ’70. Si avvale del saggio introduttivo e fondamentale del grande poeta E. E. Cummings. Per uno strano motivo le strip in bianco e nero furono stampate su carta gialla.
Altre edizioni
La Fantagraphics ha avviato la ristampa delle sunday pages di Krazy Kat e in Italia la Free Books si è presa l’onere di ripubblicare tali e quali i volumi che si sono interrotti (per la chiusura della casa editrice italiana) alla quarta uscita. Recentemente la Nova Express ha ripubblicato un volume in grande formato (e con una stampa migliore rispetto alla Free Books) di oltre 140 pagine che raccoglie le strisce del fumetto apparse dal 1933 al 1934.
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