Gli Eterni di Jack Kirby

Gli Eterni di Jack Kirby

Grazie alla ristampa nella serie Super-Eroi Le Grandi Saghe, torna nuovamente disponibile al grando pubblico un vero e proprio classico della letteratura a fumetti, opera del maestro Jack "The King" Kirby.
Il 6 febbraio di venti anni fa, moriva Jack Kirby, dopo una vita spesa tra i fumetti. La sua importanza e influenza nei comics americani sono indiscutibili, tanto da averlo ribattezzato “il Re”. Da oggi fino all’anniversario della sua scomparsa, Lo Spazio Bianco dedica una serie di articoli, ripescati dal suo archivio o scritti appositamente, alla memoria di questo grande autore.

IL GIORNO DELLE RISPOSTE, IL GIORNO DEGLI DEI

01L’umanità è frutto degli esperimenti di creature aliene mastodontiche e imperscrutabili, chiamate Celestiali. Lo stesso esperimento ha generato i semi-divini Eterni e i deformi Devianti. Nel corso dei secoli i contatti tra queste due razze e la nostra hanno generato i miti di demoni, mostri, dei ed eroi.

Sono queste le premesse della storica saga creata da Jack “Il Re” Kirby alla fine degli anni Settanta, dopo il suo ritorno alla Marvel. Come chiarito dallo stesso autore, lo spunto principale della serie è il tentativo, più giocoso e fantasioso che scientificamente serio, di dare una risposta all’anelito che da secoli muove l’uomo verso le stelle. Fin dai miti più antichi, rivolgersi verso il cielo e chiamarlo “Padre” è espressione del bisogno di comprendere l’irrazionalità della natura. Oltre a dare un senso logico alle tenebrose vestigia del passato, si proietta nel cielo la propria voglia di immortalità, il bisogno di pensare al progresso, al futuro glorioso del genere umano. La copertina del primo numero è una sintesi perfetta di tutto questo: una monolitica scultura, simbolo dei giganti del passato, in primo piano e Ikaris nell’angolo opposto, in attesa, mentre indica nel cielo il ritorno degli dei. Il passato è “morto”, ma gli dei sono ancora vivi. E con essi, la speranza di un futuro migliore.

Non a caso il succitato Ikaris, il primo Eterno che vediamo, colui che ci introduce alla storia e ne spiega le premesse, prende a prestito il nome del celebre personaggio punito per aver voluto raggiungere gli dei. Il “Re” ribalta questa concezione, interpreta la volontà di volare come sentimento positivo e non certo meritevole di punizione. Ikaris è sia prototipo dell’eroe dalla mascella quadrata, luminoso e rassicurante, sia scienziato. Far leva sul desiderio di volare rappresenta il modo più semplice e diretto con cui l’Eterno insegna all’uomo che può superare i propri limiti. Più avanti nella storia, infatti, il biondo eroe inviterà Margo, rappresentante del genere umano, a volare insieme a lui, libera dalle paure che la opprimono. Non possiamo che contrapporlo alla valenza negativa che invece incarnano i Devianti, fin dall’inizio disposti a usare il proprio aspetto ributtante per dominare l’uomo e schiacciarlo con la paura.
Il tanto vituperato manicheismo di Jack Kirby, sia nella grafica che nella presentazione dei personaggi, è in realtà il modo più semplice e comprensibile al lettore per riallacciarsi alla miniera di archetipi e fiabe, continuamente riproposte, che costituisce il motore della narrativa supereroistica.

03L’affinità che gli Eterni hanno con la precedente creazione di Kirby, i New Gods e la saga del Quarto Mondo per la DC Comics, anch’essi basati tra una contaminazione tra super-eroe e racconto epico-allegorico-mitologico, si differenzia per la creazione dei Celestiali. L’ombra che questi giganti imperscrutabili proiettano sul nostro pianeta richiama le suggestioni bibliche in un’ottica diversa, più legata alla storia del genere umano. Il positivismo scientifico giunge a immaginare giganteschi giganti tecnologici e onnipotenti, che assolvono al desiderio di giudizio e purificazione sul nostro passato e sul nostro futuro.
Il Re suggerisce un ambiguo accostamento tra l’ira divina e la catastrofe nucleare, intrecciando i miti dell’apocalisse col volto più terribile della scienza. Sempre a proposito dell’atomica, più avanti nel volume verrà mostrato un incauto attacco nucleare dei pavidi umani contro un Celestiale, il quale pur contenendo facilmente il danno coi propri poteri, contemplerà sconsolato l’avventatezza degli umani nell’uso di tecnologie così terribili.

LA NARRAZIONE

La magniloquenza delle didascalie, in puro stile “proemio”, riesce ad evocare, a suggerire, più che spiegare, riempiendo fin dalle battute iniziali la testa dei lettori con inquietanti interrogativi.
I dialoghi tra i personaggi, specie quelli che lasciano intravedere legami sentimentali, sono intrisi di un’ironia e una malizia sottintesa molto mature, per gli standard fumettistici dell’epoca.

Sebbene gli Eterni incarnino la tensione verso le stelle e il futuro positivo e i Devianti siano l’espressione delle passioni distruttive e castranti, non bisogna pensare che i personaggi siano descritti in modo manicheo e banale.
Per quanto riguarda il ruolo della donna, l’abile e saggia Thena e la deliziosa e ironica Sersi si mostrano figure decisamente più interessanti dei colleghi maschi. Sersi si prende gioco dei nemici e reinterpreta alcune figure leggendarie della storia umana con un piglio decisamente femminista, come ad esempio nella descrizione di Ulisse e del suo equipaggio come una combriccola di zoticoni, o di un Merlino inerme di fronte alle sue arti magiche: in pratica due delle incarnazioni più celebri dell’astuzia e del sapere umano maschile giocati da un leggendario simbolo della femminilità “magica”, in senso misterioso-seduttivo.
Nei Devianti si sottolinea la propensione verso lo sviluppo bellico-industriale incontrollato, la paura del progresso, la tendenza a sviluppare sistemi dittatoriali e divertirsi con spettacoli circensi violenti (si veda il personaggio del Grande Tode), ma si mostra anche la loro goffaggine, spesso teneramente comica, tipica delle creature incomplete.

Due personaggi, Krona e Karkas, mostrano le potenzialità di crescita dell’intera razza. Krona fin dall’inizio è ritratto come orgoglioso e caparbio, ma dotato di una certa nobiltà, che gli fa sognare l’amore di Thena e lo spinge a sottoporsi con inaspettata pazienza a un primo contatto col genere umano. Karkas è il classico “gigante buono”, sensibile e intelligente, intrappolato in un corpo deforme.
Gli Eterni non mancano di mostrare lati oscuri: una certa propensione al divertimento sadico (come Sprite, in uno spunto poi ripreso da Neil Gaiman), ai piaceri elitari, alla pigrizia (tanto che inizialmente reagiscono con svogliatezza all’allarme rappresentato dai Devianti). E non si può non sottolineare che alcuni di essi hanno fatto parte degli apparati violenti del KGB o che vengono facilmente sedotti dal potere.

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Al di là delle sfumature, Jack Kirby non perde di vista i concetti positivi che animano la saga: la forza degli Eterni è nell’unione e nel confronto, simboleggiata dall’Unimente, un’enorme testa corrugata e pensante che emerge al centro del Caos. Mentre il prodotto dell’oppressivo mondo Deviante è il Reietto, emarginato e odiato a causa della propria bellezza, in un malato rovesciamento di prospettive, capace soltanto di combattere e lanciarsi in imprese suicide.
Se i Celestiali rappresentano una scienza misteriosa, eppure positiva, che lascia intendere potenzialità di sviluppo future ancora incomprensibili, ma virtualmente illimitate, e gli Eterni incarnano “ciò che potremmo essere”, liberi dalle limitazioni e dalle paure, i Devianti sono capaci soltanto di mutare in maniera disgustosa per fomentare le naturali paure del genere umano. Ma in questo senso anche loro rappresentano una spinta positiva all’evoluzione poiché, mostrandoci il demonio come una maschera indossata per comodi inganni, non fanno altro che ridicolizzare la paura, in modo forse ancor più efficace.

Peccato che negli episodi finali il serial subisca un calo qualitativo, corrispondente all’introduzione dell’Hulk robotico, che segna l’ingresso della contaminazione ufficiale con la continuity marveliana.
Un gruppo di episodi finali meno raffinati e incisivi dei precedenti, basati su scazzottate e temi più banalmente supereroistici, sancisce il progressivo allontanamento del Re dal progetto. Il giudizio dei Celestiali sospeso sull’umanità non avrà mai una conclusione, dando implicitamente ragione a chi vedeva l’ingresso degli Eterni nel mondo Marvel come un impoverimento del concetto di base, che forse avrebbe dovuto proseguire da solo, in un universo a parte, fino alla logica conclusione delle premesse iniziali.

I DISEGNI

02L’arte di Jack Kirby era quindi perfettamente sintonizzata con i temi e le suggestioni della fantascienza anni Settanta, sia a livello narrativo che grafico, ma questo non ha significato rinunciare alla propria originalità.
Fin dal primo numero, infatti, veniamo trascinati in tavole di puro godimento visivo, vignette a tutta pagina traboccanti di fantasia. Gli sfondi, gli oggetti, i macchinari kirbyani mancano totalmente di documentazione, sono progettati da cima a fondo in base al suo gusto per il design contorto e brulicante di sonde, led luminosi, tubi snodati.
Il Re non intende coccolare il senso di familiarità del lettore; piuttosto lo trascina di peso in un mondo fantastico, sorretto da regole proprie. Le armi sono altrettanto fantasiose: perché accontentarsi di una pistola a raggi quando si può brandire un’arma con “proiettili avvolgenti?”. La geometria vertiginosa del segno del Re stabilisce una sintonia perfetta con le suggestioni architettoniche precolombiane e si diverte un mondo ad unire gigantesche sculture ed aggrovigliati macchinari, arrivando ad anticipare il tema della fusione uomo-macchina. Un passato imprigionato nella roccia, in cui pero’ è incisa una sinistra vitalità. I “Kirby Krackles” o “Kirby Dots“, la tipica rappresentazione grafica dell’energia costellata di macchie nere con cui l’autore infarcisce le tavole, contribuiscono a tener saldo il legame tra sfocate immagini stellari e suggestioni lisergiche.

La fiamma azzurra di Zuras e le immagini angoscianti come l’Eterno che galleggia nello spazio sembrano richiamare il “viaggio” lisergico, sia in accezione colorata e positiva, sia disturbante e angosciosa. Il mistero di antiche tecnologie da ricomporre come un puzzle è la premessa stessa che muove la serie: attraverso il divertimento di ricomporre le tracce del passato in una nostra, fantasiosa, idea di “come sono andate le cose”, contribuisce ad allontanare la paura del passato e a rendere meno oppressive le incognite del futuro.

CONTESTO STORICO

05Il Kirby che torna alla Marvel sul finire degli anni Settanta, al di là delle ferite ancora aperte in merito ai mancati riconoscimenti nelle idee per trame e storie, è interessato a un respiro narrativo più ampio, alla creazione di una saga epica, una storia organica con un inizio e una fine, in luogo di personaggi da sacrificare all’intrattenimento seriale. L’ambizione che sta alla base degli Eterni, tralasciando i singoli protagonisti e le loro ambientazioni, è la stessa di tanti racconti di fantascienza o fanta-archeologia, ossia ipotizzare una risposta, per quanto fantasiosa, ai misteri della storia umana.

L’intuizione dell’Editoriale Corno nel dedicare agli Eterni una testata a sé, che conteneva l’altro serial fantascientifico kirbyano, adattamento ed espansione di 2001 Odissea nello Spazio, fu quindi quella giusta, perché permetteva di attingere all’interesse del pubblico stimolato dalla fantascienza del periodo.
Più che ai classici supereroistici Kirby, come ricordato da Giuseppe Guidi nell’ottimo apparato redazionale del volume della serie “Super-eroi le Grandi Saghe”, si richiama ad alcuni autori fondamentali, tra cui innanzitutto il fanta-archeologo Erich Von Daniken, uno dei padri della paleoufologia (specialmente per quanto riguarda la riscrittura di eventi mitico-biblici come frutto dell’intervento di creature aliene) Arthur C. Clarke, e Stanley Kubrick.

I riferimenti ai primati in contatto con civiltà aliene misteriose e imperscrutabili non può che rimandare al monolito nero di 2001 Odissea nello Spazio. La forma dei Celestiali, delineata con le tortuose e visionarie geometrie kirbyane, si permette alcune divagazioni non so quanto consciamente ironiche (che le teste a teiera o semaforo siano un rimando satirico all’iconica essenzialità del monolito?). La visione del genere umano come un’insieme di bambini spaventati e quasi condotti per mano dai più esperti Eterni o dalla discesa di alieni primordiali sulle grandi città rimanda al romanzo Le guide del tramonto (Childhood’s End), così come il concetto di integrazione degli Eterni nell’Unimente, o mente alveare, alla quale anche gli umani possono partecipare. Sempre tramite Clarke, passando per la grandiosa sequenza finale del film di Kubrick, possiamo individuare nella caratterizzazione grafica dell’Unimente il concetto con cui avevamo aperto la storia, ossia il bisogno umano di trovare la propria origine tra le stelle: i riferimenti alla testa del neonato che emerge dopo il parto sono evidenti. 

Jack Kirby, nel far descrivere ai personaggi l’Unimente usa frasi come “vita come non l’hai mai sperimentata”, “allargare i propri orizzonti”, oppure “riuniti nell’Unimente abbiamo raggiunto nuove conoscenze”, strizzando palesemente l’occhio alla psichedelia e alla controcultura. Assieme agli ammiccamenti sessuali, ciò chiarisce fin dall’inizio l’ambizione Kirbyana di raggiungere il pubblico più vasto possibile per la sua storia, intercettandone linguaggi e mode.

Riferimenti:
Gli Eterni sul sito della Panini: www.paninicomics.it/web/guest/collane_dettaglio?id=8537
Gli Eterni su Wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Eterni
Jack Kirby su Wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Jack_Kirby
Jack Kirby su Wikipedia (versione inglese): en.wikipedia.org/wiki/Jack_Kirby

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