Ester Cardella: il fumetto erotico come passione e occasione di crescita

Ester Cardella: il fumetto erotico come passione e occasione di crescita

La fumettista palermitana racconta il suo percorso e come l'incontro con l'eros a fumetti sia stata un'occasione per conoscersi meglio.
Ester Cardella

La sensualità a fumetti è una declinazione interessante della nona arte, ma è anche un terreno per cui occorre una sincera passione accompagnata da un atteggiamento maturo e consapevole. Le figure cariche di eros tratteggiate da Ester Cardella non sono solo identitarie, ma sono anche una ottima occasione per conoscere meglio una delle autrici incontrate durante Nuvole digitali, il festival online de Lo Spazio Bianco, e che abbiamo raggiunto per un’intervista.

Ciao Ester e ben tornata su Lo Spazio Bianco. Vorrei iniziare chiedendoti quale sia la tua storia col il mondo del fumetto, quali sono state le opere che in qualche modo hanno segnato la tua crescita e quando hai scoperto che la declinazione erotica era quella più vicina a raccontare il tuo approccio al media?
Ciao e ben trovati anche a voi. Da dove partire? Ho cominciato un po’ come tutti leggendo Topolino e Diabolik, ma quello che più mi ha colpita è stato un manga trovato per caso quando ero ancora molto piccola: in quella storia c’erano molti corpi androgini ed una sessualità spinta, mentre subito dopo trovai un’altra storia, questa volta horror. Probabilmente mi hanno segnato più di quanto potessi immaginare all’epoca. A pensarci, io e il genere erotico ci siamo incontrati in una notte d’inverno: avevo finito la scuola del fumetto di Palermo e ho messo in pratica quanto imparato, facendo semplicemente scorrere la matita sulla carta seguendo il mio istinto e vedendo cosa ne sarebbe uscito. Il mio primo disegno erotico rappresenta una donna nuda con uno scheletro che da dietro le avvolge i seni: lei in viso mostra un’espressione dalla quale si evince piacere e sofferenza allo stesso tempo. Disegnare per me è terapeutico: quel giorno avevo provato delle belle emozioni, per questo non ho più smesso di disegnare donne. Dopo anni di studio avevo trovato la mia strada; si può dire che in quel momento abbandonai la didattica, facendomi avvolgere dalla passione.

In più occasioni hai dichiarato di essere fondamentalmente una timida, di provare imbarazzo per ciò che rappresenti perché in qualche modo non metti a nudo solo i tuoi personaggi ma anche te stessa, esponendo la tua visione. Ti va di approfondire un po’ il concetto di questa pulsione interiore, quanto è influente sul tuo lavoro? Ti dà dei limiti o ti porta a superarli?
Questa è una bella domanda perché mi fa ricordare da dove tutto ha origine: il lungo e profondo dialogo con me stessa. Disegnare mi aiuta e apre le porte della percezione di me stessa, del mondo femminile e della mia sensualità senza provare quella timidezza che per così tanto mi ha accompagnata.
A questo aggiungerei anche il mio personale concetto di paura; la paura di espormi, di guardarmi allo specchio e piacermi, di apprezzarmi e sapere che io sono la fonte prima del mio piacere, e che non va cercato all’esterno.
Disegno donne coraggiose, forti, impavide, fiere del proprio corpo perché è così che vorrei essere.
E un processo continuo; più cresco e più mi conosco, più mi conosco e meglio saprò disegnare quello che ho in mente.

Received 533399182566387

Il tuo stile è fortemente realistico, piuttosto ricco anche nei segni e nei dettagli: è sempre stato il modo in cui volevi disegnare o è stata una evoluzione graduale?
Ho cominciato disegnando malissimo e mi sono impegnata fortemente per migliorare la mia tecnica: spesso sento parlare di talento, ma sono più di 15 anni che studio in maniera costante e sono cresciuta moltissimo. Mi piace molto osservare il mondo che ho dentro, come dicevo prima, ma anche quello che ho davanti a me. Quando esco fuori, in città, pongo sempre molta attenzione e osservo i dettagli di un palazzo, delle persone, studio come camminano e come si vestono, osservo tutto, dal volo degli uccelli alle foglie che cadono. Incamero tutto e poi quando torno nel mio studio posso raccontare al meglio quello che voglio, attingendo dai dettagli reali e realistici che incrocio. Amo prendere il lettore per mano, accompagnandolo dentro la mia scena.
Tutto questo vale ora, magari tra altri 15 anni avrò un’altra tecnica, non voglio pormi limiti. Evoluzione è una delle mie parole chiave.

Credi che per i fumetti che vuoi fare tu, sia l’unico segno possibile, o potresti immaginare le tue storie con uno stile più stilizzato per esempio, o più sporco e graffiato?
Confermo quello che ho detto nella domanda precedente, per ora non voglio stilizzare, anzi, al contrario voglio approfondire ancora di più la mia tecnica su luci e ombre e tanto altro ancora, prediligo il disegno dettagliato.

Il fumetto erotico-hard è stato per anni un genere altamente popolare, distribuito in edicola in formato economico. Adesso operazioni come la tua sembrano prodotti di nicchia, lontani da quella modalità di distribuzione e da quella visibilità. È solo un motivo strutturale secondo te, o è influenzato anche da quanto e come la società sia cambiata?
Secondo me il problema sta nel semplice fatto che possiamo vedere tutto da uno schermo; quindi, non abbiamo più molto la voglia di comprare in edicola. Io però rimango una ‘all’antica’ e disegno ancora a mano proprio perché amo la carta e sono contenta quando chi mi chiede una commissione, tenga per sé un’opera unica ed originale appunto creata su carta.

Immagine Whatsapp 2024 11 25 Ore 22.08.02 82558988

Quegli albi prodotti a volte in tutta fretta sono stati palestre per grandi disegnatori e autori. Uno spazio che in seguito fu ad appannaggio delle riviste, e che in forma però diversa è passato all’autoproduzione o alla pubblicazione web, che però hanno una soglia d’ingresso un po’ più difficile tecnicamente e, non meno importante, la mancanza di un confronto con un editore. Tu come ti sei trovata nel seguire il tuo modo di fare fumetti? Hai avuto dei banchi di prova, dei colleghi che ti aiutassero a crescere, delle pubblicazioni sulle quali farti le ossa?
Ho realizzato più di cento pagine per Edizioni Inkiostro, grazie a quel lavoro ho appreso tecniche di sceneggiatura e di tempistiche, e quell’esperienza mi ha anche fatto capire che non era quello che volevo fare.
Sono molto fortunata nel poter dire che la dura scuola l’ho fatta con le commissioni, e sono molto grata per questo perché significa che molte persone hanno creduto in me. Ho sempre dato il massimo in ogni mio lavoro, ci ho messo sempre l’anima a partire dall’idea per arrivare alla tecnica, non tralasciando nessun particolare, come la scelta minuziosa della migliore carta per conferire all’opera il giusto effetto, assieme alla ricerca di riferimenti fotografici, di modelli e tanto altro.

Quanto è importante curare la propria identità social per un autore o autrice, quali sono i punti importanti e quali le “trappole” nelle quali non cadere?
Credo che ogni artista abbia caratteristiche proprie, e quindi un posizionamento diverso, non credo vi sia una sola via da seguire. A me piace rendere partecipe della mia vita chi mi segue, ma senza farmi inghiottire dal mondo social che alle volte è molto tossico e quindi se mal gestito può trasformarsi in una trappola.
Ma per chi come me che lavora su commissione, magari con una persona che sta dall’altra parte del mondo, è fondamentale utilizzarli. Come sempre serve il giusto equilibrio!

Soprattutto c’è un confine tra la propria immagine pubblica e il proprio essere privato: quanto è difficile farlo rispettare o rispettarlo noi stessi?
Questo è fondamentale. Mi capita ogni tanto di sentirmi dire “tu sei così visto che sui social dici questo fai quell’altro…”: in realtà nessuno saprà mai veramente della mia vita privata, mostro solo la superficie e mi sembra giusto sia così.
La mia presenza sui social da un’idea di me, e questo è naturale, ma pongo dei limiti perché parlare apertamente di tutto sarebbe effettivamente dannoso.

Received 1446640599360632

C’è spazio per il fumetto hard nelle fiere del fumetto più popolari? E, di contro, si presta meglio a trovare visibilità in occasioni non strettamente fumettistiche?
Sì, lo spazio c’è nelle fiere e ci sono anche molti ambienti in cui si possono fare eventi dedicati all’erotismo, gallerie, locali dove però non sempre le persone sono interessate ai fumetti: gli spazi esistono e sono anche momenti d’incontro interessanti.

Quando realizzi le tue storie, soprattutto quelle a sfondo erotico-sessuale, come ti senti nei confronti di questa società che è refrattaria all’educazione sentimental-sessuale e spesso si rivela bigotta e arretrata, insomma sapendo che ci sono molti là fuori che non hanno i mezzi proprio per comprendere il senso delle tue opere?
È anche per questo che faccio il mio lavoro. A volte ho incontrato persone che si avvicinano per la prima volta al mondo dell’erotico disegnato, grazie al fatto che vedono un mio disegno e mi dicono “non so cosa sto provando, ma mi piace!”. Questa per me è la massima soddisfazione: il mondo non si cambia tutto in una volta, ma questi piccoli passi sono molto importanti.

Nei mesi scorsi, grazie a Sergio Gerasi, ha ripreso vita Valentina. La creatura di Guido Crepax è stata un’icona pop ma anche parte di un immaginario di sensualità. Che cosa di quel personaggio è sopravvissuto ancora oggi e quale è il retaggio lasciato agli autori, come te, che oggi trovano nel connubio tra fumetto ed eros uno spazio narrativo?
Io amo Crepax, così come amo Valentina, ma ho talmente tanta stima verso questo autore che avrebbe potuto disegnare altri mille personaggi e li avrei amati tutti. Non per il personaggio in sé, ma perché è lui ad essere magico.
Ha lasciato un patrimonio a tutti noi, che prima di tutto siamo lettori, e tocca a noi adesso, in quanto disegnatori, onorare il mondo della creatività di cui Crepax ha fatto parte, evolvendoci, conoscendo il nostro passato, cercando di essere come lui era: libero di fluttuare nell’immaginario.

Received 367227159801341

Le donne che racconti attraverso i tuoi disegni svelano una forte determinazione e appaiono padrone della propria sensualità. Il tuo erotismo è una forma di emancipazione. Questa visione trova riscontro nel tuo pubblico femminile? Come cambia l’approccio al tuo lavoro in base al genere?
Non cambio mai in base al genere della persona che ho davanti, cambio in base alle necessità e alla richiesta. Ci sono uomini con desideri molto più facilmente riconducibili al genere femminile e viceversa. Trova un riscontro, questo è certo, ma questo è davvero un argomento molto lungo su cui ancora sto cercando di fare chiarezza e non mi sento libera di potermi esprimere come vorrei. Ricevo però l’approvazione di molte donne che stimo e questo è già moltissimo per me. Poi, non si può piacere a tutti e questa è anche una fortuna!

Alcune rappresentazioni, sebbene assolutamente fantasiose e non corrispondenti a un vissuto, hanno creato non pochi problemi ad autrici e autori che hanno scelto di raccontare l’eros, magari indagando anche alcuni tabù. Premesso che molto lo racconta il fatto che una simile domanda non venga fatta a chi scelga altri generi, esistono, secondo te, limiti che è opportuno porsi quando a essere raccontate sono le fantasia erotiche, oppure l’unico limite da rispettare per l’arte è quello della fantasia?
No, secondo me non ci sono limiti, il discorso sta in cosa vogliamo comunicare: se vuoi parlare di violenza devi anche essere delicato, se vuoi parlare di ironia devi anche essere serio, se vuoi parlare di erotismo devi essere anche pudico. Grazie ai contrari ci confrontiamo, lì possiamo vedere e capire se offendiamo davvero qualcuno.

Sui tuoi social spesso posti lavori commissionati; come selezioni le richieste che ti vengono fatte e quali sono state quelle che ti ha più divertito realizzare?
Molto raramente ricevo commissioni che non mi piacciono: se c’è una cosa di cui sono certa, è che riesco a comunicare il mio stile a scanso di equivoci. Quindi quasi sempre mi piacciono. Ne ho rifiutata qualcuna solo per una perversione esagerata del committente oppure da chi mi scambia per una mistress e mi chiede altro. Le più divertenti sono quando mi lasciano completamente libera, nessuna indicazione e allora faccio tutto io, così mi diverto davvero tantissimo!

Intervista realizzata via mail a novembre 2024

Ester Cardella

Classe ’92, è una fumettista indipendente palermitana.
Dopo aver studiato alla scuola del fumetto ha cominciato a lavorare con privati americani, creandosi la sua cerchia di committenti da tutto il mondo.
Tratta fondamentalmente il genere erotico, ma spazia volentieri verso l’horror e il fantasy ed è sempre presente è la sua vena dark. È soprattutto una fumettista e illustratrice che da sempre disegna l’erotico tramite la sua particolare visione, producendosi in opere uniche e sensuali.
La sua arte mette da sempre su carta donne forti, con caratteri distintivi molto marcati, erotiche ma aggressive, sensuali, affascinanti e persino pericolose.

Il sito ufficiale è www.estercardella.com.

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *