Questa puntata di Essential 11 è dedicata al panorama fumettistico in senso generale: partendo da questo vecchio Essential 11 sulle cose che fanno male al fumetto italiano, firmato da Marco Pellitteri abbiamo chiesto a un altro grande esperto di fumetti, Michele Ginevra, di stilare – viceversa – il suo personale elenco di cose che fanno bene al fumetto.
Ginevra è uno dei nomi più importanti del settore: co-fondatore del Centro Fumetto “Andrea Pazienza”, continua a lavorare attivamente nelle varie attività di quest’istituzione. È stato curatore di volumi per Rizzoli Lizard, collabora con enti e pubblicazioni varie, tiene corsi e laboratori e viene spesso chiamato a far parte di giurie per premi fumettistici.
Sta per esordire come sceneggiatore con un volume dedicato a Stradivari e disegnato da Sakka, per le edizioni Kleiner Flug.
Ci è sembrata una figura autorevole per l’argomento di questo mese.
PREMESSA
È evidente che il fumetto viene vissuto, sofferto, usato, cavalcato, celebrato, venduto, trasposto, condiviso, pubblicato… con motivazioni e per ragioni diversissime tra loro.
Oggi prevale la dimensione del consumo. Il successo commerciale conta. Fa notizia la novità, l’anteprima, l’anticipazione. Il dibattito si infiamma prima ancora che l’opera sia pubblicata e diffusa. Proprio la diffusione è un tema cruciale affrontato in modo monco. In passato le statistiche dicevano quanto veniva letto un fumetto (con un rapporto in genere di uno a quattro rispetto al presunto venduto). Oggi si pensa solo a quanto vende. E spesso non si sa neanche esattamente quanto e con che andamento tendenziale.
D’accordo, di fumetti c’è anche chi ci deve vivere. Non è un tema banale. Ma è anche vero che il fumetto non può essere solo merce, fandom, dedicaces, preview…
I fumetti sono storie. Molte saranno solo storie di oggi, ma alcune saranno destinate a diventare generazionali, nazionali e magari immortali.
Ecco allora che, secondo me, le undici cose che possono fare bene al fumetto stanno tutte a monte del mercato (e anche a valle…).
E, anche se parzialmente, ci sono già tutte!
INDICE
I fumetti come tutto il resto
IL FUMETTO IN BIBLIOTECA
IL FUMETTO NEI FESTIVAL
IL FUMETTO NELLE SCUOLE
Risorse per il fumetto emergente
IL FUMETTO NEI PROGETTI DI FINANZIAMENTO
IL CROWDFUNDING
SPAZI ACCESSIBILI PER AUTOPRODUZIONI, COLLETTIVI E ASSOCIAZIONI
La condivisione dei fumetti e dei loro autori
LEGGERE I FUMETTI!
LA DISPONIBILITÀ DEGLI AUTORI
LA DISPONIBILITÀ DELLE CASE EDITRICI
I luoghi del fumetto
LE CASE DEL FUMETTO
LE CASE VIRTUALI DEL FUMETTO
I fumetti come tutto il resto
IL FUMETTO IN BIBLIOTECA
Per molti anni il fumetto italiano è stato creato, prodotto e fruito come qualcosa a sé stante, non solo inferiore, ma soprattutto “a parte” rispetto a tutti gli altri sistemi culturali. Dalla rivista linus in poi è iniziato un lungo percorso di legittimazione che ha permesso al fumetto di essere considerato un ambito, un fenomeno come tutti gli altri. Da allora, libri, albi e riviste a fumetti sono presenti in molte biblioteche. I fumetti non possono essere solo oggetti da comprare, non possono essere solo collezionismo e variant. È importante che possano anche circolare in consultazione e in prestito come qualunque altro libro o opera da leggere.
I fumetti non devono per forza essere comprati.
IL FUMETTO NEI FESTIVAL
I festival hanno di bello che sono appuntamenti coinvolgenti, invitanti e brillanti. Ma hanno di brutto che sono assetati di successo. Qualche presenza fumettistica era stata possibile in passato perché la competenza o la larghezza di vedute di qualche collaboratore aveva fatto arrivare il Vittorio Giardino di turno o la Satrapi, come espressione di un femminile arabo alternativo. Adesso invece il fumetto in libreria vende e fa tendenza. Quindi Zerocalcare a tutto spiano (energie di Zerocalcare permettendo). Bene! I fumetti sono storie. Gli autori di fumetti sono storie anche loro. C’è tantissimo di cui parlare su un palco e quando capita è bellissimo.
Festivals, svegliatevi!
IL FUMETTO NELLE SCUOLE
Siccome in Italia i fumetti dovevano essere educativi (Corriere dei Piccoli), gioco forza molta attenzione è stata riservata ai fumetti che non lo erano: quelli diseducativi, da mettere all’indice senza pietà. Allora anche la scuola ha voluto fare la sua parte, più preventiva che costruttiva, spiegando a partire dagli anni Settanta “il linguaggio del fumetto”. Un linguaggio, a loro dire, fatto di onomatopee, nuvolette di forma diversa, stereotipi e inquadrature. Ma il fumetto è molto di più. Per dirla alla Daniele Barbieri, è un linguaggio di linguaggi. E poi il fumetto è un modo per raccontare la vita. E se devi raccontare la vita, hai il diritto di farlo con ogni tecnica possibile e qualunque tipo di segno. Inserirlo correttamente (qua e là si fa) nei programmi scolastici può essere veramente educativo, in senso propositivo e formativo, fornendo strumenti e possibilità.
Fumetti a scuola? Si può.
Risorse per il fumetto emergente
IL FUMETTO NEI PROGETTI DI FINANZIAMENTO
È raro trovare negli esiti dei bandi, a qualunque livello, da quelli europei a quelli locali, progetti finanziati che abbiano il fumetto come protagonista, o almeno come componente utile. Questa situazione è un indice evidente di come il fumetto sia ancora oggi un’espressione minoritaria. Per presentare un progetto e gestirlo, in caso di approvazione, occorrono competenze non banali: idee originali, capacità di analisi del bando e di progettazione, risorse per la gestione e capacità di rendicontazione. Chi opera nel settore del fumetto, anche non professionalmente, dovrebbe osare di più in questo ambito. Soprattutto i più giovani (per questo, in teoria, più freschi e aperti all’innovazione), che potrebbero accedere ai numerosi bandi privati e pubblici che sostengono le start up, magari nel settore digitale. Non è facile, ma non c’è settore imprenditoriale o culturale che non sia interessato da finanziamenti su bandi. L’accesso a queste risorse potrebbe portare lavoro e innovazione.
Presentate progetti!
IL CROWDFUNDING
Ratigher, Baronciani, Tenderini, Maicol e Mirco… Sono sempre di più gli autori e le associazioni che si affidano a questo strumento per poter sostenere progetti di qualità (o almeno degni di essere sviluppati) e non cedere al mercato il plusvalore (il mitico plusvalore), che invece spetta eticamente di diritto proprio a loro. È grazie al crowdfunding che cominciamo a vedere opere che nessun editore avrebbe mai prodotto. Così anche l’editore può venire stimolato sia a presentare proposte analoghe sia a riflettere sul proprio ruolo imprenditoriale, che troppo spesso mantiene compressa la remunerazione autoriale. E poi potrebbero essere valorizzate idee innovative.
W il crowdfunding!
SPAZI ACCESSIBILI PER AUTOPRODUZIONI, COLLETTIVI E ASSOCIAZIONI
In occasione di diverse fiere e manifestazioni vengono messi a disposizione spazi gratuiti per soggetti non a scopo di lucro, autoproduzioni in particolare. È stato un bene averlo fatto, perché la morsa del mercato (e i costi degli stand) sono alla portata solo di chi ha un’attività commerciale. E siccome chi fa attività commerciale non è tenuto a investire sugli esordienti né tanto meno a supportarne gli avventurosi progetti, è importante che ci siano spazi protetti per le proposte alternative. D’altronde autori e soggetti collettivi già si fanno carico di autofinanziare i progetti, investire competenze e tempo propri e sostenere le spese della trasferta. In molti casi, le autoproduzioni possono seguire anche anni di Accademia o scuole di fumetto che possono aver richiesto costi non indifferenti. Non ha senso che il mercato selezioni in partenza solo coloro che sono particolarmente bravi o che hanno mezzi economici personali per reggere nel tempo. È invece positivo che si diano più opportunità possibili, operando successivamente la selezione di qualità.
L’autoproduzione è un’opportunità. Da sostenere.
La condivisione dei fumetti e dei loro autori
LEGGERE I FUMETTI!
Può sembrare un enunciato paradossale… Non intendo il rischio di comprare fumetti senza leggerli. Può capitare di impilarli in attesa di avere tempo. Ci mancherebbe. Mi riferisco a una tendenza sempre più evidente: parlarne senza neanche leggerli. È una delle conseguenze della porzione di vita che trascorriamo sui social, dove si assiste e si partecipa a discussioni in cui ben pochi di coloro che blaterano sanno veramente di cosa si sta parlando. Come capita nei tanto poco samaritani thread sui rifugiati e su quelli dedicati alla crocifissione (virtuale) dei politici, capita anche per i fumetti, che invece è importante leggerli veramente! Ovviamente la lettura non deve essere coattiva. Ma magari quel manga di cui si è parlato tanto potrebbe sorprendere… Quell’albo Marvel potrebbe avere un sottotesto imprevedibile… Così come quella graphic novel, apparentemente presuntuosa nei disegni, potrebbe invece rivelarsi una sorpresa. C’è da dire del problema dei prezzi di copertina. Costano tanto, vero. Però ci sono anche le biblioteche! Vedi sopra…
Leggere fumetti è un rischio da correre.
LA DISPONIBILITÀ DEGLI AUTORI
Sarà perché una volta nessuno dava importanza al fumetto.
Sarà perché una volta si conoscevano tutti e le manifestazioni fieristiche erano sempre una festa.
Sarà perché fare un disegnino può anche essere una cosa veloce e gratificante sia per chi lo fa che per chi lo riceve.
Sta di fatto che gli autori di fumetti di solito sono disponibilissimi a partecipare ad eventi e manifestazioni, anche le più assurde e remote geograficamente.
La loro disponibilità rappresenta una virtù importante per il mondo del fumetto. Basta un rimborso spese (e certe volte neanche quello) per avere come ospite un bravo autore che ti illumina di talento e vissuto anche la sala incontri più sfigata dell’universo.
Grazie autori!
LA DISPONIBILITÀ DELLE CASE EDITRICI
La disponibilità di editori come Sergio Bonelli ha fornito a tantissime manifestazioni un sostegno prezioso che si è tradotto in una maggiore diffusione dei fumetti in generale. Ovviamente Bonelli non è l’unico editore ad avere questo atteggiamento. E comunque ogni editore cura i propri interessi. Ma soprattutto Bonelli ha avuto una presenza pervasiva e continuativa, promuovendo indirettamente l’intero settore, anche dal punto di vista culturale. Tex e Dylan Dog hanno conquistato le pagine culturali di tutti i quotidiani nazionali. Il pubblico ha potuto incontrare autori e ammirare tavole originali e a qualunque latitudine. Tutti gli editori che sostengono le richieste di organizzazioni, associazioni e piccoli gruppi, indipendentemente dalla scontata promozione delle novità, facilitano una crescita complessiva.
Editori, siate disponibili! Anche se credete che non vi convenga nell’immediato.
I luoghi del fumetto
LE CASE DEL FUMETTO
Sono ancora troppo poche. Il WOW a Milano, il Cfapaz (per cui lavoro) a Cremona, il Museo di Cosenza, L’Archivio delle fanzine di Forlì… Altri spazi analoghi si trovano a Cagliari, Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Perugia e tra poco nelle Dolomiti Friulane. Ognuno di questi luoghi è fulcro di attività ed eventi. Ma è anche custode di memorie, grazie a raccolte bibliotecarie, fondi documentali, archivi di originali…
Possiamo chiamarli musei, centri, biblioteche, archivi… Sono Case del Fumetto e rappresentano spazi culturali e aggregativi che possono promuovere il fumetto, facilitarne lo studio e la fruizione.
Le case del fumetto sono anche le nostre case.
LE CASE VIRTUALI DEL FUMETTO
Oggi la rete è talmente importante da poter esprimere le nuove classi dirigenti.
Oggi la rete è talmente importante che ogni strategia di marketing non può prescindere da essa.
Oggi la rete è talmente persuasiva da spingere l’utente alla condivisione di contenuti e opinioni su eventi ed esperienze che in realtà non ha vissuto.
Eppure la rete, per la sua dimensione orizzontale, per la sua velocità, per gli spazi che offre, per i suoi costi ridotti, può essere il luogo in cui tutte le opere possono trovare una collocazione o, almeno, una menzione della loro esistenza.
Proprio grazie alla rete, è possibile trovare una quantità e una qualità di informazioni in precedenza veramente difficili da ottenere e reperire, sia riguardo all’attualità che alla memoria. Purtroppo gran parte di questo lavoro è volontario. E quindi spezzettato, parziale, eventuale. Eppure eroico e indispensabile.
Non fermiamoci. Usiamo la rete per informare e consolidare il nostro sapere nel campo del fumetto.
Christian Marra
12 Settembre 2016 a 12:18
Più o meno d’accordo su tutto tranne su di una cosa, credo la più sbagliata che si possa scrivere soprattutto all’inizio di una articolo come questo: I fumetti non devono per forza essere comprati.
Magari vi siete sbagliati? Magari sperate che i vostri amici ve li prestino oppure ve li regalino? A me ne regalano pochi….però potete sempre chiedere che ve li regalino magari spacciandovi per un blogger che fa recensioni a fumetti aahahaha
Michele Ginevra
15 Settembre 2016 a 13:15
Christian: la frase che critichi è contenute nel paragrafo che riguarda le biblioteche. E il compito delle biblioteche è proprio quello di garantire un servizio gratuito. E quindi i fumetti non devono per forza essere comprati. Oltre al prestito personale, tra amici, che avviene ovviamente (io li presto ad amici e parenti – perché no?), c’è anche la biblioteca. Vorresti forse togliere i fumetti dalle biblioteche?
Roberta Sacchi
12 Settembre 2016 a 16:39
Bell’articolo!! Con l’impegno di tutti questo settore andrà sempre meglio anche in Italia ne sono sicura!