Dylan Dog #335 Il calvario: quando l’incubo è insuperabile

Dylan Dog #335 Il calvario: quando l’incubo è insuperabile

Dylan ha un figlio a cui dedicare ormai interamente la sua esistenza, ma dovrà fare i conti con le sue ignote origini e la sua malattia sconosciuta. Un incubo struggente di 93 pagine, che sembra durare una vita.

Senza titolo-2Johnny conduce una vita tranquilla: fra giornate di scuola e l’affetto di suo padre Dylan e dello stravagante zio Groucho, sino al giorno buio in cui si ammala improvvisamente e nessun medico è in grado di trovare una soluzione alla sua situazione clinica. Il nostro indagatore si trova ad investigare sulla sconosciuta malattia che affligge il ragazzo, ed al suo inspiegabile legame con la scomparsa di un altro ragazzino di nome Tommy, in tutto e per tutto identico a Johnny.
La trama si snoda mostrando al lettore un “what if”, cosa sarebbe accaduto se Dylan avesse avuto realmente un figlio: ed è da questo punto che incomincia il Calvario dei due protagonisti.

La storia di questo mese riguarda il legame profondo fra un genitore e un figlio, costretti a fronteggiare un ostacolo di fronte a cui sono impotenti.
Si analizza attraverso la malattia anche il rapporto fra Vita e Morte, presentate come due facce della stessa medaglia in cui la concezione comune è tuttavia capovolta: è la vita ad essere più spietata della sua gemella, trattenendo gli uomini in luoghi di dolore e tormentandoli senza tregua.

Nonostante le evidenti contaminazioni da titoli come Mater Morbi, Giovanni Gualdoni riesce a confezionare una storia di rilevante interesse, fra le migliori da molto tempo.
Questo albo pare abituare gradualmente il lettore alla rivoluzione imminente della testata: osserviamo Dylan addirittura frequentare un fast-food assieme a suo figlio, segno che anche l’Indagatore dell’incubo deve fare i conti con l’avanzare dei tempi, abbandonando l’idea di un anacronistico vivere nel passato.
La narrazione si dipana attraverso il climax ascendente di un susseguirsi di tensioni, in cui si guarda alla malattia come a uno dei tanti incubi affrontati dal nostro indagatore, ma che si differenzia tuttavia dagli altri per la sua natura equivoca e traditrice: sovrastandolo come un etereo spettro, senza mostrarsi, insinuandosi in maniera subdola e palesandosi all’improvviso sotto forme paurosamente reali quando è ormai troppo tardi per reagire. Essa è indubbiamente il peggiore di tutti i fantasmi.

Senza titolo-4La descrizione della labirintica realtà ospedaliera è una tematica trattata anche nella produzione di Dino Buzzati, in particolare nel suo Sette Piani, in cui l’avvocato Giuseppe Corte percorre in maniera estremamente problematica le tappe della sua malattia, con una catabasi attraverso i sette piani dell’ospedale, fra l’indifferenza degli infermieri e la totale incapacità di accettare la propria condizione di salute.
Tale incapacità è derivante, in realtà, da un vero e proprio meccanismo di difesa per preservarsi dalla dura realtà: in molti reagiscono ad essa evitando di guardarla, mentre altri si gettano a capofitto nella fede come ultima speranza.
Nulla di tutto ciò riguarda invece il comportamento di Dylan, raffigurato in una scena dissacrante in cui, preso dalla disperazione, corre in chiesa e sembra fissare un crocefisso, per poi inginocchiarsi di fronte alla statua della Morte; un’indifferenza verso il divino che non è di poco conto.

La copertina di questo mese, in cui sono abbandonati i retini pop che avevano contraddistinto le precedenti, e dove Dylan ricopre, forse per la prima volta, un ruolo meramente marginale, è ispirata al romanzo La strada di Cormac McCarthy.
Risultato molto positivo anche per Paolo Martinello alla sua prima prova in bianco e nero sulla testata. Il suo stile graffiante, che ricorda quello di un disegno a carboncino, si adatta fortemente ai toni della serie, ricostruendo ambientazioni lugubri, oscure e opprimenti che lasciano il lettore spaesato; unica pecca le anatomie che alle volte perdono di fedeltà.
Molto interessante l’omaggio alle opere di Maurizio Cattelan raffiguranti gli studenti come entità prive di vita e inchiodate letteralmente con le mani ai banchi.

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Da segnalare alcune sbavature, come la fine dell’ennesima fidanzata di Dylan; le donne della serie sono ormai ridotte a macchiette destinate a una sorte sin troppo prevedibile, ed irrilevanti a livello di trama.
Ultima nota stonata, la scena splatter inserita in coda all’albo che, nonostante sia comunque coerente col resto della storia, risulta davvero fuori luogo, e pare comparire come fosse un must, compromettendo in parte il mood generale del racconto a causa della sua incompatibilità con esso.

Abbiamo parlato di:
Dylan Dog #335 – Il calvario
Giovanni Gualdoni, Paolo Martinello
Sergio Bonelli Editore, luglio 2014
98 pagine, brossurato, b/n – € 3,20
ISBN: 977112158000940335

 

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