Dracula, creato da Bram Stoker nel 1897, è tra i personaggi più popolari della storia della letteratura. A oggi sono centinaia le opere cinematografiche, letterarie e fumettistiche ispirate al conte transilvano, ma pochissime di queste rispecchiano con un certo grado di fedeltà filologica il romanzo dell’irlandese.
Una scarsa aderenza all’originale che ripete, in un certo senso, le libertà inventive rispetto al dato storico prese dallo stesso Stoker, il quale per esigenze narrative attribuì a Vlad III di Valacchia – ispiratore della figura del Conte – delle caratteristiche non rispondenti al vero. Vlad Țepeș era infatti sì un nobile sanguinario, ma di comprovata fede cristiana e aspro nemico dei popoli musulmani, membro della Casa dei Drăculești e figlio di Vlad II Dracul, cavaliere dell’Ordine del Drago, e non un discendente di Attila il re degli Unni.
Stoker piegò la Storia alle regole della finzione letteraria, lasciando che il suo personaggio più noto incarnasse i timori e le inquietudini del suo tempo: l’infiltrazione degli stranieri nella società europea come immigrati, in particolare dei popoli dell’est appartenenti alle culture gitane. Paure di una modernità che lascia adito a non poche considerazioni.
Il Dracula raccontato da Stoker è l’incarnazione del Male, il cui unico scopo è perpetuare il Male stesso e sopravvivere alla Storia con la consapevolezza della propria superiorità. È un personaggio che non lascia alcuno spazio a possibilità interpretative alternative, non aspira alla redenzione o al pentimento, non contempla il concetto di amore.
Poco o nulla di un personaggio di tale carisma – entrato nel mito pur apparendo nel romanzo che ne porta il titolo per pochi momenti, e recitando un esiguo numero di battute – è stato fino a ora rispettato nelle opere successive che lo vedono protagonista o che gli si sono ispirate. Abbiamo ereditato un Dracula spurio, imbarbarito e ridicolizzato, spogliato del suo originale fascino oscuro.
La sceneggiatura di Michele Monteleone – che per la collana I maestri dell’Orrore di Star Comics, curata da Roberto Recchioni, riassume in poco più di 100 tavole l’imponente romanzo di Bram Stoker – compie un’operazione inversa. Come riavvolgendo il nastro della Storia si riavvicina al racconto originale e gli conferisce la giusta dignità.
Estrapolando dallo scritto di Stoker i passaggi salienti, Monteleone lascia inalterato l’espediente dello scambio epistolare e della lettura dei diari dei protagonisti. In questo modo il lettore ripercorre pedissequamente le vicende di Jonathan Harker – protagonista della parte iniziale del libro e primo a incontrare il Conte vampiro e le sue spose nel castello transilvano –, di Mina Murray e Lucy Westenra, degli spasimanti di quest’ultima che un ruolo cardine hanno nello scioglimento della vicenda, e di un altro personaggio rimasto nell’immaginario collettivo, Abraham Van Helsing.
Se l’impianto narrativo non aggiunge nulla di nuovo, dimostrandosi profondamente rispettoso della sua fonte primaria, la fascinazione che deriva da questa nuova riduzione a fumetti di Dracula è sopratutto merito dei disegni firmati da Fabrizio des Dorides.Tre sono gli elementi che colpiscono sin da una prima occhiata: il massiccio uso dei neri, l’originale struttura di alcune tavole, e l’assoluta rispondenza alla descrizioni fisiche dei personaggi principali.
Curiosamente, avevamo già avuto modo di vedere des Dorides, sempre in coppia con Monteleone, alle prese con un vampiro in Battaglia: La figlia del capo. In quell’occasione si era fatto notare per il suo tratto carico, pastoso, quasi tangibile per via dell’infinitesimale cura ai dettagli quando necessaria, come anche alla capacità di rendere con efficaci giochi di luce e ombra l’inquietudine e la tensione del momento.L’ansietà che pervade il romanzo di Stoker con la sfuggente ma costante presenza di Dracula è tradotta perfettamente con la pervasione delle chine sulla tavola, che lascia respiro solo nel finale e nei momenti che vedono protagoniste Mina e Lucy prima della trasformazione di questa in vampiro, ma che per il resto incombe in modo soffocante a far percepire il Male che minaccia i protagonisti. Non a caso gli stessi balloons di cui gli autori si servono per dare voce al Conte presentano il lettering in bianco su fondo nero.
Grazie all’apporto di Monteleone viene inoltre dato pieno risalto a particolari passaggi narrativi, con precise scelte sul piano del disegno e della struttura della tavola che giocano a favore di un positivo giudizio d’insieme. Le numerose inquadrature dall’alto, i più rari e particolareggiati primi piani, il modo in cui lo schema di alcune tavole viene spezzato per dare luogo a un vero e proprio sussulto emotivo nel lettore, contribuiscono a dare al lavoro di des Dorides un notevole rilievo. Meritevoli di uno sguardo più attento la tavola a pagina 14, in cui lo spazio bianco fra le vignette si dispone in un gioco concentrico a formare il motivo delle sbarre della prigione di Harker (il castello del Vampiro), e il momento immediatamente precedente in cui lo specchio da barba dell’uomo si infrange a significare la perdita di speranza del protagonista.
Un valore aggiunto lo offrono le due più evidenti citazioni cinematografiche che il fumetto concede. Nell’ultima vignetta di pagina 19 il giovane avvocato ha appena scritto sotto dettatura del Conte tre lettere postdatate indirizzate alla fidanzata Mina e che sanciscono la sua condanna a morte: des Dorides rappresenta questo momento come una caduta verso l’ignoto che ricorda molto da vicino la locandina originale di Vertigo di Alfred Hitchcock.
Ancora più inequivocabile e significativo il modo in cui il disegnatore rappresenta Van Helsing davanti a casa di una Lucy ormai in procinto di mutare in vampiro: di spalle, con indosso un lungo pastrano, con una valigetta in mano e invaso dalla luce artificiale che proviene dalla casa, se pur speculare rispetto all’originale, si tratta in tutto e per tutto della locandina de L’esorcista di William Friedkin.
Nonostante questo occhio di riguardo verso l’universo cinematografico, des Dorides non si è lasciato influenzare in tal senso nella rappresentazione del conte Dracula, che finalmente non appare intabarrato in un lungo mantello rosso e con in testa una improbabile massa di capelli cotonati come nell’interpretazione di Gary Oldman nel poco fedele film di Coppola. Il Conte vampiro riacquista i tratti somatici pensati da Bram Stoker, si riappropria dei “lunghi baffi bianchi” ed è “vestito di nero dalla testa ai piedi”, con “neppure una nota di colore in tutta la sua persona”. E questa aderenza filologica, lo dicevamo all’inizio, si ritrova in tutti gli altri personaggi.
La collaborazione tra Michele Monteleone e Fabrizio des Dorides ha prodotto un ottimo risultato, sul piano narrativo e grafico, mentre la supervisione di Recchioni trova la sua ragion d’essere anche nell’introduzione da lui scritta e nelle appendici firmate degli autori e corredate da alcuni studi dei personaggi.
Elementi questi che completano un fumetto di semplice concezione ma di meno facile – eppure riuscitissima – realizzazione.
Abbiamo parlato di:
Roberto Recchioni presenta: I maestri dell’Orrore – Dracula
Michele Monteleone, Fabrizio des Dorides
Edizioni Star Comics, ottobre 2015
112 pagine, bianco e nero, brossurato – 15,00 €
ISBN: 9788869203824