Giorgio Cavazzano, veneziano, classe 1947, è uno dei disegnatori di fumetti umoristici più apprezzati in Europa. Inchiostratore per Luciano Capitanio e poi per Romano Scarpa, ha esordito con la prima storia interamente disegnata da lui, Paperino e il singhiozzo a martello, nel 1967. Non limitandosi alle sole storie Disney, Cavazzano ha spaziato nella sua carriera tra i prodotti più disparati, molti dei quali realizzati prima per il mercato francese, e poi approdati in Italia. La sua matita è stata messa a disposizione per la creazione di fumetti Disney, come di genere umoristico non disneyano e di genere realistico.
Da poco raggiunto il traguardo dei suoi primi cinquant’anni di carriera, è stato omaggiato nel libro Giorgio Cavazzano, uomini topi ed eroi di Laura Scarpa (Comicout) e in un documentario, La memoria nei Segni, realizzato attraverso un’operazione di crowdfunding.
Ospite dell’edizione 2015 del BGeek di Bari, lo abbiamo incontrato e intervistato lo scorso 28 giugno.
Com’è stata l’esperienza del farsi raccontare attraverso il documentario La memoria nei Segni?
Non è stato per niente difficile. Ho raccontato ciò che mi veniva in mente e tutto quello che riguarda la mia avventura fumettistica, ma per me si è trattato soprattutto di un momento di abbandono ai ricordi. La memoria dei Segni è un documentario fatto dei segni che hanno inciso la mia vita. È stata un’esperienza davvero piacevole!
È da poco uscito un libro a lei dedicato, Giorgio Cavazzano, uomini topi ed eroi, curato da Laura Scarpa: com’è nato questo progetto? Cosa si devono aspettare i lettori al suo interno?
Laura Scarpa è una cara amica e mi aveva già annunciato da tempo la volontà di realizzare questo libro per i miei cinquant’anni di attività fumettistica. Quando è venuta a casa mia per iniziare a lavorare a questo progetto, le ho messo a disposizione tutte le idee, i ricordi, gli spunti possibili sulla mia attività che potessero interessarle. Tra tutto il materiale che le ho presentato lei ha potuto scegliere liberamente, organizzandosi il lavoro come meglio riteneva opportuno. Per me è stato importante che il libro sia nato con questi presupposti, perché è venuto fuori dalla passione di Laura prima come lettrice e solo secondariamente come curatrice del volume. Ho apprezzato in lei proprio l’autenticità del sentimento che ha messo nella scrittura e che viene fuori chiaramente dal libro.
Le one-pages dedicate a Paperotti, alter ego disneyano di Jovanotti, pubblicate su Topolino #3108 sono sintomo di un suo ritorno a lavorare per la Panini, oppure le “incomprensioni” che l’hanno indotta a interrompere i rapporti con loro non si sono ancora sanate?
Per il momento siamo in una specie di limbo, che però prima o poi dovrà finire. In una situazione di incertezza come questa, può verificarsi un periodo di riavvicinamento ed è questo il motivo per cui sono stato contattato per realizzare queste storie. Tra l’altro mi è molto piaciuta l’idea di poter caricaturare un nuovo personaggio dello spettacolo: quando ascoltavo certi brani di Jovanotti, lo immaginavo sempre come un gabbiano ed è proprio in quelle vesti che poi l’ho rappresentato.
Pensa realizzerà ancora storie senza inchiostrazione come quella pubblicata su Topolino #3000, Pippo e Gambadilegno e… il colpo da 3000?
Se ce ne fosse l’opportunità, certamente! L’ho trovato molto divertente, anche se il mio collaboratore Alessandro Zemolin è stato meno entusiasta della cosa. [ride]
Alcuni giorni fa, sulla pagina Facebook di Leo Ortolani sono comparsi alcuni suoi bozzetti per Il Punitore. C’è qualcosa che bolle in pentola?
Diciamo che bolliva in pentola, perché quello è un progetto rimasto sulla carta. Dopo l’avventura con l’Uomo Ragno Il segreto del vetro, [per i testi di Tito Faraci, n.d.r.], mi era stato chiesto di realizzare altre storie con la Marvel e proposi appunto il Punitore, anche perché all’epoca mio figlio più piccolo si era appassionato al personaggio e a me piacevano molto le ambientazioni delle sue storie. Poi non si è trovato un accordo su alcuni aspetti determinanti del progetto, che è rimasto nel cassetto… ma non è stato affatto cestinato!
In giro ci sono voci secondo cui sarebbe in lavorazione qualche nuovo episodio di Altai & Jonson con Tiziano Sclavi. È solo un pettegolezzo infondato o c’è qualcosa di vero, che magari può anticiparci?
[ride] No, no, si tratta solo di una voce! Ho sentito Tiziano un paio di settimane fa e so per certo che non ha alcuna intenzione di riprendere quelle storie né di passarle a qualche altro sceneggiatore. La cosa ammetto che mi dispiace, ma rispetto la volontà di Tiziano, che è un caro amico e sono certo avrà delle ragioni più che valide per aver deciso in questo senso.
Ringraziamo Giorgio Cavazzano per la sua grande disponibilità e simpatia nel rispondere alle nostre domande.
Intervista realizzata dal vivo il 28 giugno 2015.