Descender: di donne, robot, audaci imprese si canta

Descender: di donne, robot, audaci imprese si canta

“Descender” arriva al suo epilogo. Nel sesto volume i misteri vengono svelati, i conti saldati e le premesse per una nuova storia da raccontare gettate. Jeff Lemire si conferma narratore affidabile, Dustin Nguyen disegnatore raffinato.

Un bambino androide che nasconde dentro di sé il più grande segreto che l’universo abbia mai avuto.
Uno scienziato dalla morale discutibile. Per qualcuno è un genio, per altri è stupido. Probabile sia semplicemente pazzo.
Una confederazione di pianeti sospesa tra ambizioni e guerra.
Un fratello.
Un generale.
Una figlia.
Un numero imprecisato di robot, dal cane ai minatori passando per i Mietitori, unità androidi grandi come pianeti e che hanno il potere di compiere genocidi.

Avvicinata per la voglia di un racconto di fantascienza che sapesse coinvolgere quanto le saghe galattiche di Isaac Asimov, affrontando la lettura di Descender si osserva che i riferimenti alla letteratura di genere sono presenti ma non fondamentali per apprezzare il racconto di Jeff Lemire.

Indubbiamente l’opera mette a proprio agio un amante della fantascienza perché è una saga costruita con la stessa cura dei classici, ma allo stesso tempo accoglie un neofita facendo in modo che possa apprezzarne il valore anche senza avere riferimenti puntuali.

L’autore canadese si conferma abile intessere trame, e raccontare legami. Da questo punto di vista il contesto nel quale immerge le sue storie è importante, ma solo per dare un vestito al tipo di racconto a cui vuol dare vita. Descender, giunta al suo sesto ed ultimo volume non fa eccezione.
La premessa doverosa è che tutto quanto seminato nei precedenti volumi, diventa raccolto negli ultimi capitoli. La sensazione è quella di trovarsi di fronte ad una struttura costruita con estrema cura, ricca di dettagli, di rimandi, ma che non perde la strada maestra neppure per una vignetta.

Descender si chiude in modo organico, lasciando che ciascuno dei personaggi incontrati lungo la saga trovi una sua collocazione, un suo destino e aggiungendo nuovi elementi che proiettano la storia in una nuova dimensione, anche narrativa, che conosceremo sotto il nome di Ascender.

Anche nel sesto volume, come per i precedenti, è fondamentale il ruolo giocato dai flashback. In questo caso, la finestra aperta è su fatti consumati quattro millenni prima, uno sguardo ad un passato lontano per rispondere a molte delle domande proposte nel corso della lettura.

Subito dopo aver svelato alcuni dei misteri più grandi della saga, il racconto prosegue in un crescendo di eventi e colpi di scena che raggiungono l’apice con un finale che spiazza ma che è allo stesso tempo naturale, non un colpo di teatro costruito per essere fine a se stesso, ma diretto effetto di tutta la catena di eventi narrati.

Agevole nell’epopea di Tim-21, l’androide protagonista, ritrovare la suggestione dell’IA che Steven Spielberg ha mutuato dall’ultimo progetto non realizzato di Stanley Kubrick, il sogno delle pecore elettriche di Philip K. Dick, la dialettica tra convivenza e guerra tra uomini e macchine raccontata da Astro boy o Terminator, fino ad arrivare persino al Tecno Nucleo e la guerra contro il genere umano magistralmente raccontata da Dan Simmons in quel capolavoro di genere della tetralogia di Hyperion.

Riferimenti, suggestioni, ispirazioni che però Lemire ha assorbito, digerito e fatto proprie per un racconto corale che assomiglia a tutti e allo stesso tempo resta originale.

Descender apre a riflessioni profonde sull’importanza del retaggio, le differenze tra i due androidi Tim, il 21 e il 22, sono una facile metafora di quello che è il rapporto tra uomini e macchine; un confronto nel quale si confondono i ruoli di creatori e creature, vittime e carnefici. Interessante anche il modo in cui lo sceneggiatore esplora il senso di appartenenza alla famiglia e il rapporto con il diverso, sospeso tra paura e coraggio di accettarlo, coraggio di perdonare persino.

Il cuore dell’intera saga è che tutti i protagonisti, a partire dall’attacco dei Mietitori, rivendicano il proprio diritto alla vendetta; il CGU, i robot del Cablato, il re di Gnish, Andy, il fratello umano di Tim e persino Trivella, robot minatore, che è un vero killer, in un circolo vizioso nel quale tutti hanno diritto ad avere giustizia ma anche a riceverne il giudizio.

Lemire elabora la crescita di ogni protagonista, una dote che è facile ritrovare anche in altri suoi lavori, da Niente da Perdere, un gioiello dai colori lividi e l’anima buia, alla saga famigliare di Royal City, per regalare al lettore personaggi vivi e credibili, con tutte le contraddizioni proprie della natura umana.

Impossibile poi non provare empatia per Trivella, vero eroe shakespeariano, un personaggio pronto al sacrificio non appena comprende che il proprio senso di giustizia binario lo ha reso contemporaneamente giudice e colpevole.
La sua caratterizzazione e la corsa alla redenzione sono probabilmente le pagine di maggiore impatto. Inizialmente lontano dal ruolo dei protagonisti, al robot minatore viene lasciato il tempo di maturare e ritagliarsi uno spazio importante, tanto che non sorprenderebbe ritrovarlo nel cast del prossimo progetto.

All’interno di una struttura tanto elaborata, e a voler cercare una criticità, è facile di tanto in tanto, provare un senso di smarrimento (da questo punto di vista la legenda in calce ai volumi su personaggi e pianeti corre in aiuto) dovuto ai continui salti tra mondi, piani temporali e interazioni, ma è un momento a cui è sufficiente rispondere con pazienza e ricerca, sfogliando i volumi per tornare vuoi per necessità, vuoi per ammirazione, sulle tavole di Dustin Nguyen.

Poco c’è da aggiungere a quanto già detto del lavoro dell’illustratore vietnamita. L’uso degli acquerelli conferisce all’intera opera una dimensione eterea, un calore capace di avvolgere anche il metallo della macchine.

Notevoli i primi piani nei quali lo sfondo perde definizione, grazie al bianco che rende ancora più intense le interazioni. Spesso il movimento viene anteposto all’anatomia con pose che appaiono meno naturali ma allo stesso tempo dinamiche.

Spettacolari invece le pagine siderali, con splash page che racchiudono distanze cosmiche. Il senso di grandezza dei Mietitori poi, che ricordano per potere e distacco il Galactus della Marvel Comics, annichilisce chi li affronta tanto quanto chi si trova ad ammirarli e leggerli.

Grande la cura per definire graficamente mondi e civiltà che assumono forme e colori diverse, persino stili grafici distinti, così come i mondi dell’impero galattico di Asimov avevano identità olfattive uniche.

Tutto questo fa dell’epilogo di Descender un volume all’altezza dei suoi predecessori. Il finale racchiude dramma e poesia capaci di giustificare anche una lunga maratona di lettura: è piacevole infatti ripercorrere l’intera saga prima di chiuderla.

Le pagine conclusive poi aprono a nuove esplorazioni narrative che troveranno definizione nella prossima saga che avrà probabilmente un taglio più fantasy che scientifico. Una nuova sfida da raccogliere.

Abbiamo parlato di:
Descender Vol #6: La guerra della macchine
Jeff Lemire, Dustin Nguyen
Traduzione di Leonardo Favia
Bao Publishing, 2018
152 pagine, cartonato, colori – 18,00 €
ISBN: 9788832731583

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