Davide Barzi e Italo Mattone a Lo Spazio Audace di Lucca Comics 2024

Davide Barzi e Italo Mattone a Lo Spazio Audace di Lucca Comics 2024

A Lucca Comics abbiamo intervistato Davide Barzi e Italo Mattone per la serie a fumetti Don Camillo, edita da ReNoir.

Lo Spazio Audace LogoDavide Barzi e Italo Mattone, sceneggiatore e disegnatore della serie a fumetti Don Camillo giunta al ventitreesimo volume, sono stati ospiti di Lo Spazio Audace – Vignette e caffè a Lucca Comics & Games 2024.

Davide, Italo, benvenuti! Siamo al Don Camillo numero XXIII. Il successo di questa serie è palese ed evidenzia il potenziale assoluto delle storie di Guareschi. La prima risale al 1948, Mondo Piccolo. Secondo voi qual è il motivo per cui, ancora oggi, queste storie funzionano così bene?
Davide: Cito sempre una frase di Tolstoi. “Se vuoi raccontare una storia universale devi raccontare del tuo paese”. Guareschi ha fatto suo questo pensiero ed è riuscito, parlando di quella che lui chiamava “questa fettaccia di terra tra Parma e Piacenza”, a raccontare una storia che ha fatto di lui lo scrittore italiano più tradotto al mondo dopo Collodi. Al di là dei luoghi, la Cina, dove Guareschi non è arrivato per motivi politici, è ovunque. Per raccontarvi un aneddoto freschissimo, allo stand Renoir un’autrice coreana, e tutto lo staff che la accompagna, è impazzita nel vedere che c’erano i fumetti di Don Camillo. Non a caso noi pubblichiamo, oltre che l’edizioni italiana, quella tedesca, francese e… in Corea del Sud. Io non so quanti fumetti italiani arrivino in Corea del Sud! Ovviamente non è merito nostro, noi siamo sulle spalle di questo gigante che è Guareschi. Vi capitasse mai di andare in quel posto meraviglioso che è Roncoleverdi, la casa museo Guareschi, vi trovereste al primo piano davanti a una enorme parete fatta tutta delle edizioni estere di Don Camillo e dei libri di Guareschi anche in lingue che io non sapevo neanche esistessero e in paesi di cui non conoscevo l’esistenza.
Italo: Sì, io credo che la potenzialità, il fascino di queste storie sia che raccontano principalmente del nostro paese. Un paese che da un lato non esiste più ma dall’altro ci riconduce a dei ricordi, a delle situazioni legate naturalmente anche alla parte cinematografica. E secondo me è importante perché descrive, anche in quello che è un conflitto tra due estremi, come si può convivere in questo conflitto, anche con rispetto e affetto tra le due parti, cosa che gioverebbe molto in quest’epoca e nella nostra Italia. Barzi Mattone

Hai parlato di un paese che non c’è più, quanto è difficile disegnarlo?
Italo
: Tecnicamente è difficile e facile, come tutte le cose. Per noi disegnatori l’importante è una buona ricerca delle reference, delle ambientazioni e delle atmosfere di un’epoca. Fatta questa ricerca il lavoro viene da sé e non c’è un’epoca più facile di un’altra. Per Don Camillo parliamo comunque di un’epoca vicina, le reference ci sono, si può guardare un film e quindi entri anche in quell’atmosfera. Non è così difficile.
Davide: Aggiungo un elemento che considero chiave e agevola di molto il nostro lavoro. È il meraviglioso rapporto che è stato costruito negli anni con gli eredi di Giovannino Guareschi. Quindi su ogni dubbio, su ogni aspetto, che siano i vestiti, la flora, la fauna, qualsiasi aspetto storico, sociale, estetico, noi possiamo andare da Alberto, il figlio di Giovannino, e chiedere le cose più strampalate. Lui ce le trova, i bicchieri, le tovaglie, i complementi d’arredo… È capitato per il numero 6, per una storia in cui Peppone e gli altri Rossi scoprono che un compagno si è imborghesito perché si è fatto il bagno in casa, cosa che nell’età del dopoguerra non era così automatica. Allora noi siamo andati da Alberto e gli abbiamo chiesto, con rispetto, se per caso sapeva trovarci un “cesso” del 1952. E lui aveva le reference anche di quello, per cui è tutto assolutamente comprovato!

Al di là della sceneggiatura c’è un team di disegnatori, oltre a Italo, abbastanza ampio. Quanto è complicato muoversi in un lavoro così tanto corale?
Davide: È sicuramente un tipo di lavoro che porta via tempo. Abbiamo la fortuna di avere una periodicità abbastanza rilassata che ci consente di curare ogni dettaglio e di avere una sorta di struttura a porte girevoli. Abbiamo chiaramente i disegnatori con già un “nome”, come Italo, altri sono arrivati all’inizio della carriera e avevano tempo per noi, poi sono andati, tornati con maggiore know how
In parallelo facciamo scouting, vediamo dei disegnatori nuovi, per allargare lo staff che è a “fisarmonica”. Ci sono stati momenti in cui ci siamo trovati con uno o due disegnatori e altri in cui non avevamo neanche sceneggiature per tutti. Il lavoro più grosso è la fase iniziale in cui devono entrare nel mood. Gente che magari per questioni anagrafiche non ha visto i film, gente che per questioni geografiche, è il caso per esempio di Italo, non ce l’hanno sotto casa quelle cose da vedere. Perché in realtà il Mondo Piccolo di Guareschi, in una discreta parte, è rimasto oggi abbastanza uguale a com’era per cui, per noi che stiamo tra la Lombardia e l’Emilia, vale quello che Alberto chiama “il viaggio sentimentale”. Li si prende una volta, li si porta lì, si beve il Lambrusco, si mangia il culatello, si respirano le zone, si respirano gli spazi.
Italo: È una bellissima esperienza!
Davide: Infatti la faccio spesso anche se non ne ho più bisogno! In realtà però io sono di là del Po e allora ogni tanto dico a mia moglie “vado a recuperare documentazione”… Si tratta di entrare in quel mood, capire cosa funziona e che cosa no. Chiaramente negli anni abbiamo accumulato tonnellate di reference. Quelle per storie specifiche le vediamo di volta in volta insieme al disegnatore ma ormai tutto quello che è macchine agricole, animali e quant’altro è coperto da una mole di documentazione importante. Tanto che l’approccio di un disegnatore nuovo di solito è abbastanza di confusione,  per la marea infinita di roba che si trova davanti.

Dc23 Cover
Copertina di Elena Pianta

Davide quanto sei fedele, nel lavoro di adattamento e poi di sceneggiatura, al racconto originale di Guareschi. Ed è necessario adeguare il linguaggio per modernizzarlo?
Davide: Secondo me Guareschi è uno scrittore che non è invecchiato di un giorno, quindi non ha bisogno di essere modernizzato. La sua lingua, la sua freschezza e in particolare la sua capacità di costruzione dei dialoghi è ancora oggi una scuola per chiunque scriva. L’unica cosa che mi capita di fare alle volte è lavorare qui e là, con fatica, di sintesi, ma perché il linguaggio del fumetto ha bisogno di privilegiare la parte estetica. Quindi tutta la parte che è meramente dialogica ha bisogno di essere messa in tavole che abbiano comunque un equilibrio e dove non ci sia una valanga di testo. Il tema è più di equilibrio estetico che non di necessità di modernizzazione.
Quanto alla fedeltà, interfacciarsi spesso con la famiglia aiuta a entrare nella testa dell’autore e quindi penso che io e Giovannino ci siamo abbastanza capiti, dopo 13 anni che ho l’onore di lavorare sui suoi testi. È chiaro che lavoriamo su un altro linguaggio, quindi anche la famiglia è perfettamente cosciente del fatto che ci sono cose che funzionano perfettamente in prosa ma che riportate tali e quali sulla tavola non farebbero un favore al testo originale e vanno per forza di cose rimodulate. In tal senso ci è capitato anche di trovare delle soluzioni estreme. Ci è capitato di avere delle tavole fatte alla Sergio Tofano. È capitato di fare delle storie dove Don Camillo e Peppone diventano delle marionette azionate da Don Camillo e Peppone, questo in virtù del fatto che la storia originale era una piece teatrale fatta e finita, non c’era nessuna descrizione, solo dialogo.
Italo: Per esempio delle tavole alla Gianni De Luca… c’è anche molta varietà nel formato, molta flessibilità, non c’è mai rigidità. Le tavole hanno il loro formato, hanno il loro linguaggio però ci sono anche dei cambiamenti, ogni tanto, che fanno diventare il racconto molto interessante, ad esempio nello stile del disegno che non è iper realistico però non è grottesco, non è cartonesco. È un mix delle cose che lo rende in realtà stimolante per il disegnatore e divertente per il lettore.
Davide: Noi abbiamo un’esigenza di base che è quella della chiarezza espositiva, in virtù del fatto che la nostra testata si rivolge in discreta parte a lettori non abituali di fumetti. Per cui Don Camillo è proprio, lo vediamo anche in questi giorni allo stand, una meravigliosa idea a regalo, è proprio un super classico. Andiamo in mano a persone che non leggono fumetti, che ha visto i film, magari ha letto i racconti, che vuole ritrovare quel sapore lì ma che non è abituato ai codici. Se si fa una cosa troppo complicata, dall’altra parte non arriva e quindi vogliamo chiarezza espositiva. La griglia della tavola è quella franco belga classica, per quanto noi lavoriamo in stile realistico è la griglia di Asterix, sono le quattro strisce regolari eccetera. Al suo interno ogni tanto ci concediamo il guizzo, ma è sempre stato approvato perché operiamo nel rispetto del testo originale. Alberto, anche lui appassionato di fumetti, non ci ha mai detto “è troppo”.

Padre Brown 2 Cover
Copertina di Werner Maresta

Qui a Lucca presentate varie opere, ad esempio l’altra serie dedicata a Padre Brown che è un lavoro del tutto diverso.
Davide
: Dirò una cosa forse estrema, ma Italo può tranquillamente sbertucciarmi. Padre Brown potrebbe essere l’anello di congiunzione tra il lavoro su Don Camillo, che è la prima cosa che abbiamo fatto assieme, e quello su Martin Mystère, che è la storia più lunga a cui noi abbiamo mai lavorato. Sono storie tendenzialmente più lunghe ed elaborate di quelle di Guareschi, che sono spesso storie di situazione dove ci sono due o tre personaggi e ruota tutto intorno a una vicenda minimale. Qui invece c’è la struttura della detective story. Quindi c’è l’indagine e sono spesso storie corali di una trentina di tavole con tantissimi personaggi che vanno tutti estremamente caratterizzati per evitare di perderli nella vicenda. E poi c’è il contesto storico. Diciamo che io lavoro di preferenza sulle cose che conosco, per cui il 70% delle mie storie sono ambientate in Italia perché mi piace andare nei luoghi, visitarli, conoscerli e riproporli. Qui invece siamo in Inghilterra, anche se ho barato qui e là. Sono andato a vedermi una villa in Brianza che mi fa da base per una storia ambientata idealmente in una villa francese. Però qui c’è maggiore libertà rispetto a Don Camillo e credo ci siamo divertiti molto a fare cose che mettono insieme il teatro, la musica, i canoni della detective story… c’è veramente uno zibaldone di roba e non so come abbiamo fatto a tenere tutto assieme.
Italo: Concordo. Ora vado nel personale, il sapore e il mood di questa storia mi ha divertito di più anche rispetto a Don Camillo. In Padre Brown c’è una detective story, c’è un crimine all’interno, c’è un’atmosfera un po’ più nera rispetto a Don Camillo, simile a quella della doppia storia di Martin Mystère alla quale abbiamo lavorato insieme. Niente di trascendentale naturalmente, c’è però un villaine molto affascinante e anche se nel linguaggio, nella tavola, si usano sempre le quattro strisce, sfruttiamo ad esempio degli insert panel all’interno, oppure c’è una doppia splash gigantesca con un numero di vignette assurdo. Questo è stato veramente molto divertente ed è stato, per ricollegarmi alla domanda di prima, un lavoro più impegnativo. Perché è ambientato a fine Ottocento, ci sono una villa, innumerevoli personaggi, come diceva Davide il mistero, la detective story, il circo perché ci sono le maschere. Insomma, un mix di cose molto affascinanti.

Vi sentite più Peppone o Don Camillo?
Italo
: Peppone! Perché i miei valori rappresentano tutto quello che è l’opposto di Don Camillo (ride).
Davide: Per la par condicio forse dovrei dire Don Camillo… ma per gli stessi motivi di Italo vi portate a casa due Peppone!

Davide, Italo, grazie per la disponibilità!

Intervista realizzata l’1 novembre 2024 a Lucca Comics & Games.

BIOGRAFIE

Davide Barzi, milanese classe 1972, è scrittore e sceneggiatore di fumetti ma anche saggista. Tra i suoi libri spicca Le Regine del Terrore, biografia delle sorelle Giussani creatrici di Diaboli – che viene oggi riproposto da Cosmo/Nona Arte in una nuova versione riveduta e ampliata -, Carta Canta – I fumetti nella musica, la musica nel fumetto (Ed. Cartoon Club), realizzato con Stefano Gorla e Paolo Guiducci, che nel 2003 ha vinto il premio Franco Fossati come miglior saggio italiano sul fumetto.
In campo fumettistico, con il disegnatore Oskar ha ideato il parodistico No Name (premio Pierlambicchi e speciale riconoscimento per la migliore storia umoristica), Ernesto, protagonista di una striscia pubblicata a lungo sulla rivista Focus Giochi, e tavole umoristiche autoconclusive per la casa editrice belga Joker Editions. Sempre per quest’ultima e sempre in coppia con Oskar, realizza la serie comica 
Les Sixties.
Tra il 2007 e il 2008 scrive anche molte storie dei personaggi Warner Bros per la testata G Baby e, nel 2009, è curatore della prima esposizione, dopo quasi cinquant’anni, delle primissime tavole di Diabolik (Gino Marchesi – L’uomo che diede un volto a Eva Kant). È stato il curatore della testata dedicata a Garfield delle edizioni if.
È autore di G&G, romanzo a fumetti dedicato a Giorgio Gaber, disegnato da Sergio Gerasi, che ha generato uno spettacolo sinora rappresentato in oltre venti date in Italia e all’estero. Per ReNoir Comics, dal 2011 cura la serie a fumetti dedicata a 
Don Camillo, dal 2012 pubblicato anche come collaterale del quotidiano La Gazzetta di Parma e dal 2013 tradotta anche in Germania. Nel 2013 esordisce in Sergio Bonelli Editore su Nathan Never con la storia Ali d’acciaio, pubblicata sul numero 265 della serie mensile dell’Agente Alfa. 

Italo Mattone Nasce a Napoli il 5 Marzo 1977. Nel 2005 inizia a collaborare con l’Eura Editoriale, per la quale realizza storie brevi per Lancio Story e Skorpio e il n.5 della serie “Detective Dante”.
Nel 2008 inizia la sua collaborazione con la Sergio Bonelli Editore nello staff della serie “Julia”,  realizzando 2 numeri. In contemporanea collabora con la ReNoir Comics per “Don Camillo a fumetti”, realizzando diversi volumi.
Nel 2011 entra nello staff della serie “Saguaro” per Sergio Bonelli, realizzando tre numeri.
Nel 2017 esce con un episodio di “Agenzia Alfa” ed attualmente è al lavoro ad una nuova miniserie in uscita nel 2018 sempre per Bonelli Editore.

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